Recensione Doom, il gioco da tavolo

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Con l’imminente arrivo di Doom Eternal (novembre 2019) e le celebrazioni per il 25° anniversario del leggendario primo capitolo, arriva la localizzazione italiana della seconda edizione di Doom, il gioco da tavolo. Orde di demoni stanno invadendo il nostro pianeta, partendo dalla Struttura Marziana A113 della Union Aerospace Corporation. Il compito di difenderla è tutto dei Marines dell’UAC.

Era il 2004 quando il primo gioco da tavolo sul franchise di Doom venne messo in distribuzione. Era appena uscito il terzo capitolo del videogame e l’hype era decisamente elevato.

Il gioco del 2004 purtroppo, nonostante riprendesse le atmosfere frenetiche e claustrofobiche del videogame, aveva più di qualche difetto e presentava un livello di sfida per i Marines decisamente molto elevato.

Nel 2016 Fantasy Flight ci ha riprovato con l’edizione che abbiamo tra le mani oggi, tradotta in italiano da Asmodee.

Il tempismo, bisogna ammetterlo, è commercialmente ottimo, dato che l’hype per l’uscita di Doom Eternal (22 novembre 2019) è alle stelle e bisogna arrivare a Lucca Comics and Games con il caricatore pieno e l’ndicatore della salute al massimo.

zx01 box leftNon è un caso infatti che Bethesda abbia reso disponibili in questi giorni i primi 3 capitoli sulle varie piattaforme per riassaporare le atmosfere leggendarie di un gioco che ha fatto realmente la storia, senza se e senza ma.

In questo articolo non parleremo di videogiochi, se non avete mai giocato a Doom o siete realmente giovanissimi o eravate semplicemente girati dalla parte sbagliata mentre si faceva la rivoluzione. Ma credo sia un’eventualità piuttosto remota dato che l’ultimo capitolo risale al 2016 che non è propriamente il cretaceo dei videogiochi.

Dunque cosa possiamo fare, noi poveri Marines della UAC, per fermare l’invasione di demoni dell’inferno che ci si para davanti?

Esattamente quello che eravate abituati a fare nei videogiochi: correre, sparare, uccidere, schivare, curarsi. Ma stavolta al posto del mouse e della tastiera, avrete a disposizione mazzo di carte e dadi e un approccio mentale ovviamente diverso.

Doom Seconda Edizione è un “ameritrash” nel più puro spirito del genere. Una squadra da 2 a 4 Marines UAC avrà il compito di completare i diversi obiettivi di missione, facendosi strada tra quello che resterà degli stramaledetti demoni che conosceranno troppo concretamente il contenuto dei loro caricatori.

Ma i demoni, a loro volta controllati da giocatore che assumerà il ruolo dell’Invasore, si opporranno con tutte le loro forze. E anche qualcosina di più.
Un classico quindi: elementi di dungeon crawling uniti a grandi sparatorie e una struttura basata su un misto di tattica, collaborazione e – immancabile – fortuna.

 

 

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Dopo aver scelto la missione da giocare, sia in modalità single match che in modalità campagna, dovremo predisporre il tabellone di gioco con la mappa e popolarla dei diversi token, principalmente i portali di generazione dei demoni e i punti di teletrasporto, ovvero respawn, dei marines, oltre agi obiettivi di missione e altri elementi quali gli equipaggiamenti extra.

Questa è la prima grande differenza con l’edizione precedente: la mappa è completamente visibile fin dall’inizio, come accade in giochi come Descent o Assalto Imperiale e in generale ormai la maggior parte dei dungeon crawler, mentre in precedenza veniva scoperta durante l’avanazata delle miniature marines.

Se questo immancabilmente toglie un po’ l’effetto sorpresa vissuto nel videogioco e il senso di claustrofobia, bisogna ammettere che comporta un netto miglioramento in termini di rapidità di gioco e fruiblità generale. Tanto i picchi di adrenalina non vi mancheranno comunque.

È arrivato il momento in cui dovremo comporre i mazzi di carte del gioco.

Ogni marine avrà un set di carte azione, composto da 4 carte azione “base” che rappresentano il set di partenza, 2 set di carte azione specifiche per ogni arma impugnata ed infine una carta classe che determinerà il tipo di approccio al gioco consigliato per il nostro soldato, andando ad attivare attività passive o particolari capacità speciali da utilizzare una volta per turno.

