L’infezione periprotesica è una delle complicanze più gravi che possono verificarsi dopo un intervento di artroplastica, ed è anche una delle principali cause di revisione dell’intervento. Il processo di guarigione è complesso e richiede un team medico esperto e pazienza da parte del paziente. Inoltre, le spese sanitarie associate a queste infezioni sono significative. Pertanto, sarebbe utile identificare in anticipo i pazienti che sono a maggior rischio di sviluppare un’infezione periprotesica, in modo da poter programmare un follow-up personalizzato.
Uno studio condotto in Finlandia ha valutato le caratteristiche dei pazienti e il contesto in cui è avvenuto l’intervento per determinare quali fattori aumentano il rischio di infezione periprotesica dopo un intervento di artroplastica del ginocchio. Lo studio si è concentrato sulla popolazione inclusa nel “Registro Finlandese di Artroplastica”, che raccoglie dati da 25 ospedali pubblici di grandi dimensioni e 10 ospedali privati più piccoli. Nel 2020, il registro conteneva informazioni su 12.692 pazienti sottoposti a protesi totale di ginocchio (TKA) primaria, di cui il 30% ha richiesto una revisione a causa di un’infezione periprotesica.
Gli autori dello studio hanno analizzato un periodo di tempo più ampio, compreso tra il 2014 e il 2020, e hanno considerato 25 fattori potenzialmente correlati alle infezioni. Tra questi fattori vi erano l’età del paziente, la diagnosi preoperatoria, interventi chirurgici precedenti, interventi bilaterali simultanei, approccio chirurgico, perdite ematiche intraoperatorie, durata dell’intervento, tipo di anestesia, tipo di fissazione, uso di drenaggio, complicanze durante l’intervento, allineamento cinematico, volume annuale di interventi dell’ospedale, livello di istruzione del chirurgo, livello di istruzione dell’assistente chirurgico, uso di telo sterile per l’incisione, profilassi antibiotica e antitrombotica, utilizzo di farmaci antifibrinolitici e di profilassi meccanica contro i trombi, e uso di calza chirurgica.
Dopo le analisi statistiche e l’adeguamento per ridurre possibili interferenze, sono emersi alcuni fattori di rischio significativi. Alcuni di essi erano legati ai pazienti, come un alto indice di massa corporea (BMI), il genere maschile, una classe ASA elevata (indicatore di uno stato di salute più compromesso) e la presenza di fratture intorno al ginocchio. Altri fattori di rischio erano collegati al team operatorio e alle scelte chirurgiche, come una durata più lunga dell’intervento, l’uso di anestesia generale o di enoxaparina come profilassi antitrombotica.
Lo studio ha anche evidenziato che la riduzione del tempo operatorio è importante per ridurre il tasso di infezioni periprotesiche. Questo implica che è fondamentale che i chirurghi acquisiscano una maggiore esperienza per ridurre la durata dell’intervento e che si adottino precauzioni come l’uso di un telo sterile per l’incisione. Lo studio è stato condotto in collaborazione tra l’Università di Turku, l’Università di Tampere e gli Ospedali Universitari di Kuopio, Oulu e Helsinki.