La Festa del Cinema di Roma è una manifestazione, suo malgrado, in continuo mutamento, questo si sa da tempo, ancora impegnata in una spasmodica ricerca di una forma in cui possa sentirsi appagata. E dunque, come è normale, sperimenta. L’ultima edizione in particolare (le coordinate in cui si trova chi vi scrive la indicano come quella del 2022) lo ha dimostrato, cambiando radicalmente la natura stessa della sua proposta, con il ritorno del concorso e via dicendo (per info e prenotazioni cliccare qui).
Una delle cose che è rimasta la stessa è invece lo spazio dedicato alla presentazione delle serie televisive, quest’anno in gran quantità tra l’altro. Alcune più attese di altre, come quella di cui ci accingiamo a parlarvi, che insieme a Boris era probabilmente il titolo che più si è sentito a casa nella kermesse romana, ovvero Sono Lillo (in arrivo, completa, su Prime Video il 5 gennaio 2023), di cui abbiamo avuto modo di vedere le prime tre puntate.
Una serie nata, di fatto, da un tormentone, non è la prima, non sarà l’ultima, non vuole essere una mortificazione, anzi, ma tant’è.
Sarebbe il caso di iniziare infatti dalla genialità dietro l’idea, punto di partenza di una sorta di doppio percorso di riappropriazione (la battuta è nata su LOL – Chi ride è fuori) e sperimentazione, tracciato secondo una direzione di avvicinamento alla quotidianità dell’uomo Lillo (e Amazon è un partner perfetto, pensate anche al lavoro fatto con Vita da Carlo). Due aspetti che traspaiono molto anche dalla progettazione della storia, tutta più o meno basata su un discorso metatestuale che ammicca molto a titoli come Birdman o (Le imprevedibili virtù dell’ignoranza) del regista premio Oscar Alejandro González Iñárritu. E scusate se è poco.
Se poi nasce da qualcosa che è già noto e che già avuto successo ben venga.
La serie è stata creata dallo stesso Pasquale Petrolo con Matteo Menduni e Tommaso Renzoni, penne dietro il soggetto e la sceneggiatura, ed è stata diretta da Eros Puglielli (collaboratore del duo Lillo & Greg anche ne Gli idoli delle donne, la loro ultima fatica).
Per il cast, giustamente, la mente dietro la maschera di Posaman decide di affidarsi ad un gruppo tra attori già esperti e vecchi compagni di viaggio, come Pietro Sermonti, Sara Lazzaro, Camilla Filippi, Marco Marzocca, Serra Yilmaz, Corrado e Caterina Guzzanti, Paolo Calabresi, Anna Bonaiuto, ma anche nuovi volti della comicità romana e non. Ci sono infatti anche Valerio Lundini, Edoardo Ferrario, Emanuela Fanelli, Stefano Rapone, Cristiano Caccamo, Maryna, Michela Giraud e Maccio Capatonda.
Un mix esplosivo per un prodotto che vuole essere generalista, ma anche originale.
Insieme a te non ci sto più
Si parte dal solito discorso uomo vs. macchina, di recente sempre più affrontato.
L’uomo Lillo Petrolo si ritrova perseguitato da un personaggio, Posaman, che gli ha dato una fama senza precedenti ed è poi divenuto così ingombrante da trasformarsi nella rappresentazione morfologica della più classica delle sindromi di persecuzione.
Premesse per il cortocircuito, in cui l’anima del protagonista si sdoppia, costringendolo alla ricerca del famoso bandolo della matassa in modo da venire a capo di una disgregazione interna che sta sfociando anche nella “vita vera”.
Lillo infatti perde amici, comincia ad avere problemi con il lavoro (diciamo più di tipo personale che fattuale) e, ben più importante, viene lasciato dalla sua compagna di vita, ritrovandosi a dover affrontare le difficoltà di una paternità immatura, ma anche, allo stesso tempo, del suo essere figlio e fratello all’interno di una famiglia che lo ha sempre visto come un pagliaccio.
La risposta facile a questo terremoto è quella di emanciparsi da Posaman, che gli ha cambiato la vita professionale, ma che ora gli impedisce di crescere e di farsi prendere sul serio. Il problema è che lui non ne vuole proprio sapere di farsi da parte. E, a ben vedere, per più di una buona ragione, perché non solo è divenuto ormai parte integrante di Lillo, ma è anche, a tutti gli effetti, co-autore del prestigio di cui ora il comico gode.
Due anime sotto lo stesso tetto, in lotta per un posto al sole.
Magari sarà il caso di trovare un modo per andare d’accordo, staremo a vedere.
Noi siamo Lillo
La scelta alla base di Sono Lillo è quella di sorprendere lo spettatore con una storia molto più intima di quella che il titolo poteva suggerire, facendo leva sull’autoironia, l’intelligenza e la conoscenza, anche cinefila, oltre che, ovviamente, sullo straordinario talento, di un mattatore come Pasquale Petrolo, che nella sua carriera ha dato sempre prova di sapersi reinventare su palco o set che sia.
La struttura della serie è dunque semplice, ma assolutamente non banale, tant’è che alla sola visione delle prime tre puntate è possibile solo ipotizzare un proseguo di un certo tipo.
Lo scheletro è il medesimo per ogni episodio, in cui è sempre previsto (giustamente, parlavamo di intelligenza non a caso) un richiamo anche all’ultimo mutamento della comicità italiana contemporanea, romana nella fattispecie. Per questo il pezzo di stand up nel locale gestito dal personaggio metafora per eccellenza del titolo, interpretato da Calabresi. Si tratta pur sempre di un prodotto che mira ad un palcoscenico internazionale e dunque deve guardare ad un certo tipo di caratteristiche per il suo format, conservando l’ambizione di far conoscere una realtà più localizzata.
L’altro aspetto è quello di riuscire a coinvolgere lo spettatore, a farlo emozionare e riflettere e non solo divertire.
E, visto che tutto si trasforma e nulla si distrugge (e a volte non è una cosa buona), parte dalla radice drammacomica della nostra commedia, soprattutto dal ribaltamento del senso del successo professionale, dall’esaltazione delle idiosincrasie familiari e dalle piccole meschinità della nostra società ancorata ad uno status piccolo borghese. Senza perdere mai il lato umano di ogni cosa, ovviamente.
C’è tutto questo in Sono Lillo, che, dopo aver accumulato idee e spunti, si preoccupa soprattutto di mettere in ordine, creare un flusso, dare un ritmo. Sopra ciò organizza tutto il resto: regala easter egg, fa citazioni colte e pensa allo streaming. Una serie valida, che però tende a rimanere attaccata ad un sentore piuttosto domestico, specialmente se visto in relazione al palcoscenico su cui va in scena, anche se questo non le impedisce di funzionare. Anzi, probabilmente è possibile sia proprio parte delle sue intenzioni produttive quella di rimanere ancorata ad una certa concezione, proprio visiva, più soap, nostra anche quella.
Sono Lillo è disponibile completa delle sue otto puntata su Prime Video dal 5 gennaio 2023.