Twitter vorrebbe puntare a un format in cui ogni utente sia in grado di selezionare i propri algoritmi da una lista, in stile “app store”.

Il CEO del social, Jack Dorsey, ha confessato agli investitori dell’azienda di star immaginando una piattaforma “decentralizzata” per la quale non saranno le singole Big Tech a determinare la politica editoriale dei rispettivi siti, piuttosto saranno gli iscritti a scegliere cosa vedere.

“É in questo modo che saremo competitivi”, ha detto durante la call, sottolineando come un simile approccio garantirebbe al social network l’accesso a un “più ampio corpus di conversazioni” e, pertanto, di contenuti.

Le opzioni messe sul tavolo sono quelle di algoritmi creati internamente da Twitter o, in alternativa, la raccolta di codici programmati da parti terze in un “marketplace“, con tanto di classifiche e raccomandazioni del pubblico che andrebbero ulteriormente a fomentare la partecipazione degli utenti.

In vero, dietro a una simile scelta c’è anche il desiderio da svicolarsi da una situazione politica e amministrativa sempre più pressante, quella dei Governi che vogliono iniziare a considerare gli amministratori dei social come responsabili di ciò che viene pubblicato sui loro portali.

Dorsey non evita l’argomento, anzi evidenzia come una simile decentralizzazione sarebbe in grado di “affrontare alcuni dei problemi” che potrebbero nascere dalla cancellazione della Section 230, salvacondotto statunitense che impedisce alle aziende digitali di finire nei guai per i contenuti che ospitano.

Twitter sta lavorando a un progetto di decentralizzazione degli algoritmi da quasi un paio di anni, il progetto Bluesky, ma sembra che le evoluzioni socio-politiche degli ultimi mesi abbiano imposto una forte accellerata alla ricerca, con Twitter che si è messa ad arruolare nuovi project manager.

 

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