Accade spesso che la popolarità di una IP libraria, fumettistica o videoludica subisca un’impennata quando viene trasposta con un minimo di successo al cinema o in tv: storie che già hanno una nicchia consacrata di pubblico fedele e fan diventano improvvisamente molto popolari e c’è un successo di ritorno al media originario. In ambito fantasy potremmo citare Il Trono di Spade o The Witcher, ad esempio. Recentemente, The Last of Us ha varcato i confini del “regno” della PlayStation per approdare su HBO Max (Sky, qui in Europa) con una serie tv di enorme successo sia tra il pubblico che per la critica, cosa che ha inevitabilmente puntato i riflettori addosso al videogioco originale, fino a ieri disponibile solo su sistemi PlayStation (3, 4 e 5). Si tratta, senza dubbio, di uno dei titoli di punta del catalogo ludico esclusivo di Sony e chi possiede una di queste console lo ha molto probabilmente già giocato, in un modo o nell’altro. Ma chi, invece, appassionato di videogiochi non è, o è un utente abbastanza saltuario, magari senza una console? Ecco che arriva, “casualmente”, The Last of Us Parte I in versione per PC, ennesimo frutto degli sforzi di Sony e PlayStation Studios di portare alcune delle esclusive più rappresentative su ecosistema personal computer per espandere il proprio parco utenti e “spremere” i migliori franchise al meglio delle loro possibilità. Le trasposizioni televisive si fanno anche per il ritorno d’immagine e il mercato del merchandise, del resto.
Joel ed Allie, in viaggio verso un futuro imprevedibile
Vi abbiamo già parlato di The Last of Us Parte I alle soglie dell’uscita (vi invitiamo a recuperare questo speciale, che vi racconta anche i dettagli della nascita della serie), ma ora che il titolo è sul mercato da qualche settimana, è giunto il momento di tirare un po’ di somme a ragion veduta. Abbiam lasciato correre un po’ di tempo perché, come molti di voi ricorderanno, il lancio del gioco è stato funestato da una tempesta di recensioni negative su Steam da parte degli utenti comuni, mentre la stampa aveva appena messo le mani sul titolo, trovandosi nell’imbarazzante situazione di dover recensire un titolo sì ben noto nella sua essenza, ma bisognoso di molto tempo e attenzione per essere testato per benino in questa nuova incarnazione su computer.
Siamo purtroppo oramai abituati (rassegnati, addirittura) al dover far fronte a build per PC lanciate ancora bisognose di diverse messe a punto. Che la release sia multipiattaforma o specifica, un eventuale ritardo non è quasi mai un buon segno e indica che qualche problema di ottimizzazione, effettivamente, c’è. Del resto, l’architettura di una console è fatta per far girare i giochi al massimo delle loro potenzialità, senza preoccuparsi di troppe funzioni accessorie e di decine di possibili configurazioni hardware e software che possono andare in contrasto: è per questo che, di base, il day one di TLOU su PC sia stato funestato di situazioni di crisi e, anche su computer di alto profilo, il gioco girava peggio che su una PlayStation 4 Pro. C’era bisogno di più tempo per far fronte a tutte le possibilità (considerando anche l’annunciata compatibilità certificata con Steam Deck) ma il tempo era già scaduto, dato che un primo rinvio c’era già stato e il serial aveva ormai completato il suo primo ciclo televisivo. La logica di mercato ha vinto e il titolo è arrivato, esponendosi inevitabilmente all’impietoso esame di pubblico e critica.
