Individuato un nuovo fattore di rischio per il Parkinson negli uomini
Il rischio di contrarre il morbo di Parkinson è più alto negli individui di sesso maschile: ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.

Una proteina, fondamentale nella regolazione dell’energia cerebrale, potrebbe essere responsabile dell’aumento del rischio di evoluzione del Parkinson negli uomini, raddoppiandolo rispetto alle donne. Si tratta della proteina PTEN-induced Kinase 1, detta PINK 1, generalmente benevola per il sistema cerebrale.
Un nuovo studio effettuato da alcuni ricercatori del La Jolla Institute for Immunology in California ha rivelato che, in determinate circostanze. Il sistema immunitario attacca le cellule del cervello contenenti questa proteina, ritenendola un’antagonista. Il danno provocato dalle cellule T del sistema immunitario, e associato a PINK 1, si manifesterebbe in modo molto più ampio e violento nel cervello maschile, rispetto a quello femminile.
Secondo le dichiarazioni dell’immunologo Alessandro Sette, la ricerca avrebbe rilevato una diversità di risposta immunitaria, in base al sesso. Gli scienziati hanno utilizzato campioni di sangue prelevato da soggetti affetti dal morbo di Parkinson, valutando la risposta delle cellule t ad alcune proteine legate alla patologia.
La ricerca si evolve e dà risultati sorprendenti sul morbo di Parkinson
Negli uomini affetti da Parkinson, gli immunologi hanno potuto constatare un aumento di 6 volte delle cellule T che attaccano quelle marcate PINK 1, rispetto a quanto accade in un cervello sano. Nelle donne questo aumento corrisponderebbe a 0,7 volte. In precedenza, i ricercatori avevano fatto una scoperta simile, studiando la relazione tra le cellule T e la proteina alfa-sinucleina, non riscontrando però una reazione comune a tutti i cervelli affetti da Parkinson. Per questo motivo, hanno deciso di effettuare nuove ricerche su altri antigeni, ovvero su quelle sostanze In grado di attivare una risposta immunitaria.
La recente scoperta è fondamentale per la comprensione dell’inizio e dell’evoluzione di questa malattia degenerativa, offrendo la possibilità di trovare nuove soluzioni per arrestare i danni. Secondo l’immunologa Cecilia Lindestam Arlehamn, conoscere il motivo per cui queste cellule T attaccano il sistema cerebrale, consentirebbe lo sviluppo di nuove cure in grado di arrestarne l’azione deleteria. Non esiste ancora una terapia in grado di sconfiggere il morbo di Parkinson, ma la ricerca avanza, cercando di scoprire i fattori di rischio responsabili dell’evoluzione della malattia e individuando i metodi per combatterla.


