Robert Williams ha deciso che le scuse non bastano e si è unito alla crescente lista di persone che intentano cause legali contro le forze di polizia statunitensi, ree di fare un uso drammaticamente grossolano delle tecnologie di riconoscimento facciale. L’accusa verrà portata avanti dalla The American Civil Liberties Union, organizzazione non-profit che si impegna a prendersi carico dei casi in cui sono stati violati i diritti civili e le libertà individuali.

L’episodio in cui è incappato Williams è tanto eclatante da averci già spinto a scriverne in passato: l’uomo, afroamericano, è stato trascinato in centrale dalle forze dell’ordine di Detroit perché il suo volto era stato erroneamente associato alle registrazioni sgranate di una rapina.

Non solo il video era inadeguato a effettuare una scansione di riconoscimento facciale, ma gli agenti incaricati del caso hanno anche sottoposto la foto di Williams a una delle guardie del negozio saccheggiato, nonostante questa non fosse presente durante i fatti.

Le stesse autorità hanno definito il processo investigativo come “sciatto” e hanno chiesto scusa all’uomo, tuttavia il problema è tutt’altro che isolato. I sistemi di facial recognition manifestano ancora enormi problemi nell’identificare volti non caucasici, in più la polizia a stelle e strisce non è spesso adeguatamente addestrata per padroneggiare i mezzi con cui viene equipaggiata.

Le forze dell’ordine USA ricevono spesso immensi finanziamenti governativi, i quali vengono riversati sull’acquisto di strumenti e tecnologie che eccedono le competenze o le necessità di quegli agenti che poi dovrebbero utilizzarle, con il risultato che la mole di incidenti è sensibile.

 

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