Nell’improbabile caso che non abbiate mai sentito parlare di The Last of Us, è un videogioco d’avventura dallo spiccato cipiglio narrativo e dalla vena intrinsecamente survival. Due decenni dopo lo smantellamento e la ricostituzione della civiltà moderna e attuale che tutti conosciamo a causa di un’epidemia fungina che trasforma le persone in una sorta di zombie, l’umanità è stretta in condizioni precarie, radunatasi in piccole comunità dove vige la legge marziale… o quella del più forte. Joel, uno scaltro contrabbandiere piegato dal lutto, accetta controvoglia l’incarico di far uscire Ellie, una quattordicenne straordinariamente immune all’infezione, dalla zona di quarantena, sotto il naso dell’esercito. Un compito che lo infastidisce ma che, riluttante, deve accettare; un compito all’apparenza facile, ma che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme nonostante i loro caratteri difficili, dipendendo l’uno dall’altra per sopravvivere.
Il tutto, ludicamente, si traduce in un action adventure ricco di pathos, scontri a fuoco e corpo a corpo con ribelli, predoni, militari e creature infette di vario tipo mentre si percorre un lungo cammino che porterà alla verità e a scelte difficili da parte dei protagonisti della vicenda. Un titolo che prende l’impianto ludico basilare da Uncharted, per portarlo a un livello superiore di realismo e complessità, pur rimanendo, ad ogni modo, un gioco del suo tempo: l’originale è uscito nel 2013 e i videogiochi si sono sicuramente evoluti, da allora.
Nonostante alcune migliorie apportate dalla versione remake, il “core” dell’esperienza rimane lo stesso e, a parte alcune soluzioni cinematograficamente interessanti, alcune situazioni e pratiche possono risultare un po’ ingessate. Intendiamoci, il titolo rimane giocabilissimo e godibile, ma certamente non a livello di opere più recenti, tra cui lo stesso sequel, una spanna sopra a livello di qualità dell’esperienza ludica tra comandi, possibilità d’azione e intelligenza artificiale degli avversari.
Come prima, più di prima
The Last of Us Parte 1 per PC è l’esatta riproposizione della versione PlayStation 5, trofei compresi: tutte le implementazioni, migliorie e aggiunte del remake (tra cui l’importante DLC flashback) sono state riproposte su computer, compresa la compatibilità ai controller Dual Shock 4 e Dual Sense, per poter godere anche del feedback aptico dei controlli. Nel passaggio, in realtà, il gioco ha guadagnato ulteriormente, aumentando il range di compatibilità di accessori e funzionalità. Si può usare un’ampia gamma di gamepad, tastiere e mouse, a cui i giocatori potranno adattare il proprio stile di gioco, in base alle proprie preferenze. Sarà possibile utilizzare anche controlli e opzioni di personalizzazione inediti, con rimappatura completa dei controlli, associazioni primarie e secondarie tra tastiera e mouse, una modalità adattiva che permette ai giocatori di combinare i comandi della tastiera e del controller, e così via. Implementato anche il supporto all’audio 3D, tramite dispositivi e cuffie compatibili.
Oltretutto è stato tenuto in considerazione anche chi utilizza monitor da gaming inusuali o ultrawide, con proporzioni 21:9 Ultrawide e 32:9 Super Ultrawide.
Letteralmente incredibile la quantità di opzioni disponibili, poi, in nome dell’inclusività, della personalizzazione e dell’usabilità di interfaccia e comandi, anche in relazione all’hardware in uso. Si potrà personalizzare l’esperienza non solo a livello di difficoltà principale del gioco ma anche intervenendo su singoli elementi che potrebbero creare difficoltà visive o fattuali in alcuni utenti, come le fasi di enigmi ambientali, quelle subacque, notturne etc.
Molto gradite anche le eventuali modifiche possibili non solo ai sottotitoli ma anche all’HUD di gioco, che comprende non solo i classici indicatori di energia, munizioni e via discorrendo ma anche indicatori di movimento, direzione, pericolo e informazioni integrate relative a frame per secondo, utilizzo di RAM, CPU, GPU, temperatura interna… così da avere tutto sotto controllo anche durante quella che è croce e delizia dell’esperienza di questa versione: la prova sul campo.
