Yuki’s Sun: come racchiudere Hayao Miyazaki in soli 5 minuti

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Quando c’è il talento, questo si può annusare anche a chilometri di distanza e può bastare anche un prodotto artistico relativamente ridotto per coglierlo e assaporarlo. Questo vale sicuramente per i prodotti usciti dallo Studio Ghibli e in particolare dal Maestro Hayao Miyazaki, uno dei co-fondatori di cui attendiamo il nuovo film Il ragazzo e l’airone (qui la nostra recensione in anteprima) per il 1° gennaio 2024 distribuito da Lucky Red.

È un esempio lampante di questa teoria Yuki’s Sun, datato 1972, ovvero 13 anni prima che l’amatissimo Maestro co-fondasse lo Studio Ghibli insieme a Isao Takahata e Toshio Suzuki. Si tratta di un mini episodio pilota per una potenziale serie tv che però non vide mai la luce e che ora arriva anche in Italia su MUBI, in un periodo di riscoperta del regista grazie all’atteso nuovo film già citato e al manga uscito per BAO Publishing Il viaggio di Shuna. Vediamo tre aspetti attraverso i quali questo corto ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sul Maestro.

L’origin story tragica di Miyazaki

Al centro di Yuki’s Sun, in streaming su MUBI, c’è proprio la Yuki del titolo, una ragazzina che deve affrontare l’abbandono sulla soglia di un orfanotrofio appena nata. La protagonista vede però la propria origin story tragica come un’opportunità per essere ciò che vuole senza rimanere legata a un pregresso, piuttosto che come un deterrente o qualcosa di cui vergognarsi. Già da queste poche informazioni estrapolate dal pilot possiamo evincere il fil rouge dei personaggi del Maestro: una ragazzina che deve affrontare un romanzo di formazione, una serie di ostacoli non da poco e un’elaborazione del lutto particolarmente gravosa, insieme ad una ricerca delle proprie origini e della propria identità, con quel pizzico di mystery sullo sfondo. Sappiamo anche quanto Miyazaki tenga al significato dei nomi e ci giochi nelle proprie opere.

Yuki in giapponese infatti significa “neve” e la neonata fu infatti abbandonata durante una tempesta fitta di fiocchi bianchi. Anche la caratterizzazione della ragazza è fin da questi pochi minuti particolare e salta subito all’occhio: si tratta di una ragazzina estremamente dolce ma indurita dalla vita, che adora correre nei campi e parlare con le persone… quando è tanto felice finisce per colpire le persone con gli oggetti che le capitano a tiro! Non un’anima taciturna ma spensierata e ottimista – “aveva la stessa energia del sole” (ecco il titolo della potenziale serie anime) – come spesso capita alle personalità nate dalla matita del Maestro.

Un giorno Yuki viene mandata in un altro orfanotrofio molto più sofisticato e diretto dall’influente e benestante famiglia degli Iwabuchi. Per lei inizia quindi un nuovo capitolo. Quando il patriarca viene arrestato dopo una rivolta Yuki si ritrova di nuovo sola. L’origin story nel segno del dramma continua: scopre l’identità del padre biologico che muore poco dopo, e a quel punto crede di non aver bisogno di una madre, finché non la ritroverà proprio nella famiglia benestante che l’ha ospitata.

Le tematiche e lo stile di Miyazaki

Anche dai soli cinque minuti di Yuki’s Sun possiamo evincere le tematiche care ad Hayao come quella ecologica e la riscoperta di un modo di vivere più semplice. Complici i paesaggi verdi, suggestivi e pieni di ossigeno della provincia di Hokkaido, che il Maestro ama celebrare e che si contrappongono alla sfarzosità della casa-orfanotrofio che dà un senso di claustrofobia ma anche di possibilità. La disparità sociale tra le due realtà sembra un altro dei temi affrontati, a denuncia del sistema degli affidi e delle case famiglia e di qualche di potenzialmente anche politico.

Oltre all’essere orfani, altra tematica ricorrente in Miyazaki, spesso di un solo genitore tra i due, che ritornerà anche ne Il ragazzo e l’airone attesissimo con l’anno nuovo, è possibile trovare molti parallelismi con Heidi, la serie tv a cui lavorerà qualche anno dopo questo pilot il Maestro come disegnatore (e Takahata come regista, così come per Anna dai capelli rossi). La ragazzina protagonista infatti, dalle poche scene che si possono ammirare in questo cortometraggio, deve affrontare un nuovo tipo di vita nel nuovo orfanotrofio. Lei vorrebbe correre all’aria aperta ma le viene insegnato come comportarsi da signorina educata dentro quattro mura.

Quello tra Yuki e la sorella adottiva sembra un rapporto di amicizia molto simile a quello tra Heidi e la cugina Clara, anche se manca la signorina Rottenmeier di turno. Non mancano nemmeno i simbolismi come il suo unico possesso e ricordo ovvero la croce di legno (quindi un simbolo religioso) che tiene sempre al collo e che sarà l’elemento che le farà ritrovare i genitori, scoprendo la loro identità. Le linee morbide che caratterizzano i personaggi testimoniano tutta la dolcezza del Maestro e la sua capacità di entrare nel cuore dei personaggi e far empatizzare lo spettatore oltre lo schermo. Riesce ad ottenere questo risultato grazie ad un tratto deciso che è antesignano non solo delle due eroine già citate ma anche della Nausicaä della Valle del vento protagonista dell’omonimo lungometraggio.

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