Tim ha deciso di escludere Huawei dalla lista dei fornitori della sua infrastruttura di rete 5G, come scrivono in queste ore Il Sole 24 Ore e Affari Italiani. L’operatore italiano ha deciso di andare all-in sui due storici fornitori europei Ericsson e Nokia. Come spiega Affari Italiani, si tratta delle due aziende che, con i loro componenti, hanno di fatto coperto il 75% della rete 4G di TIM — mentre il restante 25% era di Huawei, ora tagliata fuori dai giochi.

Non è una notizia di secondaria importanza, anzi, rimarca un importante cambio di rotta nelle scelte di geopolitica dell’Italia. Muore così la strategia di equidistanza da Washington DC e Pechino voluta dal Governo Conte, in ragione di un ripristino della storica vicinanza – esclusiva – con il Governo USA.

In origine, Huawei avrebbe dovuto fornire il 40% delle infrastrutture 5G italiane, mentre il 60% spettava alla Ericsson. Con l’uscita dei cinesi dall’equazione, il resto della torta va a Nokia, che negli ultimi anni, proprio con gli investimenti sul 5G, è tornata ad essere uno dei principali leader mondiali sul fronte delle infrastrutture telco.

Per Huawei è l’ennesima doccia fredda: dopo la compromissione del mercato consumer, il colosso cinese è ormai un ospite sgradito nella maggior parte dei Paesi NATO, specie se si parla di infrastrutture strategiche — come le telecomunicazioni.

La lotta degli USA (e degli alleati come l’Italia) a Huawei segna una delle più evidenti politiche di continuità tra la Casa Bianca di Joe Biden e quella di Donald Trump, che della lotta alle aziende cinesi aveva fatto una delle sue principali battaglie. Già a pochi giorni dall’insediamento di Joe Biden era chiaro che la musica non sarebbe cambiata. La segretaria con delega al commercio, Gina Raimondo, si era, infatti, affrettata a dichiarare che gli USA non avevano «alcun motivo per escludere Huawei dall’entity list».