Perché sulla carta, questa versione PC è la migliore esistente: ad avere una macchina performante riesce a creare meraviglie grafiche e la quantità di opzioni è disarmante. Il problema è che l’ambiente di gioco ideale e migliore possibile “ve lo dovete creare”.
Difatti, se sicuramente non è strano per i giocatori PC sperimentare qualche configurazione per trovare la più adatta alle proprie esigenze e ai propri limiti tecnici, TLOU potrebbe mettere a dura prova la vostra pazienza. Ve lo diciamo con estrema franchezza: le patch rilasciate dall’uscita del gioco hanno migliorato molte cose, ma molte altre dovrete ancora sudarvele a suon di tentativi di configurazioni non ottimali. E gli utenti del gioco si divideranno in due categorie: chi si accontenterà dei risultati base (magari avendo anche hardware non al top) sprecando le potenzialità del gioco e chi invece vedrà la propria pazienza ricompensata dopo tanto penare.
Di base, il gioco richiede prerequisiti piuttosto alti rispetto alla media attuale: per farlo girare a 720P e 30FPS avrete bisogno di 16 Gb di RAM, 100 Gb di memoria SSD per l’installazione, un processore Amd Ryzen 5 1500x o Intel Core I7-4770k (o superiori) e una scheda grafica Amd Radeon 470 (4gb) / Nvidia Geforce Gtx 970 (4gb) / Nvidia Geforce 1050 Ti (4gb) o superiori. Un entry level che taglia fuori qualunque personal computer più vecchio di qualche anno o non pensato per il gaming, con prestazioni comunque comparabili con quelle della vecchia versione PS4 (!!)
Se vi ritrovate con una scheda video con 12 GB di memoria e 32 GB di RAM TLOU comincia ad accedere al suo potenziale, e ogni buon componente aggiunto contribuisce a rendere l’esperienza migliore: arrivare alla piena quarta configurazione (la Ultra) sarà un’impresa per pochi, ma la terza con gran parte delle componenti al massimo non è un sogno proibito. Il problema è che, complice anche la mole letteralmente spaventosa di modificatori grafici e di prestazioni, potreste passare ore a sperimentare diverse soluzioni per il giusto equilibrio fra fps e dettagli grafici, e fidatevi quando parliamo di ore, dato che non parliamo solo dei “soliti” switch relativi a texture in HD, ray tracing ed effetti particellari ma di ogni singola sfaccettatura di elementi vari, in grado di avere o meno un impatto sensibile sulla qualità grafica. Ode a chi avrà la pazienza necessaria a provare tutto.
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Premessa al voto numerico, che potrebbe apparire fin troppo basso, riferito a un classico del genere: gli anni passano per tutti, anche quando ci si ripresenta migliori che mai. A parte, poi, sul versante dell'ottimizzazione, che penalizza l'esperienza di tutti e finisce per penalizzare (pesantemente) il voto globale stesso.
Ad ogni buon conto, comunque, The Last of Us Parte 1 per PC, in sé, è bellissimo e merita la vostra dedizione: oltretutto questa è la versione più completa in assoluto. Ma se volete giocarci su PC, mettete in conto quanto precedentemente. In tanti hanno gridato al disastro in maniera fin troppo eclatante, quando invece TLOU P1 per PC “funziona” più che bene, ma il gioco vale la candela solo se avete una macchina pensata per davvero per il gaming e siete disposti a spendere diverso tempo nel cercare la miglior configurazione a vostra disposizione prima di buttarvi seriamente nell'esperienza di gioco. Avete queste velleità? Siete sufficientemente attrezzati? Scegliere tra la versione PS5 e quella PC è un po' come scegliere se prendere le lasagne in gastronomia o cucinarsele da sé, siatene consci.
- Il gioco è un cult assoluto, nella miglior versione possibile
- Quantità di opzioni incredibile
- Se non avete un PC da gaming performante, meglio buttarsi sulla versione console...
- ...e anche ad averlo, mettete in conto il tempo da spendere sulla ricerca della configurazione ideale