Nintendo a caccia del responsabile dietro il maxi leak di Pokémon
Nintendo vuole i dati del leaker "GameFreakOUT" : aveva rivelato i segreti dei Pokémon su Discord. Ora il caso "Teraleak" rischia di finire in tribunale.

Nintendo ha deciso di passare all’azione dopo il gigantesco leak di materiale riservato sui Pokémon dello scorso anno. Secondo quanto riportato da Polygon, il colosso giapponese avrebbe presentato una richiesta a un tribunale della California per ottenere da Discord l’identità di “GameFreakOUT“, l’utente accusato di aver diffuso online materiali riservati.
Nintendo chiede a Discord i dati del leaker
La richiesta presentata da Nintendo punta a ottenere il nome, l’indirizzo, il numero di telefono e l’email dell’utente, che avrebbe caricato documenti riservati su un server Discord chiamato FreakLeak. Dopo la pubblicazione iniziale, i file si sono rapidamente diffusi in tutta la rete, dando origine a quella che la community ha ribattezzato “Teraleak”, un termine che richiama l’enorme quantità di materiale trapelato.

Secondo le informazioni disponibili, il leak ha incluso codice sorgente, concept art di personaggi in fase embrionale, riferimenti a un futuro MMO e perfino le trascrizioni di riunioni interne di design. Tra i documenti figuravano dettagli su un sequel ancora inedito di Detective Pikachu e piani per nuovi film basati sull’universo Pokémon.
Al momento, Discord non ha ancora risposto pubblicamente alla richiesta di Nintendo. Se la piattaforma dovesse decidere di collaborare e fornire i dati richiesti, “GameFreakOUT” rischierebbe di finire al centro di una causa legale. E considerato il precedente legale, in cui Nintendo ottenne 150.000 dollari di risarcimento da due persone coinvolte nella distribuzione anticipata di una guida strategica di Pokémon Sword e Shield, le conseguenze potrebbero essere pesanti.
La posta in gioco è alta: Nintendo ha sempre difeso in modo ferreo la riservatezza delle sue proprietà intellettuali, e il maxi-leak ha messo in luce progetti futuri che l’azienda non aveva ancora intenzione di rendere pubblici. In questo contesto, l’azione legale non appare soltanto come una misura punitiva, ma come un chiaro messaggio a chiunque voglia violare il riserbo delle sue produzioni.


