La recensione di Umbrella Academy 2, la serie TV Netflix disponibile da oggi e tratta dall’omonimo fumetto di Gerard Way e Gabriel Bá. Netflix alza l’asticella e ci regala una seconda stagione quasi perfetta.

La famiglia Hargreeves è pronta a riunirsi sul piccolo schermo. Dopo averli lasciati alla fine della prima stagione in procinto di salvare il mondo dall’Apocalisse ma ad un prezzo altissimo, adesso Luther, Diego, Allison, Klaus, Five, Ben e Vanya, si ritrovano catapultati negli anni ’60 a Dallas. Un’epoca molto differente dal loro 2019 e dove la vita non sarà facile per nessuno di loro. Ma, soprattutto, i problemi sono davvero finiti? Assieme alla recensione di Umbrella Academy 2 andiamo a fare un po’ il punto di quanto aspettarci – ovviamente senza spoiler – da questa seconda stagione.

Sbarcato lo scorso Febbraio 2019 su Netflix, Umbrella Academy è tratta dall’omonimo fumetto – in Italia edito Bao Publishing – creato dal frontman del gruppo My Chemical Romance Gerard Way e dall’illustratore Gabriel Bá. La serie è composta da tre volumi: La suite dell’Apocalisse, Dallas e Hotel Oblivion. Il quarto volume è in pubblicazione per il 2021.

 

recensione di Umbrella Academy 2

 

 

 

Dal fumetto alla prima stagione

La serie TV, creata da Steve Blackman, si basa indubbiamente sul fumetto, già secondo la divisione dei volumi in cui questo si presta: infatti, la prima stagione è tutta incentrata sull’Apocalisse, sulle vere capacità di Vanya e su… un violino. La seconda, invece, come focus principale ha Dallas, unico luogo dove viene ambientata la serie; e sappiamo tutti benissimo quale importantissimo e tragico avvenimento storico si è compiuto a Dallas negli anni ’60.

 

Nonostante questo, vi accorgerete fin dall’inizio della prima stagione, per non parlare della seconda, che le differenze con il fumetto sono moltissime, prendendo strade completamente diverse. Questo è un male? Non necessariamente, anzi, in questo caso il tutto va a vantaggio della serie. La storia principale del fumetto è tra le più complesse. Non è semplice attuare una trasposizione di questo tipo, soprattutto abituati a trasposizioni assai più semplici e spesso e volentieri con risultati che sono poco più che mediocri.

 

recensione di Umbrella Academy 2

 

Steve Blackman riesce a mantenere viva l’anima e l’atmosfera dell’opera originale

Steve Blackman riesce a mantenere viva l’anima e l’atmosfera dell’opera originale. Non ne intacca la fedeltà da questo punto di vista che ci inspira immediatamente quel mondo completamente folle, paradossale e anche un po’ gotico partorito dalla mente di Way; al tempo stesso da al racconto per immagini tutta una sua dimensione. Adatta perfettamente allo schermo una storia concepita per la carta, apportando quelle modifiche necessarie per rendere il racconto il più aderente possibile al mezzo.

Certo, il risultato non era così perfetto. O meglio, Umbrella Academy si è subito mostrato un prodotto dall’enorme potenziale, ma dal budget striminzito che tendeva a soffocare la serie nella sua complessità. Episodi un po’ goffi e che spesso e volentieri perdevano del tempo inutilmente, appesantendo quindi narrazione e visione, ingolfando il ritmo.

 

recensione di Umbrella Academy 2

 

Effetti speciali alquanto postici, ad eccenzion fatta per l’incredibile lavoro svolto sul personaggio di Pogo, un maggiordomo scimpanzé, quasi a livello di una pellicola come Il Pianeta delle Scimmie; un cast corale non così tanto approfondito e spesso e volentieri lasciato in sordina con qualche aspetto non del tutto chiaro. Una serie dal grande potenziale ma ancora più acerba.

