Qualcuno volò sul nido del Cuculo: il trionfo degli outsider

Miloš Forman

Ecco i motivi per cui, a distanza di 45 anni, Qualcuno volò sul nido del Cuculo è un film ancora attuale e d’ispirazione.

Con l’uscita della serie TV Netflix intitolata Ratched, e dedicata all’infermiera sadica protagonista di Qualcuno volò sul nido del Cuculo, diversi appassionati avranno avuto voglia di rivedere il film cult con Jack Nicholson. E c’è da dire che, nonostante i suoi 45 anni di età, si tratta di un lungometraggio ancora denso di significati attuali.

Da un cast eccezionale, fino ad arrivare al romanzo che lo ha ispirato, Qualcuno volò sul nido del Cuculo è ricco di elementi che si possono analizzare per capire ciò che ha di speciale e cosa rende così attuale questo film, anche a distanza di decenni.

Ecco alcuni spunti.

 

 

 

Il romanzo

qualcuno volò sul nido del cuculo

Nel 1962 Ken Kesey pubblicò il libro che ha ispirato il film. L’autore lavorò per un periodo della propria vita come inserviente in un ospedale per veterani di guerra in California. L’attenzione di Kesey per gli istituti psichiatrici faceva parte di un movimento generale che, negli anni Sessanta, iniziò a denunciare ed a chiedere una riforma delle strutture ospedaliere specializzate, e del modo di trattare le malattie mentali.

Sappiamo che la rivoluzione culturale che portò alle proteste del ’68 in tutto il Mondo parte da lontano, e raccoglie un po’ tutte le basi di contestazione alla società contemporanea. Quel movimento non riuscì a concretizzare quella rivoluzione portata avanti  a volte più in teoria che in pratica, ma cambiò la sensibilità comune.

 

 

Ed un aspetto positivo degli anni Sessanta fu anche un modo differente di approcciarsi alla malattia mentale.

Il romanzo di Kesey fu una delle basi narrative su cui si costruì la sensibilità della società americana su una questione come la malattia mentale, considerata per tutta la metà precedente del Ventesimo secolo come piuttosto secondaria.

La dignità, l’attenzione, ed il cambio di approccio nei confronti della malattia mentale parte un po’ anche dal romanzo di Ken Kesey, e da quella sua esperienza in un ospedale per veterani, che influenzò profondamente lo scrittore di Qualcuno volò sul nido del Cuculo.

 

 

 

Il titolo

qualcuno volò sul nido del cuculo

Il Cuculo è un uccello noto per occupare i nidi altrui. Nel gergo americano il cuckoo’s nest, ovvero il nido del Cuculo, è un modo per indicare i manicomi.

Esiste una filastrocca a riguardo che è uno degli elementi di base del romanzo, e che recita

Uno stormo di tre oche, una volò ad est, una volò ad ovest, una volò sul nido del cuculo.

Colui che vola sul nido del cuculo in questo caso è Randle, il personaggio che smaschererà ciò che accade all’interno del nido/manicomio, prendendo coscienza del modo in cui vengono trattati i malati mentali nelle strutture.

Il titolo stesso del romanzo e del film vuole fare intendere come un sistema pre-ordinato si possa completamente sconvolgere se, al suo interno, viene inserito un elemento di totale rottura. E la figura di Randle Patrick McMurphy, il personaggio interpretato da Jack Nicholson, è proprio questo.

 

 

 

Randle McMurphy/ Jack Nicholson

qualcuno volò sul nido del cuculo, jack nichoslon

Il protagonista del romanzo e l’interprete del film sono gli elementi di rottura della storia. I personaggi ospitati all’interno del manicomio non avrebbero mai preso coscienza della loro vera condizione, e non si sarebbero mai ribellati se non avessero avuto McMurphy a far loro conoscere un altro modo di stare al mondo.

L’influenza maggiore il personaggio di Randle la dà al character di Billy

L’influenza maggiore il personaggio di Randle la dà al character di Billy, il balbuziente che, inibito inizialmente dall’infermiera Ratched, grazie a McMurphy trova il coraggio di approcciarsi alle donne (il giovane è condizionato dall’ascendente della madre e della stessa Ratched, vive perciò una sorta di complesso edipico irrisolto), per poi pagarne le conseguenze in maniera drammatica.

