In questo mondo così ampiamente caratterizzato da ibridazioni di media, dove ogni giorno una nuova forma d’arte prende vita, si insinua una branca della fotografia rimasta nell’ombra per anni, la virtual photography.

Viviamo in un’epoca in cui i media si ibridano, scompaiono per poi rinascere sotto nuove forme e nuovi modelli. Un’epoca caratterizzata da una condizione che diversi studiosi hanno definito postmediale. In questo costante e vorticoso mutare, nuove arti e nuove discipline stanno prendendo piede. Tra queste, la virtual photography, possibile nuova ancora di salvezza per la fotografia, mai morta, ma da sempre in lotta per la sopravvivenza.

 

 

Horizon Zero Dawn

 

 

 

Cos’è la virtual photography?

Prima di addentrarci in questo vasto mondo parzialmente inesplorato, vediamo con cosa abbiamo a che fare.

Come si può facilmente evincere dal nome, la virtual photography è una nuova branca della fotografia che si basa sulla “cattura” di immagini virtuali attraverso software che simulano il funzionamento della macchina fotografica.

Possiamo scegliere se entrare nella psiche dei personaggi o rimanere osservatori imparziali.

Il terreno più fertile sul quale lavorare con la virtual photography è quello videoludico (anche se non è assolutamente l’unico). Questo grazie anche all’implementazione, nei giochi più recenti, di modalità fotografiche che permettono di immortalare praticamente ogni istante della propria partita. È, quindi, possibile avvicinarsi, entrare nell’azione, nella psiche dei personaggi, ma anche distaccarsi dagli eventi, guardare senza prendere posizioni, rimanere osservatori imparziali.

 

 

Marvel’s Spider-Man

 

 

Ogni regola e genere fotografico può e deve essere applicato alla virtual photography. Ma, per quanto possa essere assimilata alla fotografia tradizionale, una cosa rende la fotografia virtuale una forma d’arte unica: la totale libertà di movimento. Possiamo, infatti, muoverci sostanzialmente ovunque (nel raggio d’azione limitato dal photo mode del gioco utilizzato). Sopra, sotto, a due centimetri o a venti metri da ciò che vogliamo fotografare. Questo con totale scioltezza e facilità, senza compiere sforzi fisici o posizionare innumerevoli attrezzature, come saremmo costretti a fare nella realtà.

Abbiamo la possibilità di uscire dal reale e diventare fotografi di più mondi.

Ed è proprio questo che rende la fotografia virtuale qualcosa di veramente unico: la libertà con la quale ci si può approcciare ad essa. Non si è più dipendenti da un dispositivo meccanico che, nel bene e nel male, limita i nostri movimenti e il nostro punto di vista. Con la virtual photography abbiamo la possibilità di uscire dal reale e diventare fotografi di più mondi. Fittizi, ovviamente, ma non per questo meno espressivi.

È un territorio inesplorato, ma noi siamo pronti ad avventurarci nelle sue profondità.

Horizon Zero Dawn

 

 

 

Catturare il codice

Negli ultimi anni i videogiochi hanno ampiamente dimostrato di riuscire ad esprimere molto anche dal punto di vista puramente visivo.

Parlando di videogiochi, ai più viene subito in mente qualcosa di freddo, calcolato, che può trasmettere emozioni a livello narrativo, ma non a livello visivo. Ovviamente, negli ultimi anni i videogiochi hanno ampiamente dimostrato di riuscire ad esprimere molto anche dal punto di vista puramente visivo, grazie agli ottimi livelli raggiunti in ambito di animazioni, grafica e illuminazione digitale.

Finalmente, i personaggi videoludici possono parlare con gli occhi. Non sono più relegati al solo utilizzo della parola per comunicare emozioni, sensazioni, stati d’animo. I silenzi riempiono i vuoti. I piccoli gesti muovono la scena.

Tutti questi elementi altamente espressivi hanno aiutato enormemente la virtual photography nel suo percorso evolutivo, soprattutto per quanto riguarda i ritratti e le figure intere.

Ogni videogioco ha limitazioni differenti. Alcuni sono più adatti ad una fotografia ravvicinata, magari anche astratta, basata sul dettaglio. Altri, invece, sono più indirizzati ad una fotografia paesaggistica, d’insieme, incentrata più sulle architetture che non sui personaggi erranti del mondo di gioco.

Finalmente, i personaggi videoludici possono parlare con gli occhi, i silenzi riempire i vuoti e i piccoli gesti muovere la scena.

Days Gone

 

 

 

God Of War

In God Of War viene mostrato un Kratos esausto, stanco di combattere. La lunga Odissea in compagnia di suo figlio Atreus è un’avventura che lo mette a dura prova sia come uomo che come padre. Il suo volto non riesce più a nascondere i segni del tempo. Il rimorso e la rassegnazione solcano il viso del fantasma di Sparta, rivelando le sue debolezze. Le sue paure.

Kratos è l’incarnazione vivente del rimorso e della rassegnazione. Niente al mondo potrà cambiare ciò che è stato. E questo lo terrorizza.

 

 

 

Assassin’s Creed Odyssey

Contrariamente a Kratos, i protagonisti di Assassin’s Creed Odyssey, Alexios e Kassandra, sono due giovani guerrieri con ancora molti combattimenti all’orizzonte. Ciò che troviamo nei loro volti è un’ardente voglia di lottare per ciò che ritengono giusto. Non hanno timori. Nei loro occhi scorre il fuoco dell’impietosa giovinezza.

Sicurezza e testardagine scorrono negli occhi ardenti d’impeto di Alexios.

 

 

 

Days Gone

Deacon St. John è un personaggio disperato, illuso dalla speranza, più attaccato al passato che al presente. Il suo istinto prevale sempre sulla ragione. Questo perché, per lui, vivere o morire non fa alcuna differenza. Deacon è morto quando la fine del mondo ha bussato alla porta e si è presa ogni cosa.

Speranza e illusione viaggiano insieme all’iracondo Deacon St. John.

 

 

 

Horizon Zero Dawn

Una fine del mondo diversa è quella che caratterizza l’universo di Horizon Zero Dawn. Aloy è molto diversa dal biker disilluso di Days Gone. Lei è affascinata dal mondo nel quale si è ritrovata a vivere e sopravvivere.

La sua costante voglia di scoprire la verità su quanto è accaduto alla Terra la pone sempre sotto una luce di quieta speranza. Anche se la sua mente spesso va alla ricerca del passato, il suo sguardo è sempre rivolto in avanti, verso la prospettiva di giorni migliori.

Aloy è la speranza di un futuro migliore. La fiducia che l’umanità possa ancora redimersi.

God Of War

 

 

Questa è la virtual photography. Una fotografia che prende dal passato e, allo stesso tempo (un po’ come la giovane Aloy), guarda al futuro. Che riesce a cogliere emozioni da interminabili stringhe di codice. Che trova espressività dove si credeva non fosse presente.

È un territorio inesplorato, ma noi siamo pronti ad avventurarci nelle sue profondità.