Final Fantasy XII: The Zodiac Age

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A dieci anni di distanza dalla sua uscita originale, Square Enix ci propone la versione remastered di Final Fantasy XII, uno dei capitoli più sottovalutati della famosa saga.

Uscito ufficialmente in Giappone nel 2006 e arrivato in occidente solo l’anno successivo, Final Fantasy XII rappresenta sicuramente uno dei momenti più controversi dell’intera saga e, per il parere di chi vi scrive, anche uno dei capitoli più sottovalutati. Se riportiamo indietro le lancette di un decennio infatti, la grande novità era l’alta definizione portata nel settore da Xbox 360 che iniziava a proporre una pletora di produzioni occidentali di tutto rispetto, tali da togliere i riflettori al dodicesimo capitolo numerato della più famosa saga di jrpg firmata Square Enix che usciva a cavallo di due generazioni, in esclusiva per una PlayStation 2 che agli occhi del mercato aveva ormai intrapreso il viale del tramonto.

Un po’ per questo motivo, un po’ per l’aver adottatato un sistema che spezzava i ponti con il passato e con l’amatissimo Final Fantasy X, in favore di un dinamismo che poneva le basi per la struttura da MMORPG (non a caso l’undicesimo e il quattordicesimo capitolo di tale saga rientra in questa categoria) che come ben sappiamo sarebbe poi ulteriormente mutata virando definitivamente più verso l’action, anche i fan di Final Fantasy che all’epoca giocarono il dodicesimo capitolo non lo inserirono propriamente nella loro hall of fame.

Come spesso accade, col tempo il valore di tale produzione si è palesato oggettivamente in diversi riconoscimenti internazionali da parte di riviste come Edge e Famitsu, oltre che per l’essersi guadagnato l’ottava posizione nella classifica dei migliori videogiochi per console di sempre stilata nel 2009 da Guinness World Records Gamer’s Edition. Riprendendo l’edizione International Zodiac Job System uscita solo per il mercato nipponico e che già proponeva diverse migliorie al titolo, Square Enix ripropone oggi in esclusiva su PlayStation 4 una versione rimasterizzata, chiamata appunto Final Fantasy XII: The Zodiac Age.

Se siete curiosi di sapere come ci è sembrata, non vi resta che continuare nella lettura della nostra recensione.
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Delle genti e degli intrighi di Ivalice

Final Fantasy XII è uno dei capitoli più complessi ed intricati di sempre dal punto di vista narrativo dell’intera saga. Il mondo di Ivalice (stesso setting dei Final Fantasy Tactics che dopo il primo capitolo per PlayStation sono poi usciti per Game Boy Advance e NDS) ha un ruolo pulsante nelle vicende narrate, che si articolano tanto tra gli intrighi di palazzo quanto tra le strade dei mercati dove la gente comune vive pacifiche esistenze.

Filo conduttore di tutto è inevitabilmente la tematica della guerra.

Filo conduttore di tutto è inevitabilmente la tematica della guerra. La storia ha inizio a Rabanastre, capitale del regno di Dalmasca, dove si celebra il matrimonio della principessa Ashe di con il principe Rasler di Nabradia, che perderà la vita dopo poco, durante la battaglia di Nalbina, in seguito all’invasione da parte dell’Impero di Archadia. Così il re, Raminas, è costretto a firmare un trattato di resa e in questa disperata situazione si consumano le prime macchinazioni ai danni del capitano Bash, che insieme a unn gruppo di cavalieri di Dalmasca aveva intuito la trappola. Anche il sovrano viene assassinato, e la principessa Ashe svanisce senza lasciare traccia.

Passano due anni e ormai fame e povertà regnano sovrani a Rabanastre, la prospettiva si è spostata dai palazzi alle strade e ci mette nei panni di Vaan, orfano dei genitori e ora anche del fratello maggiore, Reks, perito negli intrighi della firma del trattato. Il ragazzo condivide la triste condizione del popolo, ciononostante conserva ancora il sogno, insieme all’amica Penelo, di solcare i cieli a bordo di una grande aeronave. Un sogno che presto si realizzerà e che metterà i due giovani al centro di un’avventura molto più grande e pericolosa di quel che avrebbero potuto pensare. Un’avventura per salvare Ivalice ed estirpare il male che sta lentamente distruggendo ogni cosa. Nel corso dell’avventura il party si arricchirà un po’ alla volta di diversi elementi, ciascuno estremamente ben caratterizzato e con sue peculiarità: ritroveremo Ashe e il capitano Bash, oltre agli affascinanti ladri Balthier e Fran.

