Nel pomeriggio di ieri, lunedì 22 marzo, un uomo ha esploso colpi di fucile sulle persone addensate all’interno di un negozio di Boulder, Colorado, USA, mietendo dieci vittime. In quegli attimi, Dean Schiller ha avviato una livestream su YouTube con l’intenzione di documentare ogni minuto della sparatoria. La diretta è durata circa tre ore ed è ora ancora caricata sul portale, con gli admin che si dimostrano restii a rimuovere il video.

A seguito della tragica sparatoria di ieri, un video dell’incidente ripreso da un testimone è stato rivelato dai nostri team. Sebbene i contenuti violenti pensati per scioccare o disgustare gli utenti non siano permessi su YouTube, il portale concede spazio ai video capaci di fornire informazioni o dal contesto documentaristico. Abbiamo applicato una restrizione anagrafica al contenuto e continueremo a monitorare la situazione,

ha riferito a varie testate Elena Hernandez, portavoce del sito.

Schiller, autoproclamato “giornalista partecipativo”, non solo è rimasto nella zona degli accadimenti nonostante le richieste delle autorità, ma ha passato le ore a discutere in tempo reale le tattiche della polizia, ha ripreso i corpi morti caduti al suolo e si è dilungato in soliloqui in cui teorizzava a braccio l’identità dell’attentatore.

A suo modo ha prodotto un documento storico, ma con un atteggiamento pregno di leggerezze poco professionali, con il risultato che molti lo accusano di essersi dato a del macabro voyerismo con l’intenzione di accumulare visualizzazioni sul proprio canale.

Il livestream della sparatoria è stato seguito da più di 30.000 persone e la pagina YouTube ha ospitato circa 585.000 spettatori. Nel dubbio, dunque, molti chiedono che le riprese vengano archiviate nelle opportune sedi, sottolineando che i social non siano un luogo opportuno in cui caricare video che, a questo punto, potrebbero semplicemente fornire visibilità all’assassino.

Si tratta di un argomento spinoso: da una parte c’è il diritto di cronaca, dall’altro il fatto che molti attentatori indulgano narcisisticamente nella celebrità offerta loro dalla trasmissione dei crimini, con la possibilità che altri finiscano col desiderare di emularne le dinamiche.

 

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