La terza edizione della ricerca Global Workforce of the Future di Adecco Group ha coinvolto 34.200 lavoratori in 25 paesi diversi. Un terzo dei lavoratori ha lo scopo di cambiare occupazione nei prossimi 12 mesi. Il 45% si è candidato già per un nuovo lavoro. Ecco che nasce il fenomeno quitfluencer, in cui il lavoratore che lascia il suo lavoro incoraggia anche gli altri a fare la stessa cosa. Sette lavoratori su 10 infatti pensano di lasciare il lavoro proprio per questo motivo. Poi il 50% decide di lasciarlo definitivamente. Un fenomeno che colpisce in gran parte i giovani.
Le cause per cui si decide di cambiare occupazione sono molte. Lo stipendio è il motivo principale per cercare un altro lavoro. Il 61% dei lavoratori in Italia si ritiene insoddisfatto del proprio salario, insufficiente a fronteggiare la crisi economica del momento. Essere insoddisfatti dello stipendio può spingere ad accettare di lavorare al nero (35%) o a cercare un secondo lavoro (51%). C’è anche chi vuole trovare uno stipendio più alto (49%). Il 61% dei lavoratori è fiducioso di trovare un altro lavoro in 6 mesi. Il 72% dice che il proprio lavoro sia il più sicuro.
I fattori che spingono a mantenere la propria condizione sono soddisfazione (40%), stabilità (38%), equilibrio tra lavoro e privato (35%), benessere (75%). Solo il 54% si ritiene soddisfatto delle prospettive di carriera, mentre il 57% è contento della posizione sulle questioni sociali del proprio datore di lavoro.
Uno dei rischi principali è il quiet quitting (dimissioni silenziose) che è relativo a mancato impegno lavorativo e distrazione mentale ed emotiva durante la giornata. Il fenomeno non compare nelle statistiche di abbandono del lavoro, ma rischia di essere una tossicità per il mondo dell’occupazione. Se non viene individuato e preso in tempo, i lavoratori potrebbero sentirsi impossibilitati a esprimersi liberamente e così scegliere di non impegnarsi.