Google e Facebook fanno lobby per assicurarsi che gli USA non seguano l’esempio dell’Australia chiedendo loro di retribuire il giornalismo, ma Microsoft si schiera dalla parte di Democratici e Repubblicani per “detronizzare questi re del digitale”.

Il presidente di Microsoft, Brad Smith, è d’altronde sempre stato favorevole all’introduzione di normative che andassero in sostegno agli editori locali, supportandole esplicitamente sia nel caso australiano che in quelli europei.

Non stupisce quindi che Smith abbia testimoniato oggi a una seduta del Congresso, manifestando tutta la sua approvazione nei confronti di un possibile disegno di legge che sembra in grado di unire ogni singola fazione politica degli Stati Uniti nella lotta contro le Big Tech dei social.

Google ha anticipato la mossa di Microsoft pubblicando sul proprio blog un post aggressivo-passivo titolato Il nostro costante impegno nel supportare il giornalismo, post in cui non sono mancate frecciatine esplicite nei confronti del proprio competitor.

L’ultimo attacco segna un ritorno di Microsoft alle sue tattiche storiche e non è una coincidenza che il recente interesse di Microsoft nel colpirci arrivi in coda all’attacco SolarWinds, nel momento in cui ha permesso che decine di migliaia di suoi clienti […] venissero hackerati attivamente a causa di significative vulnerabilità di Microsoft,

Microsoft, insomma, starebbe fronteggiando Google e Facebook per imbonirsi l’opinione pubblica e il Governo, così che non si guardi troppo al disastroso cyberattacco che ha colpito Microsoft Exchange. Kent Walker, autore del post, sottolinea inoltre l’ipocrisia dell’improvvisarsi paladini del giornalismo quando i propri siti mandano a casa i propri reporter per sostituirli con una IA.

Quello che omette la sfuriata di Google è che, tra le Big Tech in questione, Microsoft sia quella che ha meno da perderci nel veder passare queste nuove norme di legge, quindi è solamente naturale che non veda l’ora di aiutare i legislatori.

 

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