Inghilterra, epoca vittoriana. Dopo ore di ricerche un cadavere straziato viene finalmente ritrovato dagli investigatori. Il corpo presenta numerose ferite da rasoio, la più profonda – inferta alla gola – lo ha quasi decapitato. Un caso che segnerà irrimediabilmente la società dell’epoca, ispirerà scrittori del calibro di Dickens, e che porterà a interrogarsi profondamente sul segreto della confessione.
Il corpo però non è quello di una prostituta, come ci si potrebbe aspettare, e l’omicida non è il terribile Jack the Ripper. La vittima infatti è un bambino di quasi quattro anni, Francis “Saville” Kent.
Ok, credo sia meglio fare qualche passo indietro.
Constance Emily Kent nacque il 6 febbraio 1844, figlia di Samuel Saville Kent, un ispettore industriale appartenente al ceto medio alto, e Mary Ann Kent.
La loro residenza, Road Hill House, sorgeva nel Wiltshire. In quel luogo Constance passò i primi anni della sua vita accudita da numerose tate, tra cui Mary Drewe Pratt. Lei e i numerosi fratelli ebbero un’infanzia tutto sommato normale e semplice.
Il padre però non era proprio un uomo fedele alla moglie, le sue scappatelle erano infatti note e conosciute in tutto il paese. Nessuna sorpresa quindi che stantuffasse intrattenesse una relazione extraconiugale con la tata dei sui figli, .
Nel 1852 la madre di Constance, Mary, si sentì male, si ammalò e morì. Mentre la moglie giaceva ancora nel suo letto di morte, il padre veniva cavalcato consolato dalla tata.
Poco tempo dopo i due si sposarono e dalla loro unione nacque il piccolo Francis Kent. In seguito alla nascita di Francis, Constance si avvicinò sempre più al fratello minore, William.
Un rapporto costruito sul reciproco odio verso il padre e il fratellastro, ora al centro delle attenzioni del genitore.
Il delitto
Il tempo scorse abbastanza placido sino alla fatidica notte del 29 giugno 1860. A Road Hill House vivevano 9 persone, incluso il personale. La notte dell’omicidio del giovane Francis Kent erano tutte presenti in casa.
Le testimonianze riportano che fu una delle tate, svegliatasi alle 5 di mattina, la prima ad accorgersi della scomparsa di Francis. Tre ore dopo partì una ricerca estesa in tutta la tenuta. Una ricerca che terminò nel peggiore dei modi: il piccolo Francis fu trovato in una delle latrine degli inservienti situata in giardino.
Il suo corpo era straziato di ferite da taglio provocate da un rasoio, la gola tagliata talmente in profondità che solo un sottile lembo di pelle teneva la testa attaccata al corpo. Il cadavere era avvolto in una coperta, e il piccolo indossava ancora gli abiti da notte.
Le indagini
Intervenne immediatamente la polizia locale capitanata dal sovrintendente Foley. L’ispettore puntò subito tutte le sue attenzioni sulla tata di Francis, Elizabeth Gough, che al tempo dell’omicidio dormiva nella stessa camera del bambino.
L’idea che l’ispettore si fece era di un crimine di origine sessuale.
Il bambino fu presumibilmente svegliato dai rumori provocati da un rapporto sessuale tra la tata e un amante, probabilmente il padre, che nella rabbia del coito interrotto lo avrebbe violentemente ucciso.
Ripresosi dallo shock dell’infanticidio il padre avrebbe poi aperto la finestra per simulare l’intrusione di un estraneo, e solo successivamente avrebbe portato il corpo nella latrina.
Durante l’ispezione preliminare della dimora l’ispettore Foley trovò una camicia da notte, pesantemente intrisa di sangue, nascosta all’interno di un camino. Da quel ritrovamento nacque l’idea di attirare in trappola l’assassino.
L’indumento fu lasciato dove si trovava, nella speranza che l’omicida tornasse sul luogo del delitto per recuperare la prova cruciale del delitto. Foley mise di guardia due agenti che misteriosamente rimasero chiusi in cucina per quelli che si dimostrarono essere minuti cruciali. Al loro arrivo la camicia da notte era sparita nel nulla. Non venne mai ritrovata.
