Quando il cibo diventa rifugio: uno sguardo inedito sul legame tra emozioni e alimentazione
La dipendenza da cibo creata dal senso di deprivazione sociale raccontata da uno studio di Ling et al.

Un team di ricercatori guidato da Ling et al. ha studiato il comportamento alimentare dipendente. Una dipendenza non legata alla fame, alla sopravvivenza o alla gola. Gli studiosi hanno scoperto che il senso di deprivazione porta a mangiare compulsivamente. Mangiando al di fuori del senso di fame, e per compensare una mancanza di condizioni sociali, si arriva agli eccessi. Aumentano girovita, IBM e fattori di rischio per la salute. Non solo l’obesità, mangiare per sopravvivere ad un problema interiore o psicologico può causare stress, acidità, meteorismo, problemi intestinali, forme di gastrite e ulcera.
Il comportamento alimentare dipendente è innescato da pressioni psicologiche e sociali. Colpisce molti adulti e giovani. Il sentirsi privati rispetto agli altri di qualcosa, di possibilità economiche, di condizioni di vita, eccetera, porta a adottare abitudini di vita non sane. Non solo, anche a giustificarle o nasconderle. Prende il nome di coping disadattivo, il mangiare fino ad abbuffarsi per rispondere alla sofferenza emotiva.
Un circolo vizioso che una volta scoperto va non solo disinnescato con il giusto percorso terapico. Va anche indagato per comprendere come si è entrati nella dipendenza e come non rientrarci. Un’alimentazione non sana è oggi più facilmente accettabile per via di cibi spazzatura spesso pubblicizzati. Spesso si mangiano anche in compagnia.

I problemi alimentari nelle fasce deboli della popolazione e gli errori nel correggerli senza aiuto professionale
Il comportamento alimentare dipendente può essere affrontato, all’inizio, in maniera non corretta. Pensando di poterlo correggere solo con della palestra in più o con l’abuso di integratori o farmaci. Un errore studiato dai ricercatori come prima risposta alla consapevolezza di avere un problema alimentare compulsivo e a circolo vizioso.
I ricercatori hanno utilizzato la scrittura autobiografica per ricercare cosa genera sia il senso di deprivazione che il comportamento alimentare dipendente e compulsivo. Spesso bisogna ricercare i fattori nel vissuto infantile, nei traumi e anche negli esempi che gli adulti hanno dato.
L’abbuffata compensatoria di un adulto di riferimento può rimanere incisa nei ricordi di un bambino o un adolescente. Il team ritiene che siano necessari interventi di salute pubblica per spiegare, soprattutto nelle fasce più deboli, le conseguenze di un’alimentazione di eccessi o senza nutrienti importanti ma ricca di grassi o zuccheri.