Il giocatore Invasore (Overlord uahahahahahahaa!) sceglierà una carta invasione che gli permetterà di individuare i tipi di demone che saranno generati dai 3 portali rosso, blu e giallo e gli eventuali segnalini di potere Argent che conferiscono capacità speciali ai diversi demoni. A quel punto potrà comporre il mazzo Evento da 18 carte che fornisce particolari reazioni, bonus e malus (dipende da che lato del tavolo siete seduti) e metterà pepe ed imprevedibilità nelle nostre partite e nei nostri combattimenti, andando anche a determinare le capacità di difesa dei demoni.

 

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A questo punto saremo chiamati a comporre i mazzi di carte che determineranno le attivazioni, i turni e le azioni che eseguiranno marines e demoni. Per ogni marine e tipo di demone in gioco ci sarà una carta attivazione specifica che andrà a comporre il mazzo che deteminerà chi dovrà giocare in quel momento. Le carte dunque saranno pescate una per una fino a che non saranno esaurite e finirà un round di gioco.

La partita inizia con 3 carte azione in mano ad ogni giocatore marine, il quale nel suo turno potrà giocare una azione principale e un numero illimitato di azioni bonus.
Le carte azione principale conferiscono punti movimento, attacchi e gittata degli stessi, le azioni bonus invece conferiscono altri effetti più o meno interessanti ai nostri fini strategici.

Sarà infatti una questione di ottima pianificazione strategica decidere quali carte giocare e in quale momento per permettere ai marine il miglior concatenamento di effetti.
Il sistema card driven (cioè governato dalla carte che compongono la nostra mano) è di certo una meccanica di gioco meno immediata rispetto alle semplici due azioni da eseguire che ci ritroviamo per i personaggi di Assalto Imperiale, ma fornisce un livello di sfida interessante e una complessità strategica piacevole, visto che dovranno essere il nostro ingegno e il nostro spirito di collaborazione a porre rimedio ad un’eventuale mano non particolarmente fortunata.

 

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Gli attacchi avverranno secondo le classicissime regole di linea di vista e ad ogni arma e tipo di attacco è associata una riserva di dadi da utilizzare.

Se a difendere sarà un demone, il giocatore Invasoe dovrà pescare la prima carta dal mazzo eventi e vedere quanti colpi andati a segno riuscirà a parare. Se viene raggiunto il limite di stordimento il demone cadrà a terra e il marine potrà eseguire un’esecuzione dello stesso semplicemente camminando sopra la miniatura supina (riprendendo le istant kill famosissime del videogioco e ottenendo bonus vari).

Se sarà il giocatore Invasore ad avere la titolarità del turno esso attiverà una tipologia di demone e potrà compiere le azioni di movimento, attacco, potere Argent (qualora abbia dei segnalini Argent per attivare tali capacità) affrontando i marines, i quali potranno giocare le carte azione con “reazione” per modificare gli esiti del combattimento.

Ai marines viene chiesto di completare gli obiettivi di missione. L’Invasore deve impedirlo, anche se normalmente la via più semplice per farlo è sterminare i marines stessi, più e più volte fino a che non potranno più rigenerarsi.

Infatti così come i demoni saranno letteralmente vomitati dai portali (in maniera diversa per ogni modalità scelta) i marines sconfitti potranno utilizzare il telefrag per rigenerarsi su un token teletrasporto, fino alla condizione di perdita della partita.

Si, ma noi siamo maniaci delle miniature! Come sono? Le 37 miniature inserite nella scatola (4 Marines e 33 Demoni) sono assolutamente bellissime.

Il livello a cui ci ha sempre abituato Fantasy Flight è elevato e anche Doom non fa eccezione. Il cyberdemone (la miniatura più colossale del gioco) è uno spettacolo per gli occhi e gi incastri combaciano al decimo di immiletro, ma anche le miniature più piccole come i marines e gli iconografici revenant sono davvero pazzesche per dettagli e sculpt.

 

 

Un gusto da dipingere ma, lo ammetto, talmente belle che non sfigurano nemmeno così come sono, con il classico color sabbia chiaro che ne esalta i particolari (i Marines invece sono grigi).

La meccanica di gioco premia la strategia rispetto l’immediatezza, togliendo al titolo in questione la frenesia tipica del videogame, ma questo può essere visto come un bene, visto che nessuno si aspetta veramente di vedere trasposte certe caratteristiche da videogame in un gioco da tavolo.

Inoltre è necessario pianificare con cura le proprie mosse e questo richiede del tempo, anche se ci troviamo nell’emisfero opposto del gioco rispetto i classici german. Inoltre, come da prassi per questi titoli, dovremmo fronteggiare la sorte, in questo caso rappresentata non solo dal tiro dei dadi ma anche dalla pesca delle carte che governeranno turni e azioni disponibili.

