Carlo Ambrosini: intervista ad un fumettista simbolo della Sergio Bonelli Editore

Carlo Ambrosini rappresenta uno degli artisti simbolo della Sergio Bonelli Editore, considerando che fin dagli anni Ottanta ha lavorato ai personaggi della casa editrice. Abbiamo avuto la possibilità di fare un’intervista a Carlo Ambrosini durante il Fantastica di Reggio Calabria 2023, che si è svolto nella città calabrese dal 16 al 18 giugno. Con il disegnatore e sceneggiatore Ambrosini abbiamo affrontato diverse tematiche legate alla SBE ed alla storia del fumetto italiano, spaziano da Ken Parker, fino al crossover tra Dylan Dog e Batman.

La sua attività da fumettista è iniziata negli anni Settanta: com’è cambiato questo lavoro nel corso dei decenni?

Io ho iniziato alla fine degli anni Settanta, ed in quel periodo chi voleva fare fumetti poteva disegnare sulle riviste, da Linus a L’Eternauta. La Francia era un territorio molto ospitale per gli italiani, ad esempio. I disegnatori si mostravano sulle riviste, e se ottenevano il favore del pubblico si creavano delle raccolte. Nel tempo tutto questo è andato perduto. Sono rimasti i grandi editori, soprattutto Sergio Bonelli Editore. Col tempo sono cambiati anche i gusti: negli anni Settanta il western andava molto. Però, personalmente, ciò che mi manca maggiormente è il fatto di non avere più quelle vetrine. Oggi una casa editrice offre solo le royalties, l’unico editore che paga a pagina è rimasto Sergio Bonelli Editore.

Qual è stato l’impatto di Ken Parker sul fumetto italiano, considerando che viene indicato come uno dei primi fumetti che ha cercato di unire il fumetto popolare con quello d’autore?

Ken Parker rispetto a Tex, ad esempio, non si proiettava solo sull’idea di raccontare un’avventura. C’erano componenti psicologiche importanti nei personaggi, gli autori erano molto capaci. Io ho cominciato a lavorare in Bonelli grazie a Ken Parker, che ha aperto gli orizzonti della casa editrice. Eravamo nella metà degli anni Settanta, credo che sia stata un’innovazione nel western a fumetti. La struttura classica alla Tex è stata svecchiata.

Da Ken Parker si è arrivati alla rivoluzione totale con Dylan Dog. Cosa ricorda della sua esperienza sul personaggio?

Sergio Bonelli non amava l’horror e lo splatter, però Tiziano Sclavi era molto stimato dall’editore,  che gli ha concesso di studiarsi un character da proporre. Si pensava che Dylan Dog sarebbe durato poco, poi però le cose sono andate diversamente. Dylan Dog ha fatto fare un’ulteriore evoluzione: gli autori poterono proporre contenuti alternativi all’avventura, così io ho proposto un personaggio che aveva temi vicini all’indagatore dell’incubo, e grazie a Dylan Dog sono arrivato a Napoleone.

Che differenze riscontra tra Dylan Dog e Napoleone?

Dylan Dog è più cinematografico, ed ha nelle sue storie mostri come lupi mannari e vampiri, mentre i mostri di Napoleone vengono dagli archetipi mentali. Sergio Bonelli grazie a Dylan Dog ha aperto ad altri personaggi, e Napoleone ne è figlio in questo senso.

Considerando che lei ha lavorato su Dylan Dog, sia come sceneggiatore che come disegnatore, c’è una storia a cui ha lavorato a cui è particolarmente legato?

Direi che quando ho fatto dei soggetti su Dylan Dog ho scritto una storia chiamata Margherite, che ha come protagonista un personaggio femminile (si tratta del Dylan Dog Gigante n.2 ndr). All’epoca era stato già pubblicato Il Lungo Addio, un racconto a cui i lettori si sono appassionati, e con Margherite ho realizzato un qualcosa di simile.

Cosa ne pensa del crossover tra Dylan Dog e Batman? Che approccio avrebbe avuto se si fosse occupato lei di questi personaggi?

lo avrei evitato, sono personaggi legati a tempi e culture diverse, non è una cosa che mi entusiasma a dire la verità. Non so perciò come lo avrei realizzato, direi che lo avrei evitato.

Considerando che lei è ancora attivo tra gli autori dell’Indagatore dell’Incubo, cosa ne pensa del passaggio per il ruolo di curatore di Dylan Dog da Roberto Recchioni a Barbara Baraldi?

L’esperienza di Recchioni ha avuto alti e bassi, c’è chi lo ha criticato, anche se non può essere criticato in toto il suo lavoro. Era forse il caso di fare un ulteriore passaggio, e di tornare alle radici del personaggio. Recchioni ha cercato di rendere Dylan Dog vicino al suo modo di vedere le cose, mentre Barbara Baraldi dovrà tornare alle radici del personaggio, e sono contento che una donna, per la prima volta, avrà questo compito.

Ha un sogno nel cassetto?

Al momento sono occupato sui testi di Dylan Dog, e devo produrre un certo numero di lavori. Vedremo se nel tempo potrò dedicarmi a qualcosa di mio.

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