Chiaramente non si può escludere anche il character di Bromden, l’indiano a cui McMurphy dona il coraggio di uscire da uno stato di passività costante, per decidere cosa farne della sua vita, e non solo, in un finale che è entrato nella storia della cinematografia.

A impreziosire le caratteristiche del personaggio è stata l’interpretazione di Jack Nicholson, che inizialmente non avrebbe dovuto interpretare il character. Kirk Douglas, che produsse il lungometraggio, voleva inizialmente interpretare lui stesso McMurphy, ma sembra che fu lo stesso figlio Douglas a dissuaderlo.

Dopo vari attori presi in considerazione, tra cui Marlon Brando, fu proprio Jack Nicholson il prescelto per la parte.

Nicholson riuscì a donare al personaggio quel misto di anarchia, consapevolezza e lucida follia che ha bucato lo schermo, grazie anche ad una capacità espressiva che, pochi anni dopo, l’attore avrebbe reso ancora più preziosa per il ruolo di un vero e proprio schizzato leggendario: il Jack Torrance di Shining.

 

 

 

Un cast d’eccezione

qualcuno volò sul nido del cuculo

Danny DeVito e Christopher Lloyd sono i due nomi che più spiccano tra quelli che compongono il cast degli altri protagonisti del film. Ma le performance di Will Sampson come Bromden, Brad Dourif nei panni di Billy Bibit e di Vincent Schiavelli come Bruce sono alcuni dei tasselli più preziosi che hanno reso grande questo film.

Il gruppo degli ospiti del manicomio riesce a caratterizzarsi in maniera forte, nonostante il minutaggio non consenta a tutti di spiccare e di poter dare la giusta attenzione ad ogni character.

Ma questi attori e tutto il resto del cast riescono a caratterizzare i loro personaggi in maniera forte grazie ad un’espressività incisiva, e ad alcuni elementi particolari capaci di distinguerli (dai tic nervosi, ai comportamenti al limite).

 

 

 

Le influenze

Cattivi

Mettete insieme un cocktail che mischia elementi di Joker, Suicide Squad, Shutter Island e Psyco, e otterrete Qualcuno volò sul nido del Cuculo.

Questo film è denso di caratteristiche che sono alla base di tanti lungometraggio precedenti e successivi.

Il personaggio di Billy, con il suo rapporto represso nei confronti della madre e della stessa infermiera Ratched, non può che ricordare il Norman Bates di Psyco. In questo caso parliamo di un’influenza subita dal romanzo e dal film. Forse non a caso il libro ed il lungometraggio Psyco uscirono rispettivamente nel 1959 e 1960, solo due anni prima che venisse pubblicato il romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo. Ken Kesey potrebbe quindi essere stato influenzato dall’opera di Hitchcock e Robert Bloch.

Ma, se andiamo ad analizzare diversi film, usciti anche diversi decenni dopo rispetto a Qualcuno volò sul nido del Cuculo, possiamo notare come dei singoli, o anche più elementi del lungometraggio, stanno alla base di certe pellicole.

Nel personaggio di Andrew di Shutter Island, interpretato magistralmente da Leonardo DiCaprio, soprattutto nel finale, possiamo avvertire l’influenza di Qualcuno volò sul nido del Cuculo.

Nel personaggio di Andrew di Shutter Island, interpretato magistralmente da Leonardo DiCaprio, soprattutto nel finale, possiamo avvertire l’influenza di Qualcuno volò sul nido del Cuculo. Il personaggio, prima di essere lobotomizzato, chiede al dottor Sheehan se secondo lui sarebbe peggio vivere da mostri o morire da persone per bene. Sembra quasi di avvertire la presenza di Randle McMurphy a influenzare il character interpretato da DiCaprio.

Suicide Squad è, invece, il primo cinecomic blockbuster che ha messo al centro un gruppo di outsider accomunati da problemi e poteri particolari. Il penitenziario di Belle Reve in cui vengono rinchiusi i protagonisti è anche una sorta di manicomio, un po’ come l’Arkham Asylum di Gotham City.