Una mano sfortunata può essere mitigata grazie ad una buona strategia, certamente però un assalto coordinato di più turni consecutivi da ambo le parti può segnare anche in maniera determinante l’andazzo del match.

 

Faccio sempre riferimento ad Assalto Imperiale che è un gioco che ormai ho letteralmente consumato: i turni tra giocatore imperiale e i ribelli sono alternati generando un botta e risposta equilibrato e molto immediato.

In Doom potrebbe capitare un’infilata di due, tre turni consecutivi in favore dei Marines UAC e questo per l’Invasore potrebbe tradursi in grandi dolori ed imprecazioni.

Ecco, in questo aspetto videogame e gioco da tavolo condividono un comune senso di ansia, di imprevedibilità e di minaccia incombente che effettivamente tocca entrambe le fazioni.

Però ad onor del vero va detto che il sistema card driven può rappresentare un’avvincente livello di sfida, oltre che un’alternativa ai sistemi di gioco più diffusi e risulta anche più rapido e fluido di quello che si potrebbe pensare, una volta in gioco.

Però ad onor del vero va detto che il sistema card driven può rappresentare un’avvincente livello di sfida, oltre che un’alternativa ai sistemi di gioco più diffusi e risulta anche più rapido e fluido di quello che si potrebbe pensare, una volta in gioco.

C’è da dire inoltre che è molto avvincente il fatto di poter raccogliere  diverse armi aggiuntive nel corso delle partite, aggiungendo quindi nuovi set di carte azione a quelle già disponibili al Marines. I Marines inoltre potranno scegliere diversi profili di composizione squadre con assgnazioni di ruoli specifici differenti ed è molto piacevole aver la possibilità di infondere un ulteriore spirito strategico ad un gioc che per sua vocazione richiama fortemente questo aspetto.

In generale gli obiettivi di missione per i Marines sono piuttosto vari e anche la longevità dovrebbe essere garantita vista la possibilità di avere potenzialmente match sempre diversi anche grazie alle 3 diverse modalità di gioco (“Infestazione”, con la comparsa graduale dei demoni in base all’avanzamento di gioco, “Orda”, ovvero l’Inferno sulla Terra con il continuo sciamare dei demoni ed infine “Assalto” con le evocazioni dei demoni governate dai segnalini minaccia in possesso dell’Invasore).

Nella scatola base sono inserite 12 missioni, divise in due “Operazioni”, che costituiscono lìintera campagna. considerando che una partita difficilmente si concluderà prima delle due ore direi che di materiale per riempire le vostre serate ce n’è a sufficienza.

 

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Asmodee fa un ottimo lavoro di localizzazione con 3 manuali ben tradotti e piuttosto chiari, cosa ultimamente per nulla scontata.

Non approcciatevi a Doom Seconda Edizione con la stessa sete di sangue che negli anni avete imparato ad avere nei confronti del videogioco. Il titolo è profondo e avvincente ma non si basa sui stessi meccanismi istintivi di reazione tipici degli sparattutto.

Se davanti allo schermo siete tutti uno spara-corri-agitati-reagisci-corri-impreca, quando sarete seduti al tavolo coi vostri amici sarete più un pesca-ragiona-agisci-reagisci-impreca.

La conclusione è la stessa, ma altrimenti non si chiamerebbe Doom.

I primi test hanno comunque dato feedback molto positivi, che sommati alla qualità sempre elevatissima dei componenti rende Doom il perfetto titolo per i grandi fan della saga, in attesa di Doom Eternal, così come per gli Ameritrash più strutturati e dinamici. 

E adesso avete perso anche troppo tempo, caricate i vostri fucili al plasma e iniziate a sparare. Quel rumore che avete sentito qualche istante fa provenire dal fondo del corridoio promette solo guai.

 

 

80
ME GUSTA
  • Componentistica di altissimo livello con 37 miniature davvero eccellenti e altri ottimi elementi
  • Sistema di gioco card driven: può risultare una bella alternativa ai soliti dungeon crawler
  • Longevità garantita da 12 missioni con 3 profili diversi di gioco
  • Gioco più strategico che immediato
FAIL
  • Non può essere riprodotta la frenesia del videogioco in un gioco da tavolo, ma a dire il vero nemmeno è richiesto
  • Il sistema card driven toglie un pochina di immediatezza al titolo ma offre un più profondo livello di strategia
  • Nonostante il manuale sia molto chiaro, il gioco è orientato ad un pubblico già abbastanza rodato per rendere al 100%
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