Presto potremo andare in un ristorante e ordinare un piatto di cavallette o di vermi, magari con un contorno di locuste. È una prospettiva logica che però non mancherà di mettere a dura prova le nostre convenzioni.
Ci si aspetta che nelle prossime settimane l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) dell’Unione Europea riconosca i suddetti insetti come elementi sani per la consumazione umana. Queste “novità gastronomiche” potrebbero essere messe in vendita nei locali già a partire dal prossimo autunno, dando via a un iter che risolverebbe anche alcuni attuali vuoti legislativi.
Una simile evoluzione era tutto sommato attesa, sia perché la re-introduzione degli insetti nella catena alimentare umana potrebbe risolvere alcune sfide storiche dell’industria del cibo, sia perché alcuni dei più potenti paesi dell’Unione Europea hanno da sempre preso con una certa leggerezza il regolamento (EC) No 258/97 che norma l’introduzione sul mercato delle nuove pietanze.
Germania, Regno Unito, Olanda, Belgio, Danimarca e Finlandia non si pongono alcuna remora nel vendere farine e barrette alimentari prodotte con carne di insetto. A cambiare prospettiva sarà piuttosto l’Europa meridionale, quella tradizionalmente più legata al proprio patrimonio gastronomico. Stiamo parlando di Spagna, Francia e Italia.
La diffusione di un’alimentazione a base di insetti alleggerirebbe comunque i costi della filiera alimentare, riducendo all’osso sia i consumi che l’inquinamento. L’allevamento tradizionale richiede infatti grandi appezzamenti di terra e un notevole consumo d’acqua, senza parlare dell’inquinamento causato dalle feci del bestiame.
Secondo alle Nazioni Unite, gli animali da macello generano ben il 14.5 per cento delle emissioni di gas serra che ammorbano l’atmosfera.
Con gli insetti basta solamente una manciata di farina di soia per avere una resa di peso proporzionalmente maggiore a quella vista nei bovini, nei suini e nel pollame. A seconda della specie, gli insetti contengono dal 35 al 77 per cento delle proteine in più degli animali che finiscono oggi sulle nostre tavole e vantano quindi delle proprietà nutritive d’eccellenza.
L’industria alimentare si trova tuttavia a scontrarsi con il cosiddetto “fattore schifezza”, ovvero lo scarso entusiasmo mostrato dalle persone quando il loro piatto è pieno di cavallette glassate. Nonostante sia le tradizioni arcaiche che la ragione ci indichino i vantaggi di questa riscoperta entomofagia, i condizionamenti sociali ci spingono ad avvertire un’immediato ribrezzo.
In Occidente, mangiare insetti non è normale, men che meno è ben visto, ma il nostro disgusto è stato instillato dall’educazione, più che dalla natura. Le abitudini possono tuttavia cambiare. Negli ultimi anni, chef stellati stanno rivedendo la tradizione rimaneggiando materie prime che per anni sono state bistrattate.
Che sia un contorno di quinoa o un piatto di polenta, nelle loro mani il cibo che un tempo era umile diventa prestigioso e viene assimilato nel mercato del lusso, un destino che potrebbe presto toccare anche a cavallette e locuste.
Per approfondire:
- Edible insects set to be approved by EU in ‘breakthrough moment’ (theguardian.com)
- Key facts and findings (fao.org)
- From pest to delicacy… (deccanherald)
- Luxury Meals That Were Once “Poor Man’s” Food (vocal.media)