Giancarlo Falappa è il leader di un’epoca, tanto sfortunato quanto leggendario. Campione sia in pista che fuori e, soprattutto, una persona semplice che puoi avvicinare tranquillamente ad un qualsiasi raduno Ducati.
Sempre pronto a scambiare due parole, firmarti qualsiasi cosa col suo immancabile indelebile dorato o scattare foto.
Un eroe per gli appassionati, anche perché si è fatto da solo: non come i “soliti” campioni che vengono messi sulle moto ancora in fasce da genitori danarosi.
Era uno di quei piloti da tutto o niente, tanto che ci sono moltissimi episodi al limite dell’incredibile nonostante una purtroppo breve carriera.
Quando dico incredibile, intendo davvero incredibile, roba che anche i testimoni oculari hanno difficoltà a farsi credere quando la raccontano.
Qualcosa si vede su internet, ma pochissima roba.
Telemontecarlo ha perso tutte le cassette e si aggiunge che siamo in una nazione stupida.
Se vai da un ragazzino e gli chiedi chi conosce ti dirà -Valentino Rossi! Non c’è cultura, ma se vai in Inghilterra è un re assoluto!
Solo comprendendo e conoscendo pazzi come lui puoi capire il presente e anche il futuro. Ma non è colpa dei ragazzi, è colpa dei miei colleghi, perché se apri un giornale ci sono sei pagine su Valentino Rossi.
Ma perché non fare una mezza pagina su quegli uomini che hanno fatto la storia del motociclismo? In Italia abbiamo avuto cento uomini che hanno fatto la storia delle moto, onoriamoli!
Cazzo, in Inghilterra ci sono poche piste, moto non ne parliamo a parte Triumph, BSA e Norton.
In Italia abbiamo i nome veri come Aprila, Ducati, Benelli, Bimota (ecc), le piste più belle del mondo, tutte le squadre sono qui… non c’è cultura, manca il rispetto di andare a cercare, studiare!
Ma andiamo con ordine.
Gli esordi
Falappa inizia a correre nel motocross, contro il volere della famiglia vincendo in scioltezza il campionato cadetti nonostante una moto non competitiva, e passa quindi tra i senior sempre con l’artigianale Villa.
Già agli esordi Giancarlo comincia a farsi conoscere: durante una competizione mondiale, quando il polverone della partenza si dirada a terra si vedono Falappa e i suoi due compagni di squadra.
Giancarlo prende su una moto e parte, nonostante gli avversari siano già a fine pista.
Al termine del primo giro il nostro eroe è ultimo, al terzo è quindicesimo e conclude la gara con un ottima sesta posizione.
Ah, quasi dimenticavo, ha corso tutta la gara con una moto non sua.
Nella foga della partenza infatti ha preso per sbaglio la moto di un suo compagno di squadra.
Il campionato Sport Production
Nonostante tutte le imprese nessuno gli offre una moto competitiva ed allora, complici anche i suoi amici che lo avevano sfidato dicendogli che in pista non sarebbe riuscito a far risultati, comprò di tasca sua una Suzuki GSX-R 1100 pagandola 2 milioni in contanti e 8 in cambiali per provare a correre nel campionato italiano SP.
Ovviamente vinse le 4 selettive con la sua Suzuki e la Bimota gli propose di partecipare alle ultime 3 finali con la yb4 750ie promettendogli, in caso di vittoria di assumerlo come operaio e come pilota ufficiale.
Ormai la vittoria era a portata di mano, e se fosse riuscito a trionfare avrebbe avuto un posto nel mondiale SBK l’anno successivo.
Il Leone cade nel giro di ricognizione, rompendo la pedana del cambio.
Parte comunque, infrangendo il record della pista, ed era ampiamente in vantaggio quando circa a metà gara vola via dalla sella, ma il suo antagonista, forse preso dall’emozione lo segue a ruota, regalando quindi promozione e titolo a Giancarlo Falappa.
Il mondiale
l’ex crossista, con “addirittura” sei gare di velocità debutta nel mondiale nel 1989 come gregario del ben più famoso Fabio Biliotti.
Bilotti, ignaro di che diavolo si era ritrovato nel team, smise di correre dopo che Falappa conquistò pole e vittoria al suo esordio.
La Bimota chiamò quindi Mike Baldwin per affiancare il Leone in Francia.
Baldwin si dimostrò velocissimo e in bagarre con il marchigiano, sul rettilineo si scontrarono ripetutamente, finché una botta più forte delle altre a 3 giri dalla fine lo fa desistere.
Si toccarono con i semimanubri, realizzati in titanio. Con l’ultima botta il semimanubrio sinistro di Falappa si ruppe, e lui vinse la gara con una mano appoggiata sulla forcella.
I meccanici ancora ridono quando pensano alla faccia del Leone quando urlò:
Cambiatemi il manubrio prima del parco chiuso, sennò me squalificano!
