Le Verità: un Kore-Eda dolcemente nostalgico apre il Festival di Venezia

Le Verità

è il maestro giapponese Kore-Eda ad aprire questa 76ma Mostra del Cinema di Venezia con la sua prima prova al di fuori del Giappone, Le Verità. Una “maldestra” e nostalgica riflessione metacinematografica che porta sullo schermo il fragile e dolce rapporto tra una madre amica-nemica ed una figlia emotivamente ferita.

Dopo aver vinto due anni fa la Palma D’Oro a Cannes con Un Affare di Famiglia, il regista giapponese Hirokazu Kore-Eda apre la 76ma Mostra del Cinema di Venezia con il suo esordio internazionale, Le Verità.

Le Verità è una commedia dal gusto nostalgico, dall’ironia affilata, dominata da una coppia di attrici sopra alle righe.

Le Verità è una commedia dal gusto nostalgico, dall’ironia affilata, dominata da una coppia di attrici sopra alle righe. Una lunga, ma non pedante, riflessione metacinematografica dove si riflette sul gusto – ormai perso – del cinema poetico di una volta. Della bellezza di una recitazione sentita, emotiva ed emozionale, che si mescola con il piccolo e profondo dramma interiore di due donne, una madre e una figlia, che non sono mai riuscite del tutto a comunicare, spesso nascondendosi dietro una piccola bugia per preservarsi da una verità più letale.

 

Le Verità

 

Sono infatti Catherine Deneuve e Juliette Binoche, accompagnate da Ethan Hawke, a tenere le redini di questo dramma famigliare dai toni agrodolci, dove il regista sa essere un gentile Deus Ex Machina sui destini condivisi dei protagonisti.

Catherine Deneuve interpreta il ruolo di un’attrice che ha sempre dedicato tutta sé stessa al mondo dell’arte

Catherine Deneuve, prendendo proprio dai fasti della sua bellissima carriera, interpreta il ruolo di un’attrice che ha sempre dedicato tutta sé stessa al mondo dell’arte, al cinema e… alla propria persona, spesso finendo col dimenticare ciò che l’ha sempre circondata, come per esempio sua figlia (Juliette Binoche).

A differenza della madre, Lumir è una donna più riservata, “scappata” dall’ombra della madre per diventare una sceneggiatrice negli States, dove si sposerà con un attore di serie tv (Ethan Hawke) dal quale avrà una figlia, Charlotte. In occasione della pubblicazione dell’autobiografia di Fabienne, Lumir decide di tornare a Parigi poco prima che inizi ad arrivare l’autunno.

 

Le Verità

 

Le parole scritte, quelle non dette, le verità celate e le bugie a fin di bene che inizieranno a costellare la pellicola, passando dalla realtà delle paure e dei silenzi tanto odiati da Fabienne e amati da Lumir, daranno vita ad un piccolo circolo vizioso fatto di rancori e rimorsi, vergogna e dolore. Un dolore però delicato, non invadente, esattamente come la regia di Kore-Eda che lascia perdere lo spettatore all’interno di questa famiglia con far elegante.

E quello di Kore-Eda con Le Verità è, infatti, un racconto sofisticato che usa il cinema quasi come un filtro nostalgico per riflettere sulla vita degli altri, il legame di queste due donne tanto diverse quanto simili.

Un confronto generazionale che si manifesta tanto tra i personaggi presenti nella pellicola, quanto proprio per la stessa evoluzione del cinema: da quello poetico della giovinezza di Fabienne a quello più diretto e sperimentale dei nostri giorni.

Ci appare chiaro fin da subito che la stessa composizione e struttura di Le Verità è prettamente teatrale, ricordando per un certo senso quasi Il Dio del Massacro di Yasmina Reza, ma con un testo e dei dialoghi decisamente meno feroci e cinici.

No, il falso cinismo di Le Verità è una maschera di fragilità, di paura del passato e del futuro, che costringe a vivere i protagonisti quasi in una bolla. Dialoghi affilati ed ironici, è vero, ma anche sofisticati, dando questa continua atmosfera nostalgica.

 

Le Verità

 

E infatti il primo passo di Kore-Eda fuori dai confini giapponesi si basa proprio su un’opera teatrale scritta dallo stesso regista nel 2003. La fonte ispiratrice?

Una notte nel camerino di un’attrice alla fine della sua carriera.

Ci svela il regista durante la conferenza stampa.

Alla fine ho deciso di adattare quella pièce in una sceneggiatura che raccontasse il rapporto tra una madre attrice alla fine del suo corso e una figlia che ha rinunciato, invece, ai suoi sogni.

Inoltre, proprio come nel film, volevo che il cast fosse coinvolto fin dall’inizio, ecco perché in fase di riscrittura ho chiesto sia a Catherine Deneuve che a Juliette Binoche di spiegarmi, secondo loro, la vera essenza della recitazione.

Attraverso quelle parole ho trovato il modo di costruire l’anima di questo film.

 

Ciò che probabilmente più colpisce de Le Verità è il suo ampio respiro di coinvolgimento emotivo. Tipico delle pellicole di Kore-Eda ma che, questa volta, assume una valenza maggiore essendo una pellicola dalla produzione internazionale.

Condivisione e visione, potrebbero essere le parole chiave del progetto e della storia. Nel primo caso una visione condivisa dove, appunto, le barriere linguistiche si abbattono del tutto; nel secondo caso la visione del cinema, passione condivisa da tutti i protagonisti coinvolti, ma da punti di vista differenti.

Ed è proprio qui che il racconto si fa metacinematografico in modo duplice: raccontando la storia delle protagoniste anche attraverso l’ultimo film girato dalle protagoniste, oltre alla riflessione – di cui abbiamo già parlato – di un cinema nostalgico attuata da Kore-Eda.

 

Le Verità
Le Verità è un film inaspettato.

Una commedia brillante, dolce e delicata. Un’apertura che carezza il cuore dello spettatore e sembra quasi dare la benedizione ed un Festival che come obiettivo principale ha quello di sorprendere, emozionare e colpire. Speriamo che sia davvero così!

 

Le Verità di Kore-Eda sarà nelle nostre sale dal 3 Ottobre grazie a BiM.

 

 

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