Recensione Astral Chain

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Il ritorno di Platinum Games era più che atteso, soprattutto dopo l’exploit vissuto con NieR: Automata, considerato uno dei capolavori del 2017 e quasi sicuramente uno dei titoli action meglio riusciti nell’intero panorama videoludico. L’obiettivo era quello di riuscire a confermarsi, trasmettendo le medesime sensazioni che Yoko Taro era riuscito a scatenare in noi raccontandoci la vicenda di 2B e A2, ma Astral Chain sin da subito ci fa capire che le mire sono ben altre, partendo con l’idea di offrire un concept di gameplay unico e coinvolgente, penalizzando leggermente la narrazione.

Il mondo nel quale viviamo non è più lo stesso: la Terra ha inutilmente cercato di respingere l’invasione delle Chimere dal Piano Astrale, ma grazie all’utilizzo dei portali cremisi, l’assalto di queste bestie ectoplasmatiche ha messo totalmente in ginocchio il nostro pianeta e la popolazione. Per questo motivo è stato allestito un gruppo di ricerca segreto, capace di sviluppare una catena in grado di imprigionare le chimere, solo alcune di esse, e condurle dal proprio lato.

I pochi che riescono a maneggiare in maniera adeguata la catena astrale vengono raggruppati in quell’unità speciale che prende il nome di Neuron: la cellula di polizia è impegnata quotidianamente nelle indagini per rintracciare portali, chimere nascoste ed eventi sovrannaturali che devono essere contrastati utilizzando la propria arma speciale, i Legion, ossia le chimere imprigionate. Il nostro protagonista è ovviamente un membro della Neuron, il che ci metterà nei panni di un poliziotto speciale per l’intera esperienza di Astral Chain.

 

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Una scelta culturale che non si può che definire squisitamente nipponica, essendo la cultura giapponese molto rispettosa delle forze dell’ordine e completamente agli antipodi rispetto a quella americana di personali corrotti e armate delle quali avere paura in maniera costante.

Una scelta non solo stilistica, ma anche contenutistica, che va ad avere implicazioni anche dal punto di vista del gameplay stesso.

Ciò che nelle 25 ore di Astral Chain non riesce proprio a sconvolgerci, però, è l’evoluzione stessa della vicenda: al di là di qualche turning point che prova a giustificare la crescita del nostro protagonista e della sorella, la personalità di tutti i secondari è poco profonda e mal dettagliata: tra l’altro il fatto di avere un eroe muto non ci aiuta moltissimo nel vivere il pathos e a empatizzare con la vicenda. Dal punto di vista narrativo, quindi, Platinum Games non riesce a ripetere quanto realizzato con NieR: Automata, il che era facilmente intuibile e prevedibile: ciò che tiene alta l’attenzione, però, è il gameplay del titolo per Switch.

 

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L’intera struttura è divisa per capitoli e nel momento in cui la missione ci condurrà a dover indagare su un portale apertosi ci sarà da affrontare, a tutti gli effetti, una sessione investigativa: la procedura non è dinamica, non diverte più di tanto, soprattutto quando per ottenere degli indizi dai cittadini bisognerà indovinare alcuni loro enigmi. I cittadini saranno comunque sempre pronti a raccontare le anomalie che circondano la città e vi permetteranno di costruire un segmento investigativo tale da arrivare fino alla chiara risoluzione del caso e al rintracciamento del portale.

È anche durante queste sessioni che potrete dedicarvi ai casi blu, ossia le side-quest, che si diversificano da quelle rosse che invece caratterizzano la main quest: inseguimenti, arresti, aiutare cittadini smarriti che devono raggiungere determinati luoghi della mappa, recupero di gattini e oggetti smarriti e così via. Una volta attraversato, però, lo squarcio rosso che conduce nel mondo parallelo, Astral Chain mostra i denti e diventa il titolo Platinum Games di cui avevamo bisogno, permettendoci di innamorarci completamente della meccanica del Legion e della sua catena astrale.

