I concerti in realtà virtuale sono qui per restare

Steve Aoki mentre registra il suo concerto in VR con la tecnologia di Supersphere a Los Angeles.

La realtà virtuale cambierà per sempre l’industria degli eventi. Ne sono convinti i fondatori di Supersphere, un’azienda che si è specializzata nei concerti virtuali, stringendo accordi con Facebook e alcuni dei più importanti artisti di fama mondiale.

Il motto della compagnia? “We immerse fan in what they love”. Certo, l’idea che la realtà virtuale possa giocare un ruolo dirimente nel futuro della musica dal vivo sembra azzardata. Del resto lo dice la parola: dal vivo. Ma se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è che esistono dei fenomeni che solo fino a pochi mesi fa ci sembravano impensabili e che oggi stanno prendendo il via con una velocità disarmante.

Dal 2020 ad oggi i gruppi e cantanti che hanno scelto di traslare i loro concerti nello spazio virtuale non sono pochi, e tra loro troviamo anche artisti del calibro di Billie Eillish. Supersphere ha già organizzato e trasmesso più di 150 concerti in realtà virtuale, portando Post Malone, Kid Cudi e Levis Capaldi sui visori degli utenti di tutto il mondo.

Molti di questi eventi sono stati trasmessi in esclusiva sulla piattaforma dedicata agli eventi in diretta di Facebook: Oculus Venues.

L’esperienza di Altspace

Supersphere non è l’unica azienda ad aver puntato sul connubio tra realtà virtuale e concerti. I primi esperimenti in tal senso vanno ancora più indietro negli anni. In questo uno dei più grandi pionieri è stato Altspace, uno dei primi social network in realtà virtuale. Oggi Altspace è di proprietà di Microsoft, che l’ha salvato da una chiusura già annunciata.

A differenza di altre esperienze in realtà virtuale, Altspace non cerca di replicare il mondo reale. È un ibrido tra un videogioco come Secondlife e un social network. I concerti si tengono all’interno del mondo di gioco, che ha un animo molto fumettoso e sopra le righe. Proprio pochi giorni fa Altspace ha lanciato un appello alle band, nella speranza che sempre più artisti decidano di esibirsi sui suoi palchi virtuali.

Microsoft ha spiegato che durante i primi mesi del Covid-19, il social ha ricevuto migliaia di richieste da aziende e artisti per ospitare eventi all’interno del mondo di gioco. Oggi Altspace ha risposto a questa esigenza creando una nuova sistema per organizzare eventi di qualsiasi natura all’interno del mondo di gioco — anche grazie all’integrazione con i servizi di Eventbrite e Patreon.

Altspace può contare su un portfolio relativamente importante di collaborazioni, ad esempio nel 2016 strinse un accordo con la NBC News per trasmettere il primo dibattito delle presidenziali all’interno del suo mondo virtuale. Un ospite ricorrente è Reggie Watts, cantante satirico famoso per il suo ruolo nel The Late Late Show with James Corden. La sua prima esibizione risale al 2016, quando – dopo aver chiesto al pubblico di ripetere un verso assieme a lui – aveva letteralmente mandato in tilt i server del social in VR.

Non mi ero mai divertito così tanto, è stato davvero bello!

ha raccontato recentemente al magazine Protocol. Nel 2020 è tornato ad esibirsi ben otto volte. Se volete curiosare su Altspace e non avete un visore per la realtà virtuale non c’è problema: ci si può accedere anche da browser, per un’esperienza in 2D.

Dai concerti anche in VR ai concerti per la VR

Supersphere, racconta sempre Protocol, ha iniziato a trasmettere i primi concerti in realtà virtuale solamente tre anni fa. Inizialmente la startup si è aggiudicata alcune collaborazioni con degli eventi dal vivo, ossia concerti pensati per il mondo vero e con un pubblico virtuale ma trasmessi anche online sfruttando la nuova tecnologia. Ora però l’azienda vuole pensare in grande, passando dai concerti trasmessi anche in VR ai concerti nati fin da subito per la realtà virtuale. «Normalmente funziona tutto in un solo giorno di lavoro, ti presenti, predisponi l’attrezzatura, registri e smonti», ha spiegato  Lucas Wilson, CEO della compagnia. «Devi seguire la loro agenda, non funziona al contrario».

Dagli accordi con le case discografiche all’intermediazione con piattaforme come Facebook, Supersphere vuole creare esperienze nate fin dal principio per i visori VR. Per farlo spesso utilizza una tecnologia proprietaria chiamata ArcRunner: l’artista si esibisce su un green screen, a quel punto l’esibizione diventa una tela bianca, i limiti sono solo dettati dalla fantasia del produttore. Questo approccio apre le porte a molte più opportunità, anche sotto il profilo creativo. «Contattiamo gli artisti, produciamo l’evento fin dall’inizio. Siamo noi a dare loro una ragione per esibirsi», continua Wilson. Un domani, grazie ad ArcRunner, Supersphere produrrà esperienze ancora più immersive ed interattive. Un’idea sul tavolo è quella di costruire delle arene virtuali che gli utenti possono esplorare in completa libertà tra una canzone e l’altra.

