Infine la crisi dei semiconduttori è venuta a bussare anche alle porta di Apple. L’azienda sarebbe stata costretta a rivedere gli obiettivi di produzione dell’iPhone 13 a ribasso, proprio per l’assenza dei componenti necessari – scrive Bloomberg in queste ore.

Apple si era data l’obiettivo di produrre 90 milioni di iPhone entro la fine del 2021. Non ce la farà: il colosso americano è stato costretto a tagliare 10 milioni di unità, che equivalgono ad un po’ più del 10% della produzione stimata. Bloomberg punta il dito contro i ritardi di due partner: Broadcom e Texas Instruments.

Le due aziende forniscono alcuni chip fondamentali per il funzionamento del display, della tecnologia Face ID e della ricarica wireless, tra le altre cose.

Per il momento la filiera di produzione del SoC proprietario A15 – affidata al partner TSMC – resiste senza problemi. Solamente pochi mesi fa, Apple era stata descritta come una delle aziende tech più abili nel mitigare le conseguenze della crisi dei semiconduttori, specie grazie alla lungimiranza di creare canali prioritari con alcuni dei suoi partner più importanti.

In occasione della pubblicazione dei risultati finanziari del terzo trimestre, Tim Cook aveva avvisato gli investitori in termini piuttosto esaustivi: la crisi dei chip, presto o tardi, avrebbe avuto un impatto anche sulla capacità di produzione di Apple. Sembra che quel momento sia arrivato.