Nella terza giornata del Lucca Comics & Games arriva uno degli ospiti più attesi di questa 51esima edizione: Robert Kirkman. In occasione dell’incontro con il papà di The Walking Dead il pubblico ha potuto assistere in anteprima internazionale al docufilm The Walking Dead: The Journey So Far.
Classe 1978, Robert Kirkman è il celebre autore di The Walking Dead, ospite in Italia per la prima volta proprio al Lucca Comics & Games.
Tra panel, sessioni di autografi e incontri con i fan, nella terza giornata di ieri a Lucca, Kirkman è protagonista del The Walking Dead Event, incontro con tutti gli accreditati del Lucca Comics & Games, che si è tenuto al Cinema Astra della città.
In occasione dell’incontro è stato proiettato in anteprima internazionale il docufilm The Walking Dead: The Journey So Far, speciale tv dove gli showrunner Robert Kirkman e Scott Gimple, insieme ai produttori e tutto il cast della serie, ripercorrono in tappe i punti salienti di tutte le sei stagioni di The Walking Dead.
Considerando che siamo arrivati anche all’ottava stagione, il docufilm ha dentro di sé uno speciale, dopo i titoli di coda, in cui gli attori parlando ovviamente degli eventi della settima stagione e, quindi, della crisi del gruppo generata da Negan (Jeffrey Dean Morgan).
Prima di assistere alla proiezione, lo stesso Robert Kirkman ci parla un po’ del processo alla base di The Walking Dead, serie nata appunto dall’omonimo fumetto del fumettista statunitense, creato nel 2003.
La serie a fumetti, edita in Italia da Saldapress con il così detto formato bonelliano, è composta da 50 numeri, ed è disegnata da Charlie Adlard. Tra serie e fumetto le strade si sono divise subito dopo le prime due stagioni.
La serie, infatti, sebbene mantenga gli stessi personaggi, ambientazioni e percorsi, ha deciso di intraprendere uno sviluppo un po’ diverso, a cominciare dal cambiamento, arrivo e morte dei suoi stessi personaggi.
Ma quali sono le principali differenze che incorrono tra lo scrivere un fumetto e lo scrivere una serie?
Ci sono un sacco di differenze. La principale è che in televisione c’è movimento, ci sono suoni e molti altri elementi che nei fumetti non possono essere ricreati.
Poi c’è il movimento, a volte può essere più complesso in televisione, perché richiede un maggiore studio, ma una volta immortalato dura sicuramente molto meno che sul fumetto, il quale richiede almeno due vignette.
Ovviamente ci sono altre differenze come per tutti i media. Un dialogo in inglese molto intenso prende molto più spazio che in televisione e, come dicevo prima, se nel mentre ci inserisci anche un’azione, diventa tutto ancora più complicato, facendoti prendere molto più spazio.
afferma Robert Kirkman davanti alla sala piena di fan (e anche di qualche zombie), per poi continuare:
Quando si lavoro al fumetto bisogna essere più sintetici e centrare immediatamente il bersagli. Questo, però, vuol dire anche un’altra cosa: ovvero che le scene a fumetti possono essere molto più brutali.
Nonostante le numerose critiche, alcune piuttosto inevitabili, collezionate da The Walking Dead nel corso degli anni, lo show di Robert Kirkman resta una delle serie più viste al mondo. Sicuramente la più vista in ambito apocalittico/zombie e che ai suoi esordi ha segnato una nuova fase della grande serialità televisiva.
Ma cosa ha spinto Robert Kirkman nelle braccia degli zombie?
Sono sempre stato un grande amante di Robert Romero e dei suoi film. Mi piaceva l’idea principale dietro a questi ma non amavo finali. Erano sempre gli stessi, sempre troppo veloci e poco soddisfacenti.
Ovviamente questo perché un film deve concludersi in un paio d’ore. Allora ho pensato: ma come sarebbe bello vedere come potrebbe andare avanti questo mondo? Come vivrebbero i sopravvissuti di un mondo così?
E gli zombie? Volevo approfondire questo tipo di universo in una sorta di film che non finisse mai.
E da un fumetto, che attualmente in America è arrivato al 150esimo numero, è nata la serie televisiva, attualmente arrivata alla sua ottava stagione e che vanta di un cast eccezionale con il quale, ormai, il pubblico ha trovato una sua sintonia. Serie di cui ovviamente Kirkman stesso è sceneggiatore e produttore, quindi consapevole di tutte le scelte di narrazione, e cambiamenti, fatti nel corso delle stagioni. Alcuni per necessità, come il non tagliare la mano a Rick Grimes.
Eppure non da meno deve essere l’emozione di vedere, per la prima volta sullo schermo, una propria opera prendere forma.
Incredibile! È molto difficile riuscire a riassumere i sentimenti che ho provato quando ho visto, per la prima volta, tutto essere reale. Ad essere sincero, sono stato coinvolto in tutto il processo della serie televisiva: dai casting alle location; sono stato sul set, ho visionato le sceneggiature, il montaggio. Ci vogliono però migliaia di persone per fare una serie come The Walking Dead. Costumi, effetti speciali, reparti su reparti che collaborano strettamente connessi. Ci vuole un vero esercito di persone. Ed è bello vedere questa gente che lavora così tanto. Mentre adesso io sono qui, in Georgia tutte le stesse persone di sempre stanno lavorando per la stagione otto. Le riprese finiranno a fine mese, e vi assicuro che è un lavoro di gruppo che richiede uno sforzo davvero incredibile.
The Walking Dead: The Journey so Far è uno speciale per la televisione di 66 minuti che racconta, tappa per tappa, il percorso che hanno fatto i personaggi durante la serie, raccontati con la voce degli stessi interpreti.
Un documentario interessante sia per gli appassionati, che permette capire i sentimenti degli attori principali in relazione ai propri personaggi e agli sviluppi della storia, ma anche per chi è interessato a fare un ripasso intenso e dinamico per poter arrivare alle nuove stagioni.
In sé per sé il documentario non apporta nulla di nuovo, ma la cosa interessante è che si sviluppa proprio attorno alla psicologia dei personaggi, al loro arco di sviluppo nel corso della narrazione. Dal punto di vista degli attori fa capire cosa vuol dire entrare in sintonia con un personaggio, partecipando nel corso degli anni alle sue gioie, dolori, scelte e sacrifici.
Al vivere in universo del genere, farne parte come attore, personaggio ma anche individuo. Ogni stagione viene affrontata, svolta per svolta, dalla voce dei suoi protagonisti, accompagnati dai produttori e ovviamente da Robert Kirkman.
Gli attori vengono introdotti nel documentario, ma mano che i personaggi compaiono nella serie. Commentano le loro azioni, la mente del personaggio, i sentimenti in quel dato momento.
The Walking Dead: The Journey So Far è un vero e proprio viaggio che conduce nel cuore e nella mente dell’universo di The Walking Dead.