Foley nascose l’accaduto insabbiando tutto, persino il ritrovamento della camicia da notte.
Le indagini sembrava non portassero da nessuna parte e il clamore dell’opinione pubblica non si fece attendere a lungo, così il magistrato locale chiese a gran voce l’intervento di un esperto inviato da Londra, il detective Jack Whicher.
Il principe dei detective
Jack Whicher, descritto dai colleghi come il “principe dei detective”, fu uno degli ispettori di maggior successo della sua epoca. La sua figura ispirò molti scrittori, tra cui Charles Dickens. L’editore dello stesso Dickens lo definì “l’uomo dei misteri”. Whicher fu anche uno degli incaricati che diede la caccia ai rivoluzionari dietro il tentato omicidio di Napoleone III.
Certamente non l’ultimo degli stupidi, ben conscio che al suo arrivo a Road Hill House tutti gli occhi della nazione sarebbero stati puntati su di lui.
Whicher focalizzò subito le sue indagini sulla giovane Constance Kent, la sorellastra di Francis. La scomparsa della camicia da notte della sedicenne mise immediatamente in allerta il suo senso di ragno intuito di detective.
Convinse il magistrato a fare arrestare la ragazza e a rilasciare la tata, Elizabeth. Il tempo però non era dalla sua parte, il magistrato infatti gli concesse solo sette giorni per istruire il caso.
Inutile dirlo, Whicher fallì.
L’opinione pubblica era diventata sempre più pressante, indignata dall’arresto di una sedicenne di buona famiglia. La camicia da notte intrisa di sangue, la prova chiave dell’omicidio, era scomparsa nel nulla. Incredibilmente l’ispettore Foley non disse mai a Whicher quello che accadde durante le fasi preliminari della sua indagine.
Constance Kent venne rilasciata, l’ispettore Whicher tornò a Londra sconfitto. Una macchia sulla sua reputazione impeccabile che riuscì a pulire solo anni dopo.
La confessione e l’arresto
Tre anni dopo il delitto Constance Kent si ritirò nella “St. Mary’s home for religious ladies”.
Fu li che all’età di 21 anni confessò l’omicidio del fratellastro al reverendo Arthur Wagner. Insieme entrarono nella stazione di polizia; era il giorno 26 aprile dell’anno 1865.
Costance fornì agli ispettori alcuni dei dettagli dell’omicidio, mentre il reverendo Wagner mantenne sempre il suo silenzio. Il sacramento della confessione non poteva essere in nessun modo infranto.
L’efferatezza del delitto spinse in molti a chiedersi quanto fosse vincolante il sacramento della confessione e il pubblico magistrato impose più volte al reverendo Wagner di esporre tutto quello che Constance gli aveva confessato.
Nella camera dei Lord, Lord Westbury, il Lord Cancelliere, disse:
…there can be no doubt that in a suit or criminal proceeding a clergyman of the Church of England is not privileged so as to decline to answer a question which is put to him for the purposes of justice, on the ground that his answer would reveal something that he had known in confession.
He is compelled to answer such a question, and the law of England does not even extend the privilege of refusing to answer to Roman Catholic clergymen in dealing with a person of their own persuasion.
Molti non credettero alla confessione di Constance, pensando che stesse proteggendo qualcuno. Forse l’omicidio del fratellastro era stato davvero compiuto dal padre, forse il delitto era stato perpetrato dal fratello William, magari da entrambi.
Constance Kent fu condannata a morte, ma vista la sua giovane età al tempo dell’omicidio la pena fu commutata in vent’anni di carcere.
Gli ultimi anni
Nel 1885, all’età di 41 anni, Constance Kent venne rilasciata. Un anno dopo emigrò insieme al fratello William in Australia. Li cambiò nome in Ruth Emilie Kaye e svolse numerosi lavori come infermiera, tutrice e insegnante. Morì a Sydney il 10 aprile 1944, all’età di 100 anni.
Il vero movente dell’omicidio rimane tutt’oggi un mistero.
- Constance Kent (wikipedia.en)
- Jack Whicher (wikipedia.en)
- Constance Kent (murderpedia.org)
- True-Lit-Hist-Myst (nytimes.com)
NdItomi
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