Nelle scorse giornate gli addetti alla gestione del profilo Twitter di Amazon – la cui identità è ignota – sono andati molto sul pesante nel rispondere a tutti coloro che chiedono all’azienda di comportarsi in maniera più responsabile, che sia nell’ottica del trattamento dei dipendenti o in quella dei diritti dei clienti.
La situazione si è dimostrata tanto eccentrica che gli stessi addetti alla sicurezza dell’e-commerce si sono sentiti in obbligo di contattare il social per segnalare una possibile infiltrazione all’interno dell’account aziendale.
I messaggi inviati tra il 23 e il 25 di marzo sono stati interpretati dai tecnici di Amazon come “attività sospette” “gratuitamente antagonistiche”, capaci di danneggiare il brand. A suscitare ulteriore perplessità è il fatto che i messaggi incriminati siano stati inviati dalla Twitter Web App e non da Sprinklr, media organizer solitamente adoperato dal team delle relazioni pubbliche.
Stando alla testata The Intercept, il social avrebbe quindi risposto con tono affilato, archiviando la richiesta di controlli semplicemente facendo notare come l’atteggiamento del profilo fosse continuativo e coerente, per nulla legata a infiltrazioni esterne.
Non solo la scelta di comportarsi come troll internettiani sarebbe dunque consapevole, ma, stando a quanto riferiscono alcune testate, una politica tanto aggressiva sarebbe stata imposta direttamente da un Jeff Bezos particolarmente adirato.
Tra gli interventi Twitter che hanno fatto molto discutere è entrato nella storia quello in cui Amazon ha negato che i suoi dipendenti siano costretti a orinare nelle bottigliette d’acqua a causa del poco tempo a disposizione durante i loro turni lavorativi. Un dettaglio grottesco che però è stato testimoniato da diversi giornalisti.
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