Ormai Mark Zuckerberg dovrebbe averlo capito molto bene: rinominare la sua società in Meta, una parola di uso comune e non particolarmente originale, non è stata una grande idea. Per l’ennesima volta l’azienda che possiede Facebook e Instagram si ritrova nei guai a causa del suo nuovo nome.
Anche in questo caso si tratta di un problema di omonimia. META (scritto tutto in maiuscolo) è una società che organizza installazioni artistiche. Oggi ha annunciato di voler fare causa all’azienda fondata da Mark Zuckerberg, accusandola di violazione della proprietà intellettuale.
Il 28 ottobre Facebook ha sequestrato il nostro nome e marchio META. Lo abbiamo costruito versando sangue, sudore e lacrime per oltre 12 anni. Oggi, dopo otto mesi nei quali abbiamo tentato di negoziare con Facebook in buona fede, ci ritroviamo con l’unica scelta di intentare una causa legale contro di loro
si legge nel comunicato dell’azienda che si occupa di arte.
L’azienda lamenta di non poter più fornire beni e servizi usando il marchio META, perché «esiste il rischio che i consumatori ritengano che i nostri servizi provengano da Facebook». L’azienda ha aggiunto di non voler vedere le sue opere associate a Facebook, definendo il social network «un marchio intrinsecamente tossico».
La cosa allucinante è che non è nemmeno la prima azienda chiamata Meta ad aver fatto causa a Facebook per le stesse identiche ragioni. Era successo anche a novembre dell’anno scorso: all’epoca un’azienda che produce computer – sempre denominata Meta – aveva chiesto un risarcimento di 20 milioni di euro a Facebook.