 

 

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L’intero combat system è basato sull’esistenza contestuale del vostro personaggio e del suo Legion.

L’intero combat system è basato sull’esistenza contestuale del vostro personaggio e del suo Legion, che nel corso del gioco diventerà intercambiabile permettendovi di scegliere, a seconda delle necessità, il vostro combattente di supporto da schierare, fino a un massimo di cinque. L’avere, però, con sé una chimera in grado di sferrare colpi più forti dei vostri e di affondare il colpo in maniera automatica, gestito dalla IA, non vi deve far pensare di poter affrontare Astral Chain in maniera passiva: il titolo Platinum Games chiede di essere attivi, perché con la catena che vi lega al vostro Legion potrete sia incatenare il vostro avversario, per immobilizzarlo per qualche secondo, che respingerlo indietro su un eventuale colpo in corsa, così da stordirlo.

Dalla vostra, come armi, avrete una pistola utile contro le chimere in grado di volare ma non di grandissima spinta in fase di danni inflitti, e dei molto più efficaci manganello e gladio, col primo molto rapido ma non potente quanto il secondo, che è logicamente più lento. Con il nostro Legion potremo inanellare diverse combo, realizzando sia un colpo combinato che applicando determinate abilità alla nostra chimera, spingendola a comando a compiere determinate azioni.

Va da sé che il marchio di Platinum Games si nota nel brevissimo slowmo che si attiva dopo aver effettuato una schivata perfetta e che vi permetterà di mettere a segno un contrattacco molto più efficace di un altro colpo.

Il Legion, infine, da fermo avrà anche la possibilità di agire con un potente fendente, utile sia in fase di combattimento che in fase esplorativa.

 

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Astral Chain è anche molto platform, ma per lo più collegato alla lettura dell’ambientazione e all’utilizzo delle abilità del Legion piuttosto che a salti e scalate

Questo perché Astral Chain è anche molto platform, ma per lo più collegato alla lettura dell’ambientazione e all’utilizzo delle abilità del Legion piuttosto che a salti e scalate, attività che tra l’altro non ci sono concesse, a meno di scale a pioli a nostra disposizione.

Nei portali, ma sporadicamente anche in città, bisognerà trovare sempre il modo per arrivare fino in fondo, attraverso degli enigmi ambientali che vi porteranno ad attivare pulsanti posti sul terreno, pareti da abbassare e sulle quali eventualmente salire per usarle come ponti, senza dimenticare la possibilità di spostare il Legion e poi farci compiere un balzo facendo in modo che sia egli stesso a ritirare la catena verso di sé.

Tutte sfaccettature che rendono sicuramente stimolante l’esplorazione di ciò che vi circonda e che testimonia il grande lavoro compiuto in fase di level design da parte di Platinum Games, che non ha voluto arrendersi alla banalità e ha creato delle location che spesso ci costringono anche a combinare più Legion, da quello in grado di colpire dalla distanza con il suo arco fino a quello armato di spada.

Ciò che in tutto questo rende un po’ ostica l’esperienza è la telecamera, perché se l’esplorazione è molto cadenzata, le fasi di combattimento sono decisamente più caotiche e non avere un’inquadratura che vi aiuta potrebbe essere non poco problematico.

Nelle prime ore di gioco potrebbe anche essere una problematica figlia della poca abitudine, d’altronde il movimento del Legion è adibito alla levetta destra di Switch, la stessa usata per la direzione della telecamera: l’unico input che modifica le due azioni è affidato al dorsale sinistro, che attiva i comandi dedicati alla vostra chimera.

 

 

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In tutto questo processo, manca il terzo elemento fondamentale dell’esperienza: l’hub. La stazione di polizia ci permetterà sia di imparare al meglio le tecniche a nostra disposizione, in quella che è la sala dell’addestramento, ma anche di personalizzare il nostro aspetto esteriore e quello del Legion, che dovrà essere ripulito dai detriti raccolti nel corso del capitolo precedente. Inoltre sarà qui che potrete ottenere oggetti, consumabili – alcuni dei casi da gettare a fine capitolo perché temporanei – e potenziamenti per le vostre armi, così come per il vostro compagno di battaglia.

