In occasione dello Ubisoft Forward, Ubisoft ha scelto un modo particolare per introdurre Watch Dogs: Legion, stupendo tutti con uno splendido cortometraggio animato diretto da Alberto Mielgo.
Che tra i protagonisti dello Ubisoft Forward, il format sostitutivo della solita conferenza E3 annuale del publisher francese, ci fosse anche Watch Dogs: Legion era più che scontato fin dall’annuncio dell’evento. L’inaspettato è però emerso all’inizio della registrazione, con il gioco presentato da uno splendido cortometraggio di Alberto Mielgo.
Riconoscere il regista e artista dietro il filmato era tutto meno che scontato, ma la firma del suo stile è talmente iconica da essere stata colta sorprendentemente da molti nella giornata di ieri, durante la live su Twitch dei cugini di Multiplayer.it. A proposito dei nostri cugini, prima di continuare con il nostro approfondimento sul cortometraggio, vi lascio al loro provato appunto di Watch Dogs: Legion.
Dicevamo, la firma di Alberto Mielgo. Parlo di firma perché è decisamente distinguibile la mano creativa del regista dietro alcuni dei prodotti di animazione più interessanti degli ultimi anni. Mielgo ha non a caso guidato i primi test per Spider-Man: Un nuovo universo come direttore artistico, nel 2015, lasciando il progetto circa un anno e mezzo dopo, eppure senza dubbio influenzando l’esito del film verso una direzione sperimentale e clamorosamente di rottura nei confronti del linguaggio conservativo dell’animazione di alto profilo (a lui dobbiamo gli storyboard di quella gemma del “salto della fede di Miles”, ad esempio).
La sua impronta su The Witness in Love, Death and Robots è stata altrettanto lampante, come è stata lampante in questo cortometraggio dedicato a Watch Dogs: Legion, a mani basse il punto più esuberante, vivace e notevole di questo Ubisoft Forward, che ci ha dato un assaggio di Assassin’s Creed Valhalla e Far Cry 6 prima di un ritorno del format con nuove notizie dal publisher entro la fine dell’anno.
Il film di Mielgo ci porta nel futuro di una Londra distopica e isolata, dove il pugno di ferro sui cittadini è assoluto e asfissiante e l’unica resistenza è quella di DedSec, un gruppo di ribelli e di hacker che abbiamo già conosciuto nei primi due capitoli.
Il corto si apre con il suo protagonista, uno street artist alleato con DedSec, che si imbatte in una pattuglia di soldati Albion, una milizia privata che lavora a mo’ di forze dell’ordine nella città. Individuato da tempo come ribelle, il nostro ignoto artista di strada è costretto a darsela a gambe, avviando la sequenza d’azione che occupa buona parte del filmato.
Il sonoro tra elementi intradiegetici (respiri confusi, spari, sirene, impatti) e cupi e assillanti inserti e accompagnamenti extradiegetici tramortisce come l’inquadratura continuamente ballerina, la fotografia di colori estremamente saturi e il frame rate schizofrenico, mettendo tutto in una dimensione che ha a dir poco qualcosa di lisergico.
Le onomatopee continue e le contaminazioni 2D nella CGI (vedasi il colpo e il bang dell’arma da fuoco) che invadono lo schermo ad ogni azione più o meno violenta sono poi il più ovvio e apprezzabile punto di contatto tra piano cartaceo e cinematografico, come non a caso accade anche in Un nuovo universo.
Luci sparate e flash improvvisi accompagnano l’inizio della fuga del nostro caro street artist, prima di un inquietante e caloroso Welcome to London che sicuramente (non) riesce a farci sentire benvenuti.
Da questo punto in poi, decisamente interessante è il guizzo relativo alla voce fuori campo, che a primo acchito sembra proprio quella dell’artista mascherato, con parole che mettono sul piatto senza mezzi termini l’ottica vigorosamente politica e sovversiva di un gioco come Legion, ancora più dei primi due.
Con l’eloquente ripetizione del prima vennero, a sottolineare con sdegno l’indifferenza e l’ignavia di una società di fronte alla sconfitta di libertà e diritti, ci rendiamo però conto con un twist davvero sensato e ben gestito che a parlare non è il nostro street artist, ma qualcuno che scopriamo essere un tassista finora non coinvolto. Appunto una persona (o un NPC) qualsiasi che grazie all’epifania del pericolo rompe la bolla e decide di dare una mano all’artista in fuga, entrando in quella legione che come giocatori costruiremo dalle fondamenta.
Non è quindi chiaro fin da subito, ma alla fine l’inquadratura curiosa del tipo mascherato e compiaciuto allo specchio è proprio un flashforward dello stesso tassista, che una volta passato a DedSec racconta e ripensa alla sua storia. Nel poco tempo a disposizione per cercare di sorprendere e costruire un racconto, è un’altra intuizione brillante legata alla precedente, tra le cose più riuscite insieme alla incredibile regia, alla fluidità del montaggio e alla direzione artistica in generale.
Prima di arrivare al tassista, tuttavia, l’epopea dell’artista non si conclude facilmente, avvolgendosi in una fuga attraverso e oltre una stazione metro, tra inserti convulsi di pagine web, inquadrature fisse e/o decentrate e un uso del grandangolo che anticipa i primi piani deformati successivi. Primi e primissimi piani che appunto per quanto pochi ci permettono pure di apprezzare il lavoro di design sui personaggi, estremamente curati e tamarri come estremamente d’impatto sono tutti gli ambienti, interni e soprattutto esterni, complice l’immaginario.
A dir poco iconico direi il frame con l’artista DedSec sul drone di fronte all’insegna digitale, una cannonata a livello di fotografia da screenshot istantaneo (e non ha caso ne avete una cattura qui sotto).
Altro particolare decisamente azzeccato è la scelta di far abbaiare (con tanto di onomatopea bark) invece che far parlare quello che sembra il leader del centro di comando dei miliziani, supportato anche da movenze che sembrano renderlo più un animale indemoniato che altro, contribuendo in più al mood da trip di LSD di buona parte del corto.
Andando avanti, la sequenza dell’inseguimento in strada non fa altro che sottolineare quanto sia assolutamente allucinante la fotografia, con un utilizzo di luci e colori fuori dal mondo: ogni singolo frame di questo corto potrebbe tranquillamente essere appeso su una parete.
Ed ecco che arriva anche il caro tassista narratore, preceduto da un frame folle scarabocchiato in 2D in cui veniamo ringraziati per aver messo in pausa esattamente in quell’istante (è pieno di dettagli maniacali su questo livello).
I millemila bang onomatopeici della milizia londinese non riescono però a fermare la nostra grande coppia di eroi, che scappa con il taxi e lascia spazio ad un bel campo lunghissimo in cui vediamo un memorabile skyline di Londra attraverso la lente della visione di Mielgo.
Arrivati in un locale squallido e isolato, i due raggiungono il resto della squadra mascherata di DedSec: David è accerchiato, ma sa che a questo punto non può più tornare indietro, osserva la sua maschera – appena datagli – e accetta il suo ruolo. Un nuovo alleato per la legione.
E voi? Avevate riconosciuto la firma di Alberto Mielgo dai suoi precedenti lavori? Avete apprezzato l’idea di sfruttare un cortometraggio così elaborato e sperimentale per aprire la conferenza?