Dopo la sentenza del tribunale di Torino di ieri Uber è stato completamente bandito in Italia. Ma come funzionano questi servizi di ride-sharing e perché hanno avuto grande successo in tutto il mondo? E come potremmo fare in Italia per avere gli stessi servizi?

Uber torna di attualità anche nel nostro paese e naturalmente sui social impazza il dibattito tra chi apprezza questo tipo di servizi e chi invece difende i suoi più grandi oppositori, i tassisti che hanno visto il loro mercato monopolistico invaso da un servizio a quanto pare basato su una concorrenza sleale.

Per lo meno da un punto di vista legale i tassisti hanno evidentemente ragione visto che a questo punto più giudici si sono espressi sulla materia, bandendo di fatto il servizio di Uber in Italia.

La maggior parte di chi commenta però questi accadimenti probabilmente non conosce questo genere di servizi, oppure si limita al solito “sentito dire”, fatto di luoghi comuni e ben poca vera informazione.

Chi mi segue sui miei social, in particolare su Facebook, saprà che sono un grande sostenitore di Uber e dei suoi cloni in giro per il mondo. Non ho una particolare simpatia per la società in sé, che tra l’altro si è macchiata negli scorsi mesi di una infinita serie di scandali più o meno gravi legati ad una conduzione molto aggressiva della società da parte del suo fondatore, Travis Kalanick.

Quello che però adoro e vedremo subito insieme il perché, è come funziona il servizio di Uber e come è stata realizzata l’applicazione sul quale si basa, un gioiello di user experience che ha saputo in pochissimo tempo prima colmare un vuoto funzionale incredibile e poi introdurre nuove funzionalità sempre più utili e ben realizzate.

Ho la fortuna di girare parecchio il mondo per lavoro, in particolare Stati Uniti ed Europa, e negli ultimi 4/5 anni ho utilizzato davvero moltissimo Uber, a Los Angeles, New York, San Francisco, Londra, Parigi… è diventato per me un punto di riferimento ogni volta che mi trovo all’estero, per muovermi molto facilmente e velocemente. Ho all’attivo un centinaio di corse e ho testato tutte le diverse modalità disponibili, così come alcuni dei suoi cloni più famosi, come Lyft e Via.

Si, perché parliamoci chiaro:

Quello che piace di Uber è che offre un servizio immensamente migliore rispetto al classico Taxi.

 

 

 

Uber: cos’è e come funziona

Uber è, fondamentalmente, un’app per smartphone che consente di ottenere un passaggio in auto in maniera facile e veloce. Una volta registrati e aggiunta la propria carta di credito a cui saranno addebitate le corse, si è pronti a partire.

Ovunque operi Uber sarà quindi possibile aprire l’applicazione e indicare dove ci si trova (aiutati da un localizzatore sulla mappa ovviamente) e dove si vuole andare. Attorno a sé è possibile visualizzare in tempo reale le auto di Uber disponibili, per farsi un’idea di quanta sia effettivamente servita la zona in cui ci si trova.

Una volta inserito l’indirizzo di destinazione è possibile, a seconda della nazione o città in cui ci si trova, selezionare tra i diversi servizi che Uber mette a disposizione. Le possibilità sono davvero tante (anche troppe) e mi limiterò a descrivere solo le più famose e utilizzate.

 

UberPop

UberPop è il servizio che prevede la corsa su un’auto di un privato che utilizza anch’esso l’app di Uber, ma in modalità guidatore.

Nelle nazioni in cui questo tipo di servizio è regolamentato, questo è anche il più diffuso e il più facile e veloce da utilizzare. In città come New York, Los Angeles o Londra girano letteralmente migliaia e migliaia di autisti UberPop pronti a rispondere alla vostra chiamata. Sono talmente tanti e diffusi che passano in media solo 3/4 minuti tra la chiamata e l’arrivo dell’auto.

 

UberBlack

UberBlack è il servizio “professionale” di Uber. Negli Stati Uniti solitamente sono limousine o auto super lussuose, guidate da conducenti professionisti.

