Stranger Things 2

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Stranger Things torna su Netflix e i Duffer Brothers riescono nell’impresa di mantenere le aspettative: la seconda stagione mantiene i punti di forza della prima e aggiunge nuovi personaggi, mostri e scenari.

La prima stagione di Stranger Things è arrivata lo scorso anno proprio quando Netflix ne aveva più bisogno.

Proprio quando si cominciava a mettere in discussione la qualità delle produzioni originali di un gigante che investe 7 miliardi di dollari l’anno in contenuti, ecco arrivare una nuova serie inaspettata, creata da due giovani registi gemelli che a quanto pare l’avevano già proposta a tanti altri senza successo.

Il successo arriva grazie al passa parola: la serie era ben girata, ben scritta, con personaggi interessanti e interpretata da bravi attori giovanissimi. Oh, e con quell’ottima “vernice anni ’80” che tocca le corde del target giusto e funziona egregiamente.

Ora, quello che i tanti che hanno visto la prima stagione si chiedono è solo una cosa:

La seconda stagione è bella come la prima?

Si, un po’ diversamente, ma è assolutamente godibile se vi è piaciuta la prima stagione.

Matt e Ross Duffer continuano giustamente ad ampliare l’universo che stanno creando, aggiungendo nuovi personaggi ed evolvendo quelli già presentati, visitando nuove location e nuovi intrecci narrativi.

Ho la continua e piacevole sensazione che i due gemelli sappiano esattamente cosa stanno facendo narrativamente parlando: sembrano davvero due master intenti ad ampliare l’ambientazione delle proprie campagne di gioco di ruolo: l’anno scorso abbiamo giocato solo il primo modulo di una serie di avventure che promette molto bene anche per il futuro.

Qualche spoiler più avanti, occhio.

 

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I riferimenti a Dungeons & Dragons torneranno anche nella seconda stagione.

 

Stranger Things 2 è ambientato un anno dopo la prima stagione, dal 1983 si passa al 1984.

Stranger Things 2 è ambientato un anno dopo la prima stagione, dal 1983 si passa al 1984 e il lavoro di ricostruzione è come al solito egregio, (ri)viviamo quegli anni sempre con grande piacere e quel tipo di estetica è talmente caratterizzante e familiare da non andare mai a scontrarsi troppo con il resto.

Anche la regia e la scrittura della serie prendono a grandi mani dal cinema di quegli anni, ma con un tocco moderno davvero ben riuscito.

Mentre tutti cercano di dimenticare quanto successo l’anno precedente, per Will l’incubo non è mai davvero finito: le continue riconnessioni alla dimensione alternativa del “sottosopra” gli ricordano che il “passaggio” è ancora drammaticamente aperto.

Il dramma di Will ci viene mostrato molto bene e prosegue evolvendo in tutta la stagione: il suo non sentirsi a proprio agio col proprio corpo è anche una bella ed efficace metafora del fantastico quanto spaventoso periodo della vita che i bambini di Hawkins stanno affrontando.

Arrivano ad Hawkins nuovi personaggi che interagiranno più o meno direttamente con i protagonisti della serie.

Tra gli altri mi è piaciuto particolarmente un grande Sean Astin che interpreta il nuovo boyfriend nerd della madre di Will (la solita Winona Ryder che non mi dispiace, ma non mi fa neanche impazzire) e non ho invece apprezzato particolarmente la bambina che si aggiunge ai quattro, probabilmente anche per colpa della sua interprete che purtroppo non è brava e spontanea quanto i protagonisti “storici”.

 

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Durante i nove episodi della stagione scopriremo anche di più del “sottosopra”, incontrando nuovi e più spaventosi mostri oppure vedendo come evolvono i vecchi. Il tutto fila più o meno sempre bene e i Duffer sembrano davvero maestri del flashback, tecnica di cui fanno uso con la dovuta parsimonia e sempre in funzione della storia principale, come dovrebbe essere.

 

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Il mondo di Stranger Things, pur essendo fatto di film anni ’80, funziona alla grande.

Le citazioni si sprecano in questa stagione: da Incontri ravvicinati del terzo tipo, i Gremlins, L’Impero colpisce ancora, Ghostbusters… e poi le Reese’s di E.T. l’extra-terrestre o un intero episodio (direi il più debole della stagione) totalmente ispirato a I ragazzi della 56ª strada… e tanto altro che non ha senso elencare qui e che vi invito invece a gustarvi durante la visione.

 

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No one wants to be Winston!

L’arco narrativo principale funziona bene, ma sono purtroppo le linee narrative secondarie il punto debole della stagione

L’arco narrativo principale funziona bene, ma sono purtroppo le linee narrative secondarie il punto debole della stagione: come già scritto la puntata interamente dedicata a 11 è una bella idea, ma purtroppo non funziona molto bene… e anche Nancy (Natalia Dyer) e Steve (Joe Keery) che cercano di scoprire che fine ha fatto Barb un anno dopo il fatto sembra più una risposta dei registi ad internet (che durante lo scorso anno se l’è chiesto in abbondanza, tanto da farla diventare un meme) che una realistica reazione dei personaggi.

Ora ovviamente voglio comunque vedere la terza stagione. Prima di subito. C’è già chi ha consigliato di girare la terza e quarta stagione insieme, per poter usare i bambini protagonisti prima che crescano troppo, ma per fortuna i Duffer hanno già risposto che preferiscono invece utilizzare la loro inevitabile crescita biologica proprio ai fini della storia.

Bravi.

 

 

La Seconda Stagione di Stranger Things è disponibile su Netflix dal 27 ottobre. Siete in pieno binge watching o avete già finito la seconda stagione?

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