Le energie rinnovabili in Europa stanno avendo un effetto positivo anche da un punto di vista economico. La strategia lanciata a maggio per diventare indipendenti dal gas russo, REpowerEU, ha fatto risparmiare circa 11 miliardi di euro oltre ad aver messo un limite allo shock inflazionistico più elevato dalla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante tutto, il Consiglio Europeo ha proposto diversi emendamenti che potrebbero frenare la creazione di nuovi impianti.

La guerra in Ucraina ha messo sotto i riflettori la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili provenienti dalla Russia. Il 40% del gas proveniente dall’estero proveniva dalla Russia, insieme a grandi quantità di greggio e prodotti petrolieri. Dal 24 febbraio l’Europa si è riorganizzata cercando nuovi fornitori, risparmiando sui consumi e dedicandosi alla produzione di energia pulita. Questo progetto è poi confluito nel REpowerEU che ha basato il 45% dell’energia su fonti rinnovabili.

I prezzi del mercato dell’energia sono saliti alle stelle tra marzo e settembre, con un aumento del 40,8% rispetto a quelli dello scorso anno. Nello stesso periodo, però, eolico e fotovoltaico hanno coperto circa il 24% di tutti i consumi energetici dell’UE, permettendo un risparmio di 8 miliardi di metri cubi di gas.

Una serie di emendamenti del Consiglio dell’UE hanno, però, l’obiettivo di depotenziare il piano, abbassando la quantità di energia prodotta con le rinnovabili al 40%, esprimendosi anche contro la dicitura “interesse pubblico prevalente” in riferimento all’installazione di impianti. Questa avrebbe permesso di ridurre i tempi di autorizzazione di creazione di nuovi impianti che però resteranno gli stessi: 1 anno per le aree identificate come idonee e 2 anni in tutti gli altri casi.