Cosa accomuna il film tratto dalla serie Veronica Mars e una lampada per bambini alimentata da batteri luminescenti? In apparenza nulla, ma entrambe non sarebbero state possibili senza il contributo di migliaia di persone che credevano nell’idea.
Sia il film che la lampada, infatti, sono stati finanziati grazie al crowdfunding, un sistema di raccolta fondi che negli ultimi anni è diventato sempre più popolare.
Si tratta semplicemente di una colletta via internet, con siti specializzati (Kickstarter e Indiegogo tra i più popolari) che ospitano l’appello dei creatori e gestiscono il trasferimento digitale dei fondi in cambio di una piccola percentuale.
Ogni sostenitore può decidere quanto contribuire, anche in base alla tabella delle ricompense inclusa nella pagina: se un contributo di dieci euro dà diritto a una copia digitale del film, uno di 1000 comprende un invito alla prima con il cast.
La campagna indica la cifra a cui punta, ma non c’è un limite massimo e spesso i creatori della campagna aggiungono una lista di “stretch goals”, dettagliando come verranno utilizzati i soldi in più.
Il crowdfunding è particolarmente popolare tra autori e registi, dato che permette di aggirare il meccanismo dei grandi studios e testare immediatamente l’interesse del pubblico per il prodotto, tanto che alcuni commentatori ne hanno parlato come di una “rivoluzione democratica” nel mondo dello spettacolo; un sistema in cui è il pubblico e non i produttori a decidere quali film vengono realizzati.
Non è però questo il caso: gli straordinari risultati del film di Veronica Mars (Più di cinque milioni di dollari, quasi il triplo della somma a cui puntavano) o del trio comico Rifftrax sono stati resi possibili dal fatto che entrambi avevano una nutrita comunità di fan già esistente che si è mobilitata per diffondere l’appello.
Molti altri aspiranti non hanno questo supporto ed è per loro difficile far notare il proprio progetto tra le migliaia di altri che affollano i siti di crowdfunding, tanto che alcuni chiedono dei criteri di ammissione più restrittivi per le campagne, in modo da escludere i “professionisti”.
Zach Braff, indimenticata star di Scrubs, ha recentemente attirato polemiche per aver parzialmente finanziato il suo Wish I Was Here su Kickstarter; raccogliendo due milioni e mezzo di dollari prima che subentrasse la Worldview Entertainment con altri sette milioni e mezzo, di fatto rendendo irrilevante il contributo dei fan.
In Italia il modello fatica ad affermarsi, in parte per la diffidenza verso i trasferimenti elettronici di denaro.
Un esempio è il caso di “F*ck the Zombies!”, una webseries in lingua inglese ma creata dagli italianissimi Daniele Barbiero, Gianluca Conca e da me, Luca Nicolai; tre studenti di cinema che dopo aver prodotto a proprie spese un trailer da mettere sulla propria pagina Indiegogo si sono trovati di fronte alla difficoltà del farsi conoscere.
Il crowdfunding è un sistema potenzialmente rivoluzionario, ma dipende ancora dalla visibilità e il nostro progetto non ne ha ancora abbastanza.
I 3500 euro che ci servono per girare un pilota sembrano niente in confronto ai due milioni chiesti da Rob Thomas per Veronica Mars, ma non è comunque detto che ce la faremo.
La mia speranza sarebbe di avere 3500 contribuzioni da un euro, vorrebbe dire che la nostra idea sta emergendo dalla massa, che quando la serie uscirà avremo già un pubblico.
La ricerca di visibilità ci ha portato a tentare vari approcci, dal truccarsi da zombie e fermare passanti in cerca di qualche moneta allo scrivere questo articolo; ma malgrado questi problemi il modello del crowdsourcing mantiene il suo enorme potenziale.
Si tratta di un mercato a sé stante, un sistema competitivo con le sue nuove regole, con cui ognuno di noi dovrebbe familiarizzarsi. La prossima idea rivoluzionaria potrebbe iniziare proprio lì.
E voi che ne pensate del crowdfunding? Lo avete mai provato per un vostro progetto? come è andata? che problemi avete avuto?
Raccontatecelo nei commenti.