WhatsApp non ha gestito benissimo l’aggiornamento delle sue policy, almeno non sul piano della comunicazione, e l’India è solamente l’ultimo dei molti soggetti che hanno sviluppato forti timori a riguardo della violazione della privacy degli utenti. A differenza dell’utente medio, però, il Paese guidato dal Primo Ministro Narendra Modi ha un’influenza economica tale da poter riuscire a esercitare un’effettiva influenza sul come verrà gestita l’app di messaggistica.

L’India è infatti seconda solamente alla Cina, per quanto riguarda il potenziale di crescita dei social media e Facebook Inc. potrebbe quindi essere tentata dal rinunciare ai suoi piani aziendali, pur di non inimicarsi la nazione.

A complicare la cosa, poi, c’è il coinvolgimento dei tribunali, con la concreta possibilità che la corte possa accogliere effettivamente le richieste dell’establishment, riconoscendo come illegale l’aggiornamento sul trattamento dei dati.

Non un’opzione remota, se si considera che i potenti dell’India si sono scritti delle norme che li mettono nella posizione di avere in mano le redini di tutto ciò che si avvicina alla Rete, WhatsApp compreso.

Negli anni recenti i social media sono stati usati da miliardi di persone di tutto il mondo e, oggi, milioni di indiani sono dipendenti da WhatsApp. Per questo, le informazioni che dovrebbero essere personali sono condivise a livelli enormi. Questo tipo di dati sarebbe molto vulnerabile, se i giganti del social media dovessero decidere di vendere o sfruttare le informazioni sensibili degli utenti girandole a terze parti,

recitano i carteggi consegnati al tribunale.

 

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