Supersphere ovviamente non è l’unica azienda ad aver fiutato le potenzialità offerte dalla realtà virtuale per quel che concerne gli eventi in diretta. Citi — un enorme conglomerato americano — ha creato Backstage with Citi in collaborazione con NextVR. Offre esperienze molto simili a quelle della musica dal vivo tradizionale: partecipare ad uno di questi eventi equivale a teletrasportarsi dal proprio divano ad una delle arene più famose del mondo. «Durante una pausa mi sono girato a guardare il resto degli spalti ed ho visto un amico che non vedevo da diverso tempo»,  come ha raccontato un’esperta di eventi virtuali a Wired. Come suggerisce il nome del servizio, un enorme vantaggio offerto da Citi e NextVR è la possibilità di partecipare all’aftershow nel backstage, seguendo gli artisti fuori dal palco —  un’esperienza sempre in realtà virtuale, ovviamente.

Non è facile stabilire se la pandemia abbia creato un’opportunità che prima non esisteva o se al contrario abbia accelerato un fenomeno che, timidamente, stava già iniziando ad emergere. Ora sono sempre di più le aziende del settore che hanno iniziato a sperimentare (e monetizzare) i concerti in diretta streaming, mentre Lucas Wilson della Supersphere è convinto che questo nuovo tipo di eventi raggiunga un pubblico che esisteva da prima della pandemia. «Non tutti possono partecipare fisicamente ai concerti, banalmente per ragioni geografiche», ha detto. «Se Billie Eilish si esibisce a Madrid un enorme, grandissimo, gruppo di persone non potrà esserci, ma non per questo hanno voglia di perdersi lo spettacolo».

Prima del Covid-19 l’industria dei concerti era un gigante da 26 miliardi di dollari che non aveva pressoché nessun incentivo all’innovazione: andava tutto benissimo così com’era. Il 2020 è stato l’anno dei concerti su Twitch, Zoom e YouTube Live. Ora i titani dell’industria hanno per la prima volta visto davanti a loro un mare di nuove possibilità. La realtà virtuale è solo una di queste, ed è decisamente una delle più promettenti. Banalmente perché trasmettere un concerto in streaming offre un’esperienza simile a quella della TV, ma la realtà virtuale, al contrario, permette di immergersi all’interno dell’evento, con un’esperienza molto vicina a quella tradizionale — e per certi versi potenziata all’ennesima.

La realtà virtuale non è (solo) un gioco

Oggi la realtà virtuale non è – in ogni senso possibile – un prodotto HiTech di largo consumo. La percentuale di famiglie che abbia almeno un visore VR è marginale ed è difficile non guardare a questo mondo come un interessante nicchia che deve ancora mostrare il suo vero potenziale.

Nel 2020 al mondo esistevano grossomodo 26 milioni di visori per la realtà virtuale, di questi 5,5 milioni sono stati consegnati nel corso degli ultimi 12 mesi, per un mercato da circa 2,6 miliardi di dollari. Secondo gli analisti, sono numeri destinati a cambiare molto rapidamente.

Eppure le cose stanno cambiando, rapidamente. Sempre più aziende stanno per mettersi in gioco —come Apple con il suo chiacchierato visore per la realtà aumentata—, mentre altre realtà già nel mercato da anni stanno iniziando solo ora a ricalibrare la loro strategia. Fino a pochi anni fa la realtà virtuale era preclusa a chiunque non avesse un potente desktop da gioco. Oggi compagnie come la Oculus hanno iniziato a puntare tutto sui visori stand-alone (e quindi autosufficienti) come l’Oculus Quest.

Se si ascolta da vicino le ultime dichiarazioni di Mark Zuckerberg, è evidente che il fondatore di Facebook abbia delle enormi aspettative nei confronti della realtà virtuale. Soprattutto per usi professionali, ma non solo. Per Zuckerberg la realtà virtuale nei prossimi anni ci offrirà la cosa più vicina al teletrasporto che ci capiterà di sperimentare nel corso della nostra vita. Certo, nessun titano della Silicon Valley ha la sfera di cristallo, e si commetterebbe un errore pensandola diversamente. Eppure è impossibile non notare un forte fermento.

Secondo un report di Citi Research, nel 2025 – complessivamente – l’intera economia legata alla realtà virtuale e aumentata in tutto varrà quasi 700 miliardi di dollari. Gli eventi in VR potrebbero rappresentare una fetta molto importante di questa ricchissima torta.

 

The Gateway è il magazine settimanale di Lega Nerd che vi parla del mondo della tecnologia e dell’innovazione.

 

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