Proprio l’Arkham Asylum fece il suo esordio nei fumetti di Batman nel 1974, un anno prima dell’uscita del film Qualcuno volò sul nido del Cuculo, ma dodici anni dopo l’esordio del romanzo.

I personaggi rinchiusi a Belle Reve, così come nell’Arkham Asylum, sono sì dei criminali, ma anche delle figure isolate dalla società ben prima di diventare dei villain. La criminalità e la follia omicida sono lo sbocco della loro incomprensione.

E sotto questo punto di vista Suicide Squad aggiunge un punto in più di comunanza con Qualcuno volò sul nido del cuculo: la forza dell’aggregazione tra outsider. Da Umbrella Academy a IT negli ultimi anni questo tipo di storie sono state riscoperte sul grande e piccolo schermo, ma uno dei primi grandi esempi a riguardo è stato proprio il film con Jack Nicholson protagonista.

 

 

 

Joker

joker 2

E, infine, la connessione tra Qualcuno volò sul nido del Cuculo e Joker è uno dei paragoni che non può non scattare. Se consideriamo che il film con Joaquin Phoenix protagonista ha ridato attenzione alla malattia psichiatrica a livello mainstream, questo grande giro non può non riportarci indietro a quel 1975, quando Qualcuno volò sul nido del Cuculo arrivò nelle sale cinematografiche e portò l’anno dopo Jack Nicholson a vincere il premio Oscar per l’interpretazione di Randle McMurphy.

 

 

Lo stesso Phoenix in questo 2020 ha ottenuto un Oscar per la sua performance nei panni del malato psichiatrico Arthur Fleck. Curiosamente Joker rientra in questo cortocircuito di riferimenti anche nella performance di Jack Nicholson nei panni del pagliaccio del crimine.

Quando nel 1989 Nicholson interpretò Joker in Batman, nella scena finale che vede lo scontro tra il villain ed il cavaliere oscuro sul campanile della cattedrale, l’attore fece questa battuta: “È proprio un destino, stavolta nel nido mi è volato un pipistrello!”

 

 

 

Ratched

ratched

Non potevamo non concludere con il personaggio che ha fatto scattare di nuovo l’attenzione per Qualcuno volò sul nido del cuculo. L’infermiera Ratched è stata magistralmente interpretata da Louise Fletcher, che conquistò un Oscar alla migliore attrice protagonista nel 1976 grazie alla sua performance.

Il passato difficile del personaggio influenza il suo modo di agire nei confronti dei pazienti dell’ospedale psichiatrico. Ratched non si scompone, è quasi sempre gelida e sottile anche nel modo in cui incute terrore sui pazienti (vedasi la scena finale in cui distrugge mentalmente Billy).

 

recensione di Ratched

 

Nella serie TV Sarah Paulson ha il difficile compito di provare a far rivivere il personaggio sullo schermo, donandole ancora più sfaccettature. E, considerando che, così come abbiamo notato, i riferimenti e le influenze quando si parla di Qualcuno volò sul nido del cuculo non mancano affatto, fa effetto pensare che dodici anni dopo l’uscita del film in sala, e 25 anni dopo la pubblicazione del romanzo, nel 1987 Stephen King rese famosa un’altra infermiera schizzata: stiamo parlando di  Annie Wilkes di Misery.

Non a caso, sia Louise Fletcher nei panni di Ratched che Kathy Bates nei panni di Annie Wilkes vinsero l’Oscar per aver interpretato due infermiere psicopatiche. E l’ultima stagione di Castle Rock, uscita l’anno scorso, è dedicata proprio alla genesi di Annie Wilkes.

Sembra esserci una strana fascinazione nei confronti delle infermiere schizzate, un ossimoro tra la figura di supporto per eccellenza nei confronti degli esseri umani, ed il cortocircuito nevrotico capace di renderle serial killer.

Sarà questo un tema che verrà sicuramente sviluppato in futuro sul piccolo e grande schermo, senza perdere di riferimento l’infermiera Ratched e Qualcuno volò sul nido del Cuculo, due pilastri narrativi ed immaginari della nostra cultura popolare.

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