Birmania, i filo-militari usano TikTok per minacciare i manifestanti

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La Birmania è sconvolta da un colpo di Stato e i manifestanti che vogliono tornare alla democrazia vengono intimiditi con video di TikTok.

L’assalto dei militari al potere è avvenuto il primo febbraio e, man mano che il tempo passa, i toni si fanno sempre più accesi. Facebook e Twitter sono ormai oscurati dall’establishment del Paese, ora rappresentato dall’esercito, tuttavia TikTok è ancora attivo, anche se alcuni dei video caricati sulla piattaforma sono tutt’altro che incoraggianti.

Il panorama descritto dalla testata britannica The Guardian è infatti pregno di personaggi vestiti con indumenti militari che si lanciano in invettive esplicite, magari sventolando pistole verso l’obiettivo della videocamera.

Difficile a dirsi se questo movimento propagandistico sia orchestrata dall’alto o se stia dando voce ai supporter radicali del colpo di stato – probabilmente una commistura delle due -, tuttavia alcuni dei “tiktoker” in questione sembrano effettivamente far parte dei ranghi dell’esercito.

Molti di questi cercano visibilità internazionale e adoperano le hashtags #lilhuddy e #addisonre, tag dei social-vip Chase Hudson e Addison Rae, per garantire maggior risalto alle proprie produzioni tossiche.

Htaike Htaike Aung, la direttrice esecutiva del Myanmar ICT for Development Organization, gruppo che lotta per i diritti digitali, riporta di aver visto personalmente più di 800 clip pubblicati con chiare intenzioni intimidatorie.

La cosa è divenuta tanto sistemica che, fino a qualche giorno fa, sull’app di video-social era possibile caricare sotto al proprio video un brano musicale che incitava i militari a sparare sulla folla. Cosa che, per altro, sta già facendo di suo senza bisogno di essere incoraggiata.

TikTok prende ovviamente le distanza dall’ultraviolenza dimostrata da questi utenti e ne rimuove i video non appena riesce a intercettarli, tuttavia i gruppi per la difesa dei diritti umani accusano l’azienda cinese di essere poco efficiente nel controllare i contenuti caricati sulla sua piattaforma e chiedono sia aperto un team di admin locale, nonché che il social inizi a coinvolgere dei fact checker nel suo organico.

 

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