 

 

 

Una seconda stagione diversa, più matura, più diretta

Cosa possiamo, invece, dire di questi nuovi dieci episodi? Ebbene, la recensione di Umbrella Academy 2, post visione in anteprima della stessa, vi vuole rassicurare. Questa volta tutti hanno fatto i compiti: il budget è cresciuto, la scrittura è migliorata e i personaggi hanno tutti un approfondimento equo. In sostanza, una seconda stagione (quasi) perfetta.

 

recensione di Umbrella Academy 2

 

Ciò che più mi ha colpito di questa nuova stagione è il suo ritmo. Cadenzato, incalzante e coinvolgente. La serie, da questo punto di vista, assume un gusto tutto nuovo, più carismatico e intrigante. Un episodio tira letteralmente l’altro, facendosi divorare senza neanche dare il tempo allo spettatore di capire quanto realmente sia passato, a tal punto da arrivare al finale e volerne ancora.

Una seconda stagione che soddisfa, intrattiene, diverte e si, emoziona anche. Una stagione che indubbiamente cresciuta, si è fatta più matura e più umana.

Questa volta le storie, come anticipavo, sono decisamente più bilanciate. C’è una chiarezza migliore nella scrittura, che quindi risulta essere asciutta e pronta per andare dritta al punto. Pur seguendo alcune linee secondarie, spesso degli stessi personaggi o di alcune new entry che conosceremo nel corso di questa nuova stagione, la narrazione non è mai pesante. Non inciampa o rimane intrappolata su se stessa, ma è scorrevole e leggera, ma non per questo meno intensa.

I personaggi subiscono una caratterizzazione decisamente più interessante. Abbiamo molto più background di ognuno dei protagonisti. Abbiamo modo di viverli di più e di conoscere aspetti anche piuttosto sconosciuti dei loro caratteri, dando la possibilità di approfondire alcuni di loro che nella prima stagione erano rimasti più come contorno o di sfondo.

 

recensione di Umbrella Academy 2

 

Il contesto è paradossale, assurdo e borderline, ma al tempo stesso i problemi sono esattamente quelli che qualsiasi gruppo di fratelli e sorelle potrebbero vivere tra di loro

Qui la famiglia è davvero protagonista a 360°. Il contesto è paradossale, assurdo e borderline, ma al tempo stesso i problemi sono esattamente quelli che qualsiasi gruppo di fratelli e sorelle potrebbero vivere tra di loro: le incomprensioni, il sentirsi tagliati fuori dal gruppo, i rancori, crescere all’ombra di un padre dispotico, avere un forte complesso d’affetto, sentirsi soli o poco compresi, aver bisogno di sentirsi parte di una vera famiglia. Tematiche universali che si sposano perfettamente anche a contrasto, alla fine, dei caratteri dei 7 personaggi principali.

L’incoerenza sembra ciò che anima, alla fine, la famiglia Hargreeves in ogni suo paradosso e sembra quasi che nessun membro ne siamo escluso. Questo, inoltre, va a giustificare una delle questione più spinose della serie: i viaggi nel tempo.

 

 

 

Il paradosso temporale

Interessante il contesto storico nel quale viene ambientata la stagione e, quindi, la situazione sociale, politica e culturale che metterà di fronte i protagonisti a situazioni sociali non da meno come il razzismo, l’omofobia, le violenze domestiche, la costrizione all’arruolarsi nell’esercito. Tacche non proprio piacevoli presenti nella storia dell’umanità – alcune delle quali non abbiamo poi così risolto – portando, inevitabilmente i protagonisti a scontrarsi con una realtà da cambiare a tutti costi.

 

 

Ma cos’è che ci ha sempre insegnato DOC? Che non dobbiamo giocare con gli eventi del passato se non vogliamo modificare il presente.

E pensate davvero che i nostri “sette dell’Apocalisse” saranno rimasti fermi e buoni per questi anni di permanenza negli anni sessanta? Ecco, la risposta ve la date da soli, ve l’ha data il trailer e ve la darà anche la serie nei primissimi minuti di inizio del primo episodio di questa seconda stagione.

 

 

La questione viaggi nel tempo è sempre molto particolare. Un terreno scivoloso e non facile da attraversare che, spesso e volentieri, miete vittime e feriti senza esclusione di colpi. Cosa dicevo ad inizio della recensione di Umbrella Academy 2? Che siamo di fronte ad una stagione perfetta, o quasi.

