Amazon Games proprio non riesce a partire, secondo a decine di insider sarebbe colpa di una dirigenza impreparata e boriosa.

A sostenerlo è la testata economica Bloomberg, la quale ha cercato di capire cosa trattenesse la branca gaming di Amazon e lo ha fatto intervistando 30 dipendenti ed ex-dipendenti dell’azienda. Tutti hanno chiesto di essere protetti da anonimato per evitare ritorsioni o ostracismi.

Molti dei personaggi interpellati sussurrano coralmente lo stesso nome: Mike Frazzini. Dopo aver fatto carriera nella sezione libri di Amazon, Frazzini ha ottenuto la posizione di vice-presidente nel settore Amazon Games, nonostante non possa vantare alcuna esperienza nel settore dei video games.

Nel tentativo di compensare le sue mancanze, ha promosso una portentosa campagna di head hunting e si è circondato di professionisti, creativi e dirigenti di massimo livello raggranellati dai rami più prestigiosi della concorrenza. Peccato che, a dire dei testimoni, si sia sempre rifiutato di prestare loro orecchio.

Frazzini manca della consapevolezza videoludica necessaria a comprendere le dinamiche dello sviluppo e programmazione di nuovi titoli ed è notoriamente più interessato a imitare i trend che a esplorare nuovi frangenti.

La radice del problema è comunque più profonda e ha a che vedere con una cultura aziendale di Amazon, una cultura che basa tutti i suoi progetti su un’analisi profonda di dati e analitiche.

Stando a quanto riportato dagli insider, in Amazon Games a essere premiata è l’adesione all’approccio aziendale, non l’esperienza, le competenze o la creatività. Dopotutto, la Big Tech vede i video games come uno stimolo con cui trascinare gli utenti verso l’ecosistema di Amazon Prime, non come prodotti di intrattenimento nati dalla passione dei game designer.

Di positivo c’è che tutti coloro sotto Frazzini possono vantare condizioni di lavoro eccezionali: ricevono il doppio dello stipendio di mercato, vengono premiati con azioni Amazon, gli viene raramente chiesto di fare straordinari e gli sono concesse deadline flessibili.

Allo stesso tempo, i dipendenti non hanno alcun incentivo finanziario che li spinge a perseguire obiettivi. I loro bonus sono legati all’anzianità nell’azienda e molti, vedendo l’aria che tira, preferiscono ormai dare priorità alla conservazione del posto, piuttosto che combattere per stravolgere le claudicanti prospettive della sezione.

 

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