Cosa sono i satelliti Starlink, quanti ce ne sono in orbita e perché preoccupano gli astronomi
Starlink ha già oltre 7.600 satelliti in orbita e punta a 42.000. Una rete globale che entusiasma gli utenti ma allarma gli astronomi.

Negli ultimi anni il nome Starlink è diventato sinonimo di internet satellitare, ma in molti si chiedono ancora cosa siano esattamente questi satelliti e quante di queste “stelle artificiali” siano già in orbita. Lanciato da SpaceX, il servizio Starlink punta a garantire connessione internet globale ad alta velocità grazie a una gigantesca costellazione di satelliti a bassa orbita (LEO). Se oggi i numeri sono già impressionanti, il vero obiettivo di Elon Musk è ancora più ambizioso.
Oltre 7.600 satelliti già attivi, ma SpaceX punta a 42.000
A maggio 2025, la rete Starlink conta oltre 7.600 satelliti attivi in orbita bassa terrestre, e il numero cresce costantemente grazie ai lanci quasi settimanali effettuati da SpaceX. La Federal Communications Commission (FCC) statunitense ha approvato l’invio fino a 15.000 unità, ma l’obiettivo finale è ancora più alto: Starlink mira infatti a coprire il pianeta con circa 42.000 satelliti, creando una copertura globale senza precedenti, pensata per raggiungere anche le zone più isolate e prive di infrastrutture terrestri. Ogni satellite pesa circa 260 kg, ha una forma piatta e rettangolare, dispone di antenne per la trasmissione dei segnali internet e di una serie di laser che lo collegano ad altri quattro satelliti, creando una vera e propria rete mesh nello spazio. I propulsori a ioni alimentati a gas di kripton consentono alle unità di mantenere la posizione e correggere la traiettoria.

Visibilità, detriti e spazio affollato
Nonostante le potenzialità rivoluzionarie per le telecomunicazioni, Starlink è oggetto di crescenti critiche da parte della comunità astronomica. Le unità, infatti, riflettono la luce solare in modo molto visibile e attraversano il cielo a grande velocità, interferendo con osservazioni sensibili come quelle condotte da telescopi a lunga esposizione.
SpaceX ha tentato di mitigare il problema prima scurendo le superfici, poi adottando il sistema VisorSat: una sorta di visiera per ridurre l’effetto del riflesso solare. Tuttavia, se oggi il problema è ancora gestibile, molti temono un futuro scenario con decine di migliaia di satelliti orbitanti, inclusi quelli dei concorrenti come il progetto Kuiper di Amazon, con impatti non solo visivi ma anche operativi: il rischio di collisioni tra satelliti aumenta infatti con l’affollamento dell’orbita terrestre. Gli esperti parlano di una potenziale “sindrome di Kessler”, una cascata di detriti che potrebbe compromettere l’utilizzo dello spazio per generazioni.