In Italia, fino a ieri, era destinato unicamente ai famosi “NCC” (Noleggio Con Conducente) che sono in pratica autisti con licenza e con auto o furgoni solitamente neri, utilizzati più che altro da aziende o similari per spostamenti pre programmati o la copertura di eventi o simili.

UberBlack è anche il primo formato offerto da Uber appena nato negli Stati Uniti. Per diventare autisti Uber inizialmente bisognava utilizzare per forza un berlina lussuosa e rigorosamente nera.

È stato così che Uber si è fatto notare nella sua prima fase “moderna” a New York e ho avuto il piacere di fare diverse delle mie prime corse nel 2011.

Le auto erano davvero bellissime, si puntava sulla pura qualità ad un prezzo accessibile.

 

 

UberPool

UberPool è una novità abbastanza recente e funziona come il concorrente Via: invece di destinare un singolo autista ad un singolo viaggiatore, il sistema si occupa di ottimizzare le diverse corse e richieste in modo tale che un autista possa caricare più viaggiatori contemporaneamente perché hanno destinazioni simili oppure lungo la stessa tratta.

In questa maniera sarà possibile risparmiare sulla corsa, ma si dovrà condividerla con altre persone che verranno caricate lungo il tragitto e, molto probabilmente, si impiegherà anche più tempo ad arrivare a destinazione.

Esistono altre varianti come dicevo (UberTaxi, UberSUV, UberLUX, etc) ma queste sono le più utilizzate. C’è addirittura un servizio di consegna a domicilio di cibo da abbinare alle corse volendo, ma non è interessante parlarne in questa sede.

Ma che succede una volta scelto dove andare?

Per prima cosa l’app vi informa del costo della corsa e qui abbiamo la più grande novità rispetto al classico servizio di Taxi: su Uber è infatti possibile sapere quanto si spenderà prima di partire, ancora prima di richiedere l’arrivo di un autista.

Non ci sono costi di chiamata e la tariffa è solitamente variabile in base alla distanza e al tempo impiegato, oltre che a certi orari e luoghi “di punta”, con un classico sistema di domanda e offerta (in pratica: se siete in centro a Londra il sabato sera scatta una tariffa più costosa e il sistema vi informa ovviamente).

Se vi sta bene il prezzo indicato allora sarà sufficiente richiedere un’auto e attendere. Come dicevo l’attesa è solitamente molto breve. A volte incredibilmente breve: ci sono luoghi a Los Angeles o New York dove ho atteso letteralmente pochi secondi.

Il confronto con il classico servizio di Taxi è davvero impietoso.

Per utilizzare un taxi serve telefonare, attendere di prendere la linea, spiegare all’operatore dove vi trovate e poi attendere che il Taxi arrivi, con già sul tassametro svariati euro di chiamata… .

E questa è solo la base del servizio Uber.

Accettata la chiamata saprete immediatamente chi sta arrivando (nome dell’autista) e con quale auto (modello e numero di targa) oltre che il numero di cellulare dell’autista, da utilizzare prima o dopo la corsa in caso di necessità (vedremo dopo quanto possono essere utili queste informazioni)

Saliti sull’auto, che sia un privato, un professionista o altro, non dovrete dire nulla al conducente: lui sa già ovviamente dove siete diretti, il sistema gli ha già indicato la destinazione e partirà immediatamente verso di essa. Ancora una volta il confronto col classico servizio di Taxi è impietoso. Immaginate di trovarvi all’estero, magari non parlate bene la lingua locale oppure trovate un tassista che non parla bene l’inglese, se girate un po’ vi sarà capitato.

Minuti inutili a cercare di far capire dove volete andare, con il rischio non indifferente di non capirsi e di essere portati nel luogo sbagliato, perdendo tanto tempo e soldi. Pensate agli stranieri che vengono in Italia e si ritrovano a parlare con i nostri tassisti, notoriamente non proprio avvezzi all’inglese. Cerchiamo di capire quanto questo piccolo particolare possa fare la differenza a livello di servizio.