Tra nuovi slot abilità e uno skill tree che vi permetterà di ottenere più punti attacco sia per voi che per il vostro Legion, avrete anche modo di apprezzare la strategia alla base dell’avanzamento del vostro tandem, con una vena RPG da non sottovalutare: non molto approfondita, come d’altronde è giusto che sia in un titolo puramente action, ma che almeno dà la sensazione di avere una progressione tale da poter affrontare le missioni successive con il giusto piglio. Progressione che potrete constatare anche nel momento in cui terminerete i vari capitoli, con il vostro grado che andrà ad aumentare da semplice recluta a soldato fatto e finito, potenziando i punti salute e quelli attacco.

Dal punto di vista stilistico Astral Chain cede a tutti quelli che sono i compromessi di uno sviluppo su Switch, una console che è risaputamente indietro rispetto alle concorrenti dal punto di vista tecnico: nonostante questo aspetto, però, il titolo Platinum Games riesce a offrire un dettaglio non di poco conto, impreziosito da uno stile che è caratteristico della software house giapponese.

Molto più facile da notare nella ricostruzione delle città, pregne di costruzioni futuristiche e di strutture votate alla tecnologia, creando anche uno spaccato in alcune rappresentazioni che dividono i vari ceti all’interno del substrato cittadino, tra quelli costretti a vivere sui tetti disastrati, nei pressi di discariche a cielo aperto, a chi invece può godersi anche atti di spavalderia contro i tanto ammirati e apprezzati poliziotti: in un mondo futuristico come quello di Astral Chain non c’è niente lasciato al caso e l’ambientazione nei dintorni risponde in maniera esaustiva alle necessità dello stile proposto.

 

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Per quanto riguarda, invece, l’aspetto sonoro c’è da sottolineare che nonostante il lavoro svolto con NieR: Automata era stato di prim’ordine, stavolta Platinum Games non sembra aver voluto premere l’acceleratore su tale aspetto: innanzitutto la frenesia dell’esperienza non ci permette mai di soffermarci nell’ascolto della colonna sonora, diversamente da quanto sarebbe potuto accadere con un open world a nostra disposizione. In secondo luogo soltanto l’hub di gioco, la stazione di polizia, ci dà il momento di stasi valido per poter ascoltare l’unica traccia che ci rimarrà ben fissa in testa.

Astral Chain, in sintesi, è la dimostrazione di come Platinum Games sia fortemente interessata a proporre sempre qualcosa di nuovo nel panorama videoludico.

Pur essendo specializzata in un genere che li ha resi a tutti gli effetti celebri e che ci ha dato grande soddisfazione in questi anni, lo stile della software house di Osaka li spinge in maniera perenne a cercare l’unicità e la novità.

Questo è Astral Chain: un titolo che pur basando le sue meccaniche di gameplay sull’utilizzo di una catena – come avvenuto anche in Pandora’s Tower circa dieci anni fa – riesce a incantare con un gameplay unico.

Certo è che da Platinum Games ci saremmo aspettati di più dal punto di vista della dinamicità, qui troppo sabotata dalle fasi investigative che a lungo andare annoiano e cedono il fianco a dei dialoghi non sempre degni del pathos vissuto, e anche per quanto riguarda la trama e la narrazione, troppo puerili e leggiadre. In ogni caso, Astral Chain si dimostra un titolo validissimo per Switch e per inaugurare una più che ottima line-up autunnale di Nintendo.

 

 

 

82
ME GUSTA
  • Gameplay originale e unico
  • Level design che si sposa bene con le meccaniche di gioco
  • Stilisticamente affascinante
FAIL
  • Fasi investigative non eccezionali
  • La telecamera non è nostra alleata
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