Il Lupus può assomigliare ad altre patologie, come l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e il morbo di Crohn. I sintomi possono variare notevolmente da caso a caso e possono essere difficili da diagnosticare correttamente. I principali sintomi del lupus includono fatica, dolore articolare, eruzioni cutanee, dolori muscolari e problemi renali. Quando non trattata, la malattia può diventare molto grave e portare a complicazioni come insufficienza renale, infarto cardiaco o ictus.
Cos’è il Lupus
La maggior parte delle malattie sono causate da agenti patogeni esterni come virus o batteri. Tuttavia, ci sono anche malattie che sono causate dal nostro corpo stesso, che attacca sé stesso. Queste malattie sono note come malattie autoimmuni e il lupus eritematoso sistemico, comunemente noto come lupus, è una di queste.
Il lupus può portare una vasta gamma di sintomi, dall’affaticamento alla confusione, fino a un’eruzione cutanea caratteristica a forma di farfalla. Anche se non c’è una causa ben definita per la malattia, si ritiene comunemente che sia il risultato di un sistema immunitario iperattivo o ipoattivo. Non esiste una cura definitiva per il lupus ma esistono trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi e offrire sollievo dal dolore e dall’infiammazione associati.
Lupus, i sintomi che devi conoscere
Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia autoimmune che causa sintomi variabili, tra cui secchezza degli occhi e della bocca, problemi con i visceri, in particolare con il tratto digestivo, cuore, polmoni e reni, sensibilità della pelle alla luce solare, perdita di peso e molti altri. Questi solitamente si manifestano in episodi di “ricaduta” e in seguito, soprattutto con un trattamento adeguato, possono essere completamente eliminati. Il LES è difficile da diagnosticare direttamente poiché può ricordare un gran numero di altre patologie, per questo motivo è una delle condizioni note come “grandi imitatori”. Questo comporta un processo di diagnosi che può richiedere molte consultazioni e test di laboratorio come le analisi del sangue.
L’eziologia del LES non è ancora stata stabilita con precisione ma si ritiene che fattori genetici abbiano un ruolo. La malattia colpisce in prevalenza le donne e ce chi ha una storia familiare di lupus ha maggiori possibilità di svilupparlo. Gli autoanticorpi sembrano essere coinvolti nell’insorgenza del lupus, tuttavia non è ancora stato individuato un singolo gene responsabile.
Esiste una cura per il Lupus?
Il lupus eritematoso sistemico (LES), purtroppo, non ha alcuna cura. È una malattia cronica che rimane con il paziente per tutta la vita. Tuttavia, con un trattamento appropriato, si possono gestire i sintomi, limitare gli effetti della condizione sull’organismo e prevenire eventuali riacutizzazioni. Il trattamento più comunemente usato consiste nell’assunzione di farmaci immunosoppressori che hanno lo scopo di ridurre la funzione del sistema immunitario del corpo, riducendo così il rischio di complicazioni. Allo stesso tempo, si possono anche adottare misure alimentari, come seguire una dieta sana ed equilibrata, e praticare esercizio fisico regolare, per contribuire ad alleviare i sintomi della malattia.
I casi più gravi di LES di solito richiedono un trattamento con farmaci immunosoppressori o chemioterapia, ma queste opzioni sono rischiose e vengono utilizzate solo quando gli organi principali sono colpiti e le altre opzioni di trattamento non sono efficaci. La prognosi a lungo termine per i pazienti con lupus è spesso sconfortante, poiché è una condizione che può portare a complicazioni che possono essere letali. Tuttavia, negli ultimi anni si è fatto moltissimo progressi nella comprensione del lupus, come anche nella gestione dei suoi sintomi.
Lo studio
Secondo uno studio condotto da Gordon nel 2002, i tassi di sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con lupus eritematoso sistemico a Toronto erano del 92%, con un calo significativo a 10, 15 e 20 anni. Ciò è attribuito ai miglioramenti nei trattamenti e nella diagnosi che si sono verificati da allora. Tuttavia, queste cifre riflettono il fatto che i pazienti stanno ricevendo l’assistenza sanitaria adeguata in un paese ricco e industrializzato. Da allora, i tassi di sopravvivenza sono aumentati e, con l’ulteriore sviluppo della medicina, probabilmente continueranno a farlo.
Nel caso specifico dello studio che prende in esame “l’82% di sopravvivenza a 10 anni” non significa che il 18% dei partecipanti è morto 10 anni dopo la diagnosi. In realtà, questo dato ha lo scopo di indicare il tempo trascorso dall’arruolamento dei partecipanti allo studio fino al tasso di sopravvivenza a quel punto. Quindi, l’82% dei partecipanti era ancora in vita dopo un periodo di monitoraggio di 10 anni, ma non sappiamo quanti anni avevano quando sono morti e non conosciamo la durata della loro vita dopo questo punto. Un altro fattore che può influenzare il tasso di sopravvivenza globale osservato dagli studi è il fattore età, poiché diversi studi mostrano che le persone più anziane tendono ad avere una sopravvivenza più breve.