Io non voglio dover essere obbligato a parlare con l’autista, voglio solo essere portato a destinazione nel più breve tempo possibile e Uber mi da proprio questo, facilmente.

Ma non finisce qui.

Durante la corsa si ha accesso ad una serie di servizi aggiuntivi molto interessanti: è possibile verificare il tragitto in corso sul proprio smartphone, il sistema indica al conducente il tragitto più veloce e lo mostra anche a voi, con l’auto che si muove in tempo reale, eventuali indicazioni di traffico o deviazioni e, altra novità molto utile, viene visualizzato sempre l’orario previsto di arrivo, informazione che se si è in giro per lavoro può davvero fare la differenza.

L’applicazione mette addirittura a disposizione un link che potrete copiare ed incollare in chat o dove volete ai vostri contatti: mettiamo caso che vi state recando da amici o ad un appuntamento di lavoro e volete informare chi vi aspetta a destinazione dove siete e quando arriverete: beh aprendo quel link si accede ad una pagina web che riporta la mappa della città, il percorso che state intraprendendo e l’auto sulla quale vi trovate, che si muove in tempo reale e mostra quindi chiaramente dove siete e quando arriverete. Un altro servizio davvero comodissimo in alcune situazioni particolari.

Mettiamo caso che siate saliti in due in auto: siete in vacanza insieme ad un amico e volete condividere la corsa? Basterà indicare all’app che state viaggiando insieme a qualcun altro e la sue email registrata su Uber… il sistema invierà una notifica al vostro amico e sarà sufficiente che anche lui apra l’app e accetti di condividere la corsa per far si che il prezzo finale venga diviso tra voi due. Altra bella comodità, non trovate?

Arrivati a destinazione poi non dovrete far altro che scendere e andarvene.

La corsa verrà addebitata automaticamente sulla vostra carta di credito, senza dover perder tempo con l’autista o con POS che non saltano mai fuori (ogni riferimento ai tassisti italiani che per legge dovrebbero accettare le carte, ma invariabilmente non hanno il POS oppure si rifiutano di utilizzarlo, è fortemente voluto).

Mettiamo caso che vi siete scordati qualcosa sul Taxi. A me è capitato più volte, sono molto sbadato purtroppo. L’ultima volta su un taxi tedesco (Uber non era disponibile la scorsa estate a Colonia) ho scordato una action cam sul sedile. Me ne sono accorto pochi secondi dopo essere sceso. Il taxi era già sparito ovviamente. Sono entrato in fiera e mi sono diretto all’ufficio sicurezza. Il gentilissimo operatore presente parlava fortunatamente inglese e ha capito cosa mi era successo. Non sapevo ovviamente il numero del taxi: chi se lo ricorda o lo guarda mai? nessuno. L’operatore ha chiamato la società di taxi, ha atteso 10 minuti buoni in linea, ha spiegato la situazione, ha atteso altri 10 minuti che capissero quale taxi fosse appena arrivato in fiera, ha atteso che chiamassero al telefono l’autista… e poi è venuto a dirmi che la mia camera ovviamente non c’era più. Ovvio.

Facciamo finta che invece di un taxi avessi utilizzato un servizio come Uber, cosa sarebbe successo? Semplicemente avrei aperto l’app, avrei controllato la corsa appena effettuata e scelto di chiamare l’autista direttamente sul suo cellulare: come scrivevo all’inizio sapete tutte le informazioni che vi servono: il suo nome, il suo numero di telefono, che auto guida e come è targata. Avrei subito spiegato cosa era successo e, molto probabilmente, l’autista sarebbe semplicemente subito tornato indietro e io avrei recuperato la mia camera.

Insomma ormai vi sarà chiaro, se mai avete preso un taxi, quanto questo genere di servizi sia immensamente più comodo e performante sotto tutti i punti di vista. Il confronto è talmente impietoso che i detrattori di Uber probabilmente mi accuseranno di aver fatto un mega spot alla società americana, ma no: ho solo riportato come stanno le cose.

Se a tutto questo aggiungete che Uber, soprattutto nelle sue forme “Pop” e “Pool” è pure più economico di una equivalente corsa in taxi, ecco che capirete molto facilmente perché questi servizi si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo.

In ogni caso voglio sottolinearlo ancora: il vantaggio competitivo di Uber e dei suoi cloni rispetto ai Taxi non è sul prezzo, ma sulla qualità del servizio. È bene capire questo punto prima di proseguire a leggere o commentare online sull’argomento.

Non è affatto una questione di prezzo, ma di servizio.

Dopo tutto quello che vi ho raccontato non sareste disposti ad usare un servizio come Uber anche se costasse uguale o perfino di più rispetto ad un Taxi? Io sono sicuro di si.

La risposta ad Uber in Italia

Uber non è esattamente una società “simpatica”

Uber non è esattamente una società “simpatica”. Al contrario dei suoi cloni e concorrenti, è molto, molto aggressiva. In particolare nel suo modo di invadere i mercati globali infischiandosene delle leggi locali e puntando tutto su un’applicazione che è distribuita attraverso internet e quindi potenzialmente in tutto il mondo.

In Italia è successo quello che è successo in tante altre nazioni: Uber è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Il trasporto organizzato via taxi, gestito da piccole e medie società riunite in consorzi o similari non era per niente pronto alla competizione con un servizio simile. Proprio per niente.

Fino ad ora abbiamo visto solo il lato “passeggero” di Uber, ma provate ad immaginare cosa ha significato negli Stati Uniti prima e poi nel resto del mondo un servizio come UberPop, dove chiunque può uscire di casa, mettersi alla guida e cominciare a guadagnare semplicemente portando a spasso estranei. (ok, non è proprio così, serve passare un po’ di esami al veicolo e altro, il tutto varia da paese a paese, ma più o meno avete capito)

Migliaia di persone in tutto il mondo hanno potuto cominciare ad “arrotondare” con questo nuovo lavoro. Oppure lo hanno sposato in pieno, dedicando tutta la giornata ad esso e facendone il proprio lavoro principale.

Soprattutto negli States ho conosciuto decine di autisti Uber e, spesso, gli ho chiesto che facessero nella vita. Spessissimo ho trovato professionisti che semplicemente stavano arrotondando… ho conosciuto un cantante Rap che mi ha fatto sentire il suo ultimo disco durante la corsa, o un’altra volta un attore di soap opera che mi ha raccontato del suo lavoro sul set ad Hollywood.

La stessa cosa è successa anche in Italia, almeno per qualche mese. Poi i tassisti hanno cominciato ad accorgersi di tutte queste auto che raccoglievano persone in giro per le principali città italiane e hanno cominciato a protestare, ovviamente a modo loro.

Fanno parte della cronaca locale innumerevoli casi di pestaggi e distruzione di auto private da parte di vere e proprie ronde di tassisti. Da noi, come in Francia o in Germania o in Spagna.

E poi gli scioperi. E poi le cause legali, la solita e cronica mancanza di legislazione in materia, le promesse, i sit-in, altri scioperi. Probabilmente conoscete meglio di me la storia recente in materia, d’altronde, come spesso accade, i principali organi di “informazione” hanno dato molto più spazio a tutto questo penoso siparietto piuttosto che al vero cuore del contendere.

Bandito UberPop, perché evidentemente non siamo stati in grado di regolamentare un mercato dei trasporti aperto ai privati come invece hanno fatto con grande efficacia altre nazioni (a Londra gli autisti Uber hanno licenze dedicate, per dirne una, con assicurazione e copertura simile ai “rivali” tassisti) uno si aspetterebbe che, almeno, le società di taxi cerchino di offrire un servizio migliore: dopo che abbiamo sperimentato o letto come funziona Uber, beh diamine, mi aspetto qualcosa di simile anche dai nostri cari e locali monopolisti no?

Monopolisti che, ricordo, giovano di tariffe fisse nazionali (che è un grande vantaggio, non certo uno svantaggio come vorrebbero a volte fare intendere), di intere corsie preferenziali nelle principali città (ci avevate mai pensato? le avete mai viste all’estero?) e, ovviamente, di un mercato chiuso e dove costantemente e cronicamente la domanda super largamente l’offerta. La “legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi non di linea” risale al 1992, tanto per essere chiari.

Beh come vi dicevo questi tassisti non sono purtroppo raggruppati in grandi gruppi nazionali, ma in tante piccole e medie aziende o consorzi di ogni tipo, operanti a vario titolo nelle principali città italiane. E parlano attraverso innumerevoli piccole sigle sindacali.

La creazione di un servizio simile ad Uber è quindi molto difficile, capirete. Questi vivono ancora nel 1992, con i call center e decine di persone che svolgono ruoli assolutamente superflui nell’epoca di internet e degli smartphone.

Nonostante questo qualcosa è comparso, con anni di ritardo ovviamente, sui principali app store. App che fondamentalmente vi consentono di non dover chiamare al telefono, ma di chiamare direttamente un taxi per evitare il demenziale passaggio di attendere in linea e parlare con un totalmente inutile e anacronistico operatore umano.

Sono poi comparse app espressamente dedicate ai taxi, in particolare la più diffusa sembra essere MyTaxi che, al già citato servizio di chiamata diretta, aggiunge almeno il pagamento via app della corsa. Applicazione tedesca, tra le più diffuse al mondo nel segmento che però non riscuote grande successo tra i nostri tassisti e, diciamolo, non funziona proprio benissimo. Sicuramente ancora non bene come Uber.

Ho avuto modo di provarla a Milano e a Roma: il problema maggiore è che sono pochi i taxi che la supportano e quindi tocca aspettare un bel po’ prima di vedere arrivare il proprio conducente. La localizzazione funziona inspiegabilmente male, non si capisce come Uber possa localizzarvi bene tra i grattacieli di New York, mentre MyTaxi fatichi a Milano o Roma a dirvi dove siete… a voi e al tassista che vi sta cercando per farvi salire a bordo.

E poi manca praticamente tutto rispetto ai tanti servizi che vi ho descritto in questo articolo, c’è in pratica solo la base… che comunque per dirla tutta offre un servizio già molto più comodo del classico taxi italiano.

Il futuro

Non butta per niente bene per i tassisti italiani.

Non butta per niente bene per i tassisti italiani. Aver scelto di combattere la concorrenza in tribunale invece che con le sue stesse armi porterà, inevitabilmente, ad una disfatta. La verità, purtroppo per i tassisti, è che il loro servizio si limita ad una corsa in automobile.

Non ha alcun valore aggiunto, anzi, tantissimi punti a sfavore e scomodità congenite che ci si ostina a non voler superare. Il fatto poi che tra gli italiani ci siano tantissimi “furbetti” che ad un servizio non particolarmente brillante aggiungono vere e proprie truffe, soprattutto ai passeggeri stranieri in visita in Italia, non migliora certo le cose.

Il Car Sharing e gli altri servizi di Ride Hailing sono già presenti o arriveranno in Italia, è inevitabile. Città come Milano sono già oggi all’avanguardia mondiale per alcuni servizi come Car2Go o Enjoy.

Siamo sempre più abituati ad usare servizi digitali su smartphone, non ci frega nulla del rapporto umano con l’autista del taxi, non è, lo ripeto, un valore aggiunto. Abbiamo toccato con mano le possibilità offerte da app come Uber e abbiamo constatato quanto possano essere comode e facili da utilizzare.

I tassisti hanno due possibilità: evolvere velocemente oppure estinguersi lentamente.

Certo, protetti dal loro monopolio e dalla stagnazione della politica e della legislazione italiana potranno ancora cercare di prosperare per qualche anno, ma il cambiamento è letteralmente inevitabile.

Che non si sia in grado di sviluppare un’applicazione italiana condivisa da tutte le società di taxi italiane è davvero incredibile a questo punto. Che la risposta possa essere solo una pletora di app fatte con i piedi dalle singole piccole realtà la dice lunga sulