Il Great Pacific Garbage Patch, anche conosciuto come l’isola di plastica nel Pacifico settentrionale, raccoglie molti dei rifiuti che finiscono negli oceani. Capire però da dove questi provengono è una sfida alquanto complicata. Però un nuovo studio ha coinvolto l’industria globale della pesca.
Qui mostriamo come gran parte della plastica che galleggia nel vortice subtropicale del Pacifico è riconducibile a 5 nazioni dedicate alla pesca industriale
Laurent Lebreton, data scientist
I ricercatori, analizzando oltre 573 chilogrammi secchi di detriti di plastica raccolti dall’organizzazione The Ocean Cleanup e da Lebreton stesso nel 2019, hanno scoperto che più di un quarto di questo deriva da attrezzature da pesca che sono state perse, gettate o abbandonate come, per esempio, trappole per anguille o galleggianti e boe di plastica. Un terzo di questi rifiuti è stato, invece, impossibile da identificare.
attraverso simulazioni a computer è stato osservato che un rifiuto di plastica proveniente dalla terraferma ha molte più probabilità di finire sulle spiagge piuttosto che in mezzo all’oceano. Meno del 2% di rifiuti gettati in un fiume finivano al largo.
Viceversa, il 21% dei rifiuti provenienti da attrezzature per la pesca a strascico e il 15% degli attrezzi da pesca fissi finivano al largo e l’85% di questi non raggiungeva mai la terraferma.
Di 232 oggetti di plastica analizzati, due terzi era di origine Giapponese o Cinese, il 10% proveniente dalla Corea del Sud, il 6.5 % dagli Stati Uniti, il 5.6% da Taiwan e il 4.7 % dal Canada.
Facendo ulteriori simulazioni a computer considerando le attività di pesca internazionale e le correnti oceaniche è risultato che Cina, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e Taiwan contribuiscono all’87% dei rifiuti di plastica derivanti dalla pesca che finiscono nel Great Pacific Garbage Patch.