Nel 2020 gli USA sono stati vittime di un pesantissimo attacco di cyberspionaggio che ha toccato praticamente ogni organo governativo, attacco che l’Intelligence a stelle e strisce ha ricollegato immediatamente agli agenti segreti di Vladimir Putin. Stiamo parlando del caso SolarWinds, il quale viene citato adesso tra le cause principali di una nuovissima serie di sanzioni che gli Stati Uniti vogliono imporre alla Russia.
Che i rapporti tra le due superpotenze si stessero scaldando era cosa nota – alcuni parlano addirittura di un ritorno alla Guerra Fredda -, tuttavia quest’ultima sferzata di Washington apre un frangente pericoloso all’interno della diplomazia contemporanea.
Che dietro al caso SolarWinds e alla manipolazione delle elezioni statunitensi del 2016 vi fosse Mosca, è cosa altamente probabile, tuttavia risulta difficile dimostrarlo nei modi opportuni, con il risultato che le attuali sanzioni non fanno altro che appoggiarsi a giustificatissime illazioni.
La Casa Bianca ha quindi multato 32 imprese e individui, ha espulso 10 diplomatici e, dal 14 giugno, proibirà l’acquisto dei titoli di debito russi, una punizione che, a ben vedere, non è poi così severa. Biden starebbe infatti giocando due partite partite parallele: da una parte vuole punire la Russia per le infiltrazioni digitali degli ultimi anni, dall’altra sta cercando di non esacerbare la tensioni, nel tentativo di agevolare un confronto internazionale.
Ora non resta che vedere se la strategia statunitense verrà assorbita anche da altre nazioni, scatenando un effetto domino di sanzioni, o se il Mondo accoglierà l’episodio come un semplice gesto dimostrativo del presidente Joe Biden.
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