Vinse un altro paio di gare, chiudendo la sua stagione d’esordio con un sesto posto e cominciando a mostrare al pubblico la sua specialità, le impennate in piedi sulle pedane dopo le vittorie.
Non dimentichiamoci che, come se non bastasse, lavorava ancora come operaio, guidava il camion con le moto: le caricava e scaricava in giro per l’Europa. Era il 1989.
La Ducati e la fine della carriera
È il 1990. Il team manager della Ducati Marco Lucchinelli sta andando a Misano e viaggia a circa 180 km/h in autostrada quando un folle gli apre la portiera destra e lo saluta, per poi sparire impennando.
Era Falappa che collaudava la Bimota per l’anno successivo.
Si ferma e Lucchinelli urla:
“Falappa ma sei scemo!?”
“Dai Marco, stavo solo scherzando” :D
Falappa firmò quell’anno con Ducati.
Al debutto, per mettere le cose in chiaro da subito, vince le prime tre gare in sella alla sua 851. Alla sesta gara, in Austria durante le prove ufficiali del sabato, nonostante avesse già il secondo miglior tempo, a 5 minuti dalla fine scende nuovamente in pista.
Durante quell’ultimo giro per guadagnare la pole position Falappa entra in un curvone a 270 km/h e per evitare un altro pilota che andava molto lento in traiettoria e si schianta contro il guard rail, uscendone con 27 fratture e recisione dell’arteria femorale, con conseguente perdita di due litri di sangue e il coma.
Dopo 12 giorni si risveglia, con Lucchinelli e l’amico e cronista Di Pillo al capezzale.
Forse è stato a questo punto che l’amore per la Ducati è diventato indissolubile. Lucchinelli infatti, nonostante la gravità delle sue ferite, gli disse:
Oh Giancarlo, vedi che per il prossimo anno continui a correre con noi
Contro il volere dei dottori, contro il suo stesso corpo (il braccio sinistro ancora lo alza poco) e la gamba sinistra che non riusciva a flettere, torna a vincere e a incantare le piste.
Alla prima gara, sul bagnato al Mugello, è primo con oltre un minuto di distacco dal secondo, ma è costretto al ritiro a causa di una rottura.
Finirà la stagione undicesimo.
L’anno dopo concluderà quarto in classifica mondiale, vincendo ben 7 gare, ed entrambe le manches del circuito austriaco dove aveva avuto l’incidente due anni prima.
Correva l’anno 1993 e il Leone era in coppia con un certo Fogarty, team manager Roche.
La prima gara è in Inghilterra su un circuito nuovo, che quindi conoscevano solo gli inglesi. Ovviamente, essendo in Inghilterra, piove.
Il Leone però non ha paura dell’acqua, anzi. È talmente veloce sul bagnato da riuscire a doppiare il settimo classificato e fare tutto l’ultimo giro impennando in piedi sulle pedane.
Quell’anno vince 8 gare ma a causa di contrasti col team perde la testa della classifica e finisce quinto nella classifica mondiale.
Nel 1994, dopo tutte le rogne avute con la Ducati, per Falappa fioccano le proposte, anche dalla Honda con il team Castrol.
Ma Giancarlo ama la casa di Borgo Panigale, quindi, allontanatosi dal team francese, entra, insieme a Fogarty, nel team Ducati-Ferrari.
Quell’anno pilota e sviluppa quella che è poi diventata la serie perfetta, la Ducati 916.
La gara di Misano il 26 maggio 1994 è l’ultima gara disputata dal Leone di Jesi, dove grazie ad un secondo posto in gara 1 e una vittoria in gara 2 si guada il secondo posto in classifica mondiale.
Subito dopo la vittoria parte alla volta della Spagna, dove avrebbe dovuto fare dei test con la moto.
Durante i test un improvviso cedimento del cambio elettronico, fatto costruire appositamente per lui, lo fa volare ad oltre quattro metri di altezza, impattando in picchiata di testa sul cemento.
Finisce ancora in coma, questa volta per 38 giorni, di cui 30 passati in fin di vita. Si riprende fortunatamente, aiutato dal dottor Claudio Costa e da Giovanni Di Pillo
Il mondiale quell’anno lo vinse Fogarty, che si trovava in quinta posizione nella classifica prima dell’incidente di Falappa.
Ma il Leone ruggisce ancora una volta
Nel 1997 Giancarlo fa un test a porte chiuse a Rjeka, strettamente seguito dalla clinica mobile.
Sfortunatamente il test non ha esito positivo, e Giancarlo appende definitivamente il casco al chiodo.
Non vinse mai il titolo mondiale con la Ducati che tanto desiderava, ma titoli e numeri di gare vinte non contano niente pensando a quanto questo eroe del motociclismo ha dato.
Vi lascio con questo bellissimo video di una lotta fra Falappa e Fogarty ad Assen in sella alle loro 888:
- Giancarlo Falappa (motospritz.com)
- Giancarlo Falappa (wikipedia.it)