Ebbene, il quasi è ovviamente riferito alla linea temporale degli eventi spesso e volentieri non gestita al massimo. Si cade abbastanza spesso nel paradosso temporale, non sempre giustificando ogni singolo avvenimento e risultando con l’essere un po’ incoerenti. Probabilmente l’episodio che potrebbe farvi storcere di più il naso è proprio l’ultimo: un grande classico. Fin troppo risolutivo, frettoloso e che utilizza un escamotage talmente tanto forzato da sembrare un vero e proprio deus ex machina, soprattutto quando poi non ci viene data alcun tipo di spiegazione.

 

 

Non parlo tanto del finale finale che, invece, è più che credile, per non dire consequenziale di una serie di scelte – sbagliate – ed azioni commesse. Parlo di poco prima del finale, nel momento della risoluzione del climax più alto dell’ultimo episodio, dopo una serie di rivelazioni e un colpo di scena che vi farà gelare il sangue. Una manciata di minuti in più, o una linea di scrittura più precisa, non avrebbe guastato affatto.

Questo va così tanto ad intaccare la riuscita della seconda stagione di Umbrella Academy? Sinceramente… no.

Eccezion fatta per questo ultimo episodio dove le imperfezioni e sbavature saltano di più all’occhio, il resto è pressoché invisibile. È scontato che la sola presenza dell’Umbrella Academy al di là della loro linea temporale creerà non pochi danni al mondo così come lo conoscono i sette fratelli e sorelle, e così come lo conosciamo noi.

In una serie del genere, con un contesto simile, è inevitabile scendere a compressi. Parliamo della solita sospensione della realtà e questa seconda stagione di Umbrella Academy lo fa benissimo, senza se e senza ma. La perfezione è sempre difficile da raggiungere, ma non possiamo ritenerci non soddisfatti di questa seconda stagione.

 

 

 

Punti di forza: ritmo, effetti speciali e… Kate Walsh

La narrazione scorre, i personaggi sono coinvolgenti, l’azione non manca e non mancheranno alcune scene particolarmente violente e splatter (un po’ come ci aveva già mostrato la prima stagione); l’empatia avrà una valenza fondamentale e, soprattutto, il budget è cresciuto e gli effetti speciali sono notevolmente migliorati.

Dal punto di vista scenografico, la serie si era già distinta nella prima stagione con un occhio preciso ed attento ai dettagli, ovviamente confermato e rinforzato all’interno di questa seconda stagione, soprattutto dovendo interamente ambientare il tutto in un’epoca differente.

 

 

Fiore all’occhiello di tutto questo? Kate Walsh nei panni di una super villain – una delle migliori del panorama televisivo – che avevamo già avuto modo di conoscere nella prima stagione, The Handler, ma che possiamo finalmente approfondire in questa seconda. Fermo restando che tutti gli attori coinvolti da Ellen Page a Robert Shehaan, passando per il giovanissimo e sorprendente Aidan Gallagher, sono davvero intensi e in sintonia con i propri personaggi; Kate Walsh si distingue da tutti quanti.

Complice il suo personaggio così sopra le righe, folle, macchiettistica, iconica; ma la Walsh riesce a conquistare e puntare i riflettori tutti su di sé fin dal primissimo secondo in cui la vediamo comparire. Le soddisfazione che questo personaggio ci regalerà – tra odio e amore – sono molteplici e in poco tempo finirà con il diventare il vostro personaggio preferito.

 

 

In conclusione della recensione di Umbrella Academy 2 possiamo dirvi che questa seconda stagione ci ha colpito, entusiasmato, divertito e soddisfatto. Le imperfezione, come abbiamo visto, non mancano; ma la crescita, rispetto alla prima stagione, è palese e lampante, portando questa seconda stagione un paio di spanne più sopra. Decisa, ritmata e coinvolgente. Umbrella Academy 2 saprà come non deludervi e, alla fine di questa seconda stagione, ne vorrete immediatamente un’altra.

 

La seconda stagione di Umbrella Academy è disponibile su Netflix dal 31 Luglio