 

 

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Tra dinamismo e scacchiere

A scandire il ritmo di una storia che mescola epicità e semplicità, amicizia e intrighi politici, misticismo ed esseri soprannaturali, un gameplay estremamente azzeccato che, come si diceva nell’introduzione, ricorda vagamente la formula dei MMORPG. Probabilmente è da questo dodicesimo capitolo che gli sviluppatori hanno posto le basi dell’evoluzione action che nel tempo la serie ha poi avuto. Abbandonando la staticità e il sistema a turni tipico dei jrpg e che ha caratterizzato fino al decimo capitolo anche la saga di Final Fantasy, arrivava un sistema di esplorazione in macro aree e di combattimento dinamico chiamato Active Dimensions Battle, strutturato attorno alla meccanica dei cosiddetti Gambit.

Il Gambit altro non è che un sistema predeterminate di programmazione a oggetti che possono essere assegnate a ogni personaggio. Ciascun personaggio può averne fino a 12 e questi sono modificabili singolarmente dal menu principale (mentre dal menu di battaglia è possibile solamente attivare o disattivare in toto i Gambit di un singolo personaggio). Per ognuno ci sono due parametri: la condizione (ad esempio “Alleato < 40% HP”)  e l’azione (ad esempio “Usa Magia: Energia”). La gestione del Gambit è uno degli aspetti più importanti del gioco e una volta padroneggiato vi permetterà di affrontare in modo parecchio rapido e appagante anche gli scontri più impegnativi.

 

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La progressione dei personaggi è invece affidata sia all’aumento di livello con il classico metodo dei punti esperienza (che ci permettono di aumentare i parametri del party), sia all’accumulo dei punti licenza, anch’essi ottenibili in battaglia, e che potremo usare in un sistema di progressione a scacchiera tramite il quale sbloccare la possibilità di usare un determinato tipo di armi o oggetti, magie e teniche speciali (le cosiddette Apoteosi) o gli Esper (così si chiamano in questo capitolo gli Eoni).

Questi ultimi sono in tutto 13, corrispondenti alle costellazioni dello Zodiaco: dodici relative allo zodiaco astrologico, a cui si aggiunge il Serpentario:

  1. Belias lo stregone (Ariete)
  2. Chaos il Reincarnato (Toro)
  3. Zalera il Mortifero (Gemelli)
  4. Zeromus il Despota (Cancro)
  5. Hashmal l’Ordinatore (Leone)
  6. Ultima l’Angelo (Vergine)
  7. Exodus l’Arbitro (Bilancia)
  8. Cùchulainn l’Impuro (Scorpione)
  9. Shemhazai il Traditore (Sagittario)
  10. Adrammelech l’Irato (Capricorno)
  11. Famfrit il Nembo (Aquario)
  12. Mateus l’Immorale (Pesci)
  13. Zodiark il Legislatore (Serpentario)

La novità inedita nella vecchia versione occidentale ma che troviamo qui, essendo stata rimasterizzata la International Zodiac Job System, è la presenza di ben dodici scacchiere corrispondenti ciascuna a un segno zodiacale e a un mestiere, dal Cavaliere al Mago Nero o al Mago Bianco, al Samurai, e sta a noi decidere in cosa specializzare i vari personaggi. In questo modo viene lasciata al giocatore un’enorme libertà di personalizzazione che ancora oggi è difficile trovare in molti giochi di ruolo giapponesi, e che non è più tornata neanche nei tre capitoli che hanno composto Final Fantasy XIII nè da ultimo in Final Fantasy XV.

 

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Dal punto di vista tecnico Final Fantasy XII: The Zodiac Age si presenta decisamente più dettagliato e pulito di come lo ricordavo su PlayStation 2, ed è davvero piacevole da giocare ancora oggi. Ovviamente non regge il confronto con le attuali produzioni e se lo si mette a confronto con il quindicesimo capitolo della saga questi dieci anni pesano parecchio. Oltre alle migliorie già apportate all’epoca con la rivisitazione per il territorio nipponico, in questa edizione rimasterizzata abbiamo un’azione bella fluida e portata a 1080p con texture molto più definite e una maggior nitidezza. Resta comunque molto affascinante lo stile artistico e le ambientazioni ispirate all’architettura mediterranea medievale, e anche a quella araba.

Ancora validissima anche la colonna sonora composta e arrangiata prevalentemente da Hitoshi Sakimoto (già compositore delle colonne sonore di altri titoli Square Enix, tra cui Final Fantasy Tactics e Vagrant Story) affiancato dallo storico collaboratore Masaharu Iwata, e da vari altri compositori. Per questa edizione rimasterizzata anche molti brani del soundtrack sono stati riorchestrati e nel gioco è possibile scegliere tra i brani originali o le versioni riarrangiate in Surround 7.1. Insomma, per concludere non possiamo che dare un giudizio positivo a questa edizione Zodiac Age del dodicesimo capitolo di Final Fantasy, a mio avviso ingiustamente sottovalutato all’epoca della sua uscita e che potrebbe essere apprezzato da molti, ancora oggi, proprio grazie a questa remastered.

 

 

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83
ME GUSTA
FAIL
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