The Mandalorian 2, la recensione del sesto episodio

The Mandalorian 2 recensione del sesto episodio cover

La nostra recensione del sesto episodio di The Mandalorian 2, che diretto da Robert Rodriguez ci avvicina al finale di stagione.

Questa recensione del sesto episodio di The Mandalorian 2 si apre con l’ennesima conferma di un singolo fatto: la seconda stagione della serie è molto più compatta/coesa della prima e soprattutto molto più consistente nel ritmo. Favreau e squadra sembrano aver trovato la quadra e di settimana in settimana non smettono più di stupire.

Sì, perché comunque dopo il precedente episodio (clamoroso) ce la aspettavamo tutti una puntata di stanca, specie dopo la conferma di una durata esigua per questo capitolo 14, sui circa trenta minuti.

E invece no, breve ma intenso. Al netto di qualche situazione costruita troppo vistosamente ad hoc per favorire determinati eventi, questo episodio è semplicemente un ulteriore orgasmo per un fandom che con The Mandalorian è probabilmente in overdose.

Prima di continuare e andare nel dettaglio dell’episodio, sottolineo che farò spoiler e riferimenti sugli episodi precedenti, cercando invece di essere molto attento a non fare particolari anticipazioni sull’episodio di questa settimana. Foste rimasti indietro, qui avete le recensioni precedenti, visto che copriamo la serie di settimana in settimana.

 

the mandalorian 2, poster
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mandoroby

 

The Mandalorian 2 Grogu

 

Con il ritorno di Ahsoka, interpretata dalla splendida Rosario Dawson, lo scorso episodio ha chiaramente fatto esplodere l’internet, giustamente. Da una parte perché si tratta del personaggio più amato del canone secondario, quindi esalta a priori, dall’altra perché il lavoro fatto sul passaggio al live action del personaggio è stato estremamente credibile e fedele al materiale originale (The Clone Wars e Rebels).

La direzione e la scrittura di Dave Filoni hanno determinato una puntata davvero stupenda, che approfondisce finalmente Yodino (ora Grogu) e esalta tutto il sacro di Star Wars, compiacendosi in una marzialità che traspare chiaramente dai tempi, dagli scontri e dalle immagini, con relative chiare influenze e citazioni. Si può giusto obiettare una certa caduta di stile sul pretesto che chiude quella parentesi, pretesto che però ci porta agli eventi (esaltanti) di questa settimana.

In questo capitolo, il quattordicesimo, titolato “La tragedia”, Din e Grogu arrivano subito su Tython (senza tappe intermedie, attenzione!), il pianeta indicato da Ahsoka dove il bambino può riconnettersi con la Forza attraverso le rovine di un tempio Jedi. Le cose, ovviamente, manco a dirlo, non vanno esattamente come previsto.

 

The Mandalorian 2 seeing stone

 

Questo è chiaramente un episodio che dimostra del coraggio

Fermandomi qui con le anticipazioni in questa recensione del sesto episodio di The Mandalorian 2, voglio iniziare col dire che questo è chiaramente un episodio che dimostra del coraggio. Qualcosa può essere abbastanza scontata (decisamente non tutto) sul piano narrativo, rispettando svolte viste e riviste in vari medium e vari racconti di questo tipo, ma portare avanti determinate scelte – prevedibili o meno che siano – richiede anche una certa dose di audacia rispetto alla sensibilità dello spettatore.

Nel rinsaldare e arricchire progressivamente il rapporto paterno di Mando verso Grogu, Favreau avvia un saliscendi che imbraccia pienamente la conclusione della stagione, con tanto di cliffhanger per alzare la posta in gioco, bloccando i binari della direzione finale e lasciando spazio a qualche twist lungo il cammino. É anche la conferma che la serie abbia trovato nel racconto una dimensione orizzontale solida (l’intreccio si stende tra gli episodi), per quanto accompagnata spesso in maniera poco elegante.

Questo rimane estremamente importante se si vogliono evitare parentesi di stanca e si vuole costruire quella fame, quell’interesse, che alimenta l’ambizione e spinge a continuare la visione di settimana in settimana.

 

The Mandalorian 2, la recensione del sesto episodio Esposito

 

A proposito di poco elegante, come accennato sopra qualche passaggio anche qui fa troppo chiaramente da pretesto, correggere la cosa era semplice e non averlo fatto è stato ingenuo, ma direi che ci possiamo passare sopra, visto che non rovina l’impatto o la riuscita complessiva.

Nel dare la spinta decisiva per gli eventi del season finale, questo capitolo 14, diretto da Robert Rodriguez (Alita, Spy Kids), si rivela pure un episodio molto ben ritmato, complice il minutaggio quasi da serie animata che per forza di cose comprime il tutto ed evita possibili diluizioni. Non è però solo questo che rende questa una puntata molto valida, ma pure l’abbondanza di azione contribuisce molto, distinguendosi dal resto visto in The Mandalorian per la brutalità e la fisicità generale.

L’arrivo di un personaggio specifico, in una determinata forma, farà letteralmente impazzire chiunque, specie i fan che capiranno immediatamente l’andazzo a riguardo. Parlo di un ritorno che più solido e tamarro non si poteva (scusate il francesismo, ma qui è appropriato), con più di qualche chicca/rimando, e l’esaltazione per l’azione di questa puntata è per il 99% in funzione di questo grande comeback, chiamato da anni e finalmente avveratosi.

 

The Mandalorian 2 recensione sesto episodio mitragliatrice stormtrooper

 

Un’ultima nota per la colonna sonora, con il lavoro di Ludwig Göransson che già negli episodi precedenti spiccava, diventando però qui quasi protagonista nel sottolineare i momenti topici dell’episodio, in un modo simile a come accentuava l’impatto delle parentesi migliori della terza puntata (quella con Bo-Katan, per intenderci).

La capacità sta sia nell’accompagnare con rispetto il tono fantasy, il solenne dell’immaginario, sia nel fare da carburante alle scene maggiormente concitate, nel secondo caso in maniera sempre molto riconoscibile (basta aver visto Tenet per farsi un’idea, per dire). L’accompagnamento musicale costante è buona parte dell’anima di questo piccolo fenomeno televisivo, e la cosa non va dimenticata.

Insomma, di nuovo un episodio promosso con convinzione, preludio di un season finale che si preannuncia mozzafiato. Due capitoli al punto d’arrivo, e probabilmente il meglio deve ancora arrivare.

This is the way.

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