La terza giornata del Giffoni Film Festival si è aperta all’insegna del sottosopra e ovviamente non potevano che rappresentarlo alla perfezione Natalia Dyer e Charlie Heaton, Nancy e Jonathan di Stranger Things. Presenti al Giffoni Film Festival per ritirare l’Experience Award, i due attori ci hanno raccontato della loro esperienza con la serie, delle aspettative e delle paure per il futuro.
Accolti dalle urla dei giffoners, sotto l’iconica melodia di “The Neverending Story”, Charlie Heaton e Natalia Dyer sono stati gli attesi ospiti internazionali della terza giornata del Giffoni Film Festival 2019.
Giovani, timidi ma anche complici, la dolcezza dei due attori della serie in stile anni ottanta più amata dell’on demand ha letteralmente conquistato il giovane pubblico del Giffoni, desideroso di conoscere il loro percorso lavorativo e anche quali saranno le novità per i loro personaggi nella attesa quarta stagione di Stranger Things.
Ovviamente la curiosità ha contagiato anche noi, ancora freschi freschi di visione della sorprendente terza stagione che si è rivelata estremamente matura ed evoluta tanto nei personaggi ed avvenimenti, quanto nella tecnica.
In questa terza stagione abbiamo sicuramente avuto più influenza sui nostri personaggi.
Rivela Charlie Heaton, interprete del fratello maggiore di Will, Jonathan.
In questo momento si trovano in quella fase critica tra l’essere dei ragazzi e il dover fare l’inevitabile ingresso nel mondo degli adulti e devo dire che i fratelli Duffer ci hanno ascoltato molto.
Volevano sentire quello che avevamo da dire, proprio per rendere ancora più realistica questa evoluzione; in fondo anche noi siamo cresciuti assieme ai nostri personaggi.
Natalia Dyer, che nella serie è Nancy, la dolce e determinata sorella maggiore di Mike, segue a ruota la risposta di Heaton, condividendo con noi la sua esperienza.
Una delle cose che mi piace di più di Nancy in questa terza stagione è la sua crescita tanto a livello umano quanto a livello professionale.
Sia lei che Jonathan si ritrovano a crescere, mettendosi a confronto con la dualità dei problemi della loro esistenza: da un lato i mostri assurdi venuti da un mondo terrificante parallelo e da un altro lato le avversità del mondo adulto e lavorativo.
Possiamo dire che è proprio l’estremo confronto con il soprannaturale ad aiutarli, soprattutto nel caso di Nancy, a fronteggiare le problematiche della vita di tutti i giorni.
La lotta contro il Sottosopra ha reso Nancy ancora più caparbia, non solo nel voler potare avanti la sua lotta per la giustizia, ma soprattutto nel non farsi schiacciare mai da una società maschilista che le vorrebbe tarpare le ali.
Una delle caratteristiche fondamentali della serie Stranger Things è l’unione, il senso d’amicizia, la forza che viene dal gruppo e non dal singolo. In questo Nancy e Jonathan sono tra gli esempi che meglio incarnano questo valore della serie in quanto compiono insieme un percorso di crescita ed evoluzione.
Nancy e Jonathan all’interno delle tre stagioni di Stranger Things crescono tanto come coppia quanto come individuo.
Vorremmo davvero poterli continuare a vedere crescere ed evolvere episodio dopo episodio. Non possiamo però dire come lo faranno, semplicemente perché… non lo sappiamo!
Noi attori siamo sempre gli ultimi a conoscere le cose.
Afferma ridendo Natalia Dyer.
Sono due personaggi che partivano da due contesti, familiari e sociali, completamente diversi e proprio per questo si sono ritrovati e sono poi stati uniti dalla necessità di sconfiggere qualcosa di più grande di loro: un mostro sputato fuori dal Sottosopra.
In questa terza stagione subentrano anche delle paure personali, dettate appunto da questo salto che si trovano a compiere, lasciando alle spalle quella comfort zone delineata dalla scuola, la casa dei propri genitori, l’età, per dare spazio al mondo degli adulti.
Si trovano a vivere quelle difficoltà che vive qualsiasi ragazzo della loro età, le vere sfide che la vita ci chiama ad affrontare e forse questo ci ha unito ancora di più a loro.
Dopo il suo debutto nel 2016 Stranger Things è diventata una vera e propria serie iconica, portavoce non solo dei gloriosi anni ’80 e di tutto ciò che a noi nerd piace di più, ma anche della rappresentazione del cambiamento, del linguaggio e della rivoluzione che la serialità on demand, in particolar modo con Netflix, ha portato. Però non tutto è per sempre e, come tante serie TV ci insegnano, meglio fermarsi in tempo, invece di accanirsi su un prodotto che ha esaurito il suo potenziale.
Questo non è ancora per fortuna il caso si Stranger Things, eppure dobbiamo fare i conti col fatto che prima o poi anche Stranger Things giungerà al termine. Ed è proprio questa la domanda che viene posta ai giovani attori: fino a quando potrà durare?
Siamo più che consapevoli che i nostri personaggi non saranno eterni e si, questa potrebbe essere fonte di preoccupazione.
Dice Charlie Heaton.
È anche vero, però, che in questo lavoro la chiave di tutto è guardare sempre avanti a nuovi progetti, progetti validi e di qualità che possono essere dei potenziali successi, ma che devono avere anche un valore aggiunto.
Stranger Things è diventata una serie incredibile, talmente tanto incredibile che sinceramente non saprei se avrò più l’occasione di far parte di un progetto simile.
Però, ripeto, il successo non è tutto. Un attore non dovrebbe scegliere un ruolo in base al fatto se sia o meno una storia di successo, ma dovrebbe scegliere in base al valore, alla qualità di quella storia.
Nessuno di noi sapeva dove sarebbe arrivato con Stranger Things, sicuramente non fin qui, e se ci siamo trovati in questa enorme e bellissima esperienza è perché abbiamo creduto nella validità della sua storia. Ciò che mi auguro per il futuro è quello di continuare a fare progetti con un grande valore.
Natalia invece ci parla di quanto sia importante per un attore sfruttare la possibilità di mettersi alla prova attraverso esperienza diverse:
Una delle fortune di essere attrice è fare diverse esperienze e di poterne continuare a fare sempre di più.
Io sono stata fortunatissima a far parte di un’esperienza come quella di Stranger Things, ma è ovvio che prima o poi tutto questo finirà.
La cosa fondamentale è non fermarmi, soprattutto perché una serie come questa mi ha dato la possibilità di crescere, di evolvere come attrice, ma soprattutto come persona, esattamente come è successo al mio personaggio.
Parto da delle solide basi e di questo non posso che esserne felice, ma adesso sta a me sfruttare appieno i frutti di tutto questo e usarli all’interno di nuove esperienze.
Il dualismo serie TV – cinema negli ultimi anni è diventato sempre più importante.
Spesso e volentieri, anche in modo sbagliato, si dice che la serie TV sia la morte del cinema, impigrendo lo spettatore e sostituendosi alla sala. Sarà davvero così? Il quesito è stato posto, sul finale dell’incontro, ai giovani attori protagonisti di una serie divenuta cult proprio grazie alla sua natura nostalgica basata su un’impronta cinematografica.
La prima a rispondere è Natalia Dyer:
È difficile dire se la serie annulla o meno il cinema. Credo che il concetto sia sbagliato a prescindere. Netflix non è un sostituto del cinema, è più un’alternativa.
E secondo me, in gran parte, Stranger Things sprona a scoprire la magia della sala, della scoperta, proprio perché è ambientata in un periodo dove tutto questo non era neanche lontanamente immaginabile.
A ruota arriva Heaton che replica:
Io credo invece che ci sia una sorta di ménage tra i due mondi. La serie TV ha imparato dal cinema la qualità, ed è per questo che le produzioni come Stranger Things sono arrivate ad altissimi livelli.
Non credo che però il cinema stia morendo per questo motivo, anzi, non credo proprio che il cinema stia morendo, perché il cinema ha un modo di raccontare storie che la serie non ha, non può avere. Dipende tutto da quello.
Ci sono storie che può raccontare solo il cinema e che adoro vedere. Quindi, no, non credo che Netflix stia uccidendo il cinema.