Un’intera squadra di polizia irrompe sul posto a caccia di cannabis, dopo settimane di indagini. Pensavano di trovare l’ennesima piantagione illegale, ma invece si sono trovati davanti ad una colossale mining farm di criptovalute. Succede nella periferia di Birmingham, in Regno Unito.

I campanelli d’allarme c’erano tutti: un grande stabilimento allacciato abusivamente alla rete elettrica, un continuo avanti e indietro di persone sospette, i sensori dei droni in tilt per l’eccesso di calore registrato sul tetto, i cavi e, quindi, un sistema di ventilazione molto sospetto. Sono tutti indizi che normalmente fanno pensare ad una piantagione illegale, dato che la maggior parte della cannabis viene coltivata al chiuso (‘in door’), grazie all’uso di luci artificiali e potenti sistemi di ventilazione.

Ma una volta fatto irruzione, le forze dell’ordine hanno semplicemente trovato decine di Antiminer S9, delle macchine usate per il mining. Il mining di criptovalute nel Regno Unito non è illegale. Allacciarsi abusivamente alla rete elettrica, ovviamente, sì.

Le forze dell’ordine inglesi hanno sequestrato l’equipaggiamento dei miner, ma in assenza di gravi reati, non hanno arrestato nessuno dei presenti. Ora dovranno risarcire il servizio di rete elettrica per il danno, che potrebbe ammontare a diverse migliaia di sterline.

Nel frattempo, l’Iran ha predisposto un blocco alle operazioni di mining per quattro mesi. La misura straordinaria è stata presa per alleggerire il carico sull’infrastruttura energetica del Paese, attualmente incapace di soddisfare la domanda interna.

Negli Stati Uniti, al contrario, si inizia a lavorare al ‘mining sostenibile’. Un’azienda vuole costruire un’enorme parco fotovoltaico in Montana, ma potrebbe non essere così semplice.