Fortnite: l’IRS dice che i V-Buck vanno dichiarati al fisco, ma poi ritratta

E se nella dichiarazione dei redditi bisognasse inserire anche i V-Bucs di Fortnite, o i Robux e tutte la altre valute virtuali ottenute all’interno dei videogiochi? Una nota sul sito ufficiale dell’IRS menziona la possibilità.

L’IRS aveva inizialmente equiparato i V-Buck ai Bitcoin

Lo scorso mercoledì l’IRS, l’agenzia delle entrate americana, ha dovuto modificare un documento pubblicato sul suo sito ufficiale dedicato alle così dette valute virtuali convertibili in dollari. Inizialmente l’articolo sosteneva che anche i V-Buck, la valuta usata per acquistare Skin e Emote su Fortnite, e i Roblox (che in realtà è il nome del gioco, la valuta si chiama Robux) dovessero venire inseriti nella dichiarazione dei redditi, di fatto equiparandole alle criptovalute.

L’IRS definisce una valuta virtuale convertibile come un’unità in grado di essere un sostituto di una valuta reale, come il dollaro, perché ne condivide il valore o la funzione.

Ad ogni modo, pare che l’equiparazione tra valute in-game e criptovalute sia stato un errore, e l’IRS è tornata sui suoi passi, cancellando il riferimento alle valute di Fortnite e Roblox e menzionando soltanto i Bitcoin.

 

 

Fine della questione? Non proprio, il giornalista della CNN Brian Fung sostiene ad esempio che il semplice fatto che la menzione sia sparita non significa che i V-Buck siano stati esplicitamente esentati dall’essere considerati degli asset tassabili. E a condividere la sua opinione ci sono anche diversi altri esperti tributari americani.

Per una volta, siate felici della lentezza della macchina burocratica italiana nello scoprire e affrontare “le nuove” (che poi nuove non sono) sfide della digitalizzazione, o, più in generale, della sua reticenza nel trattare i videogiochi come qualcosa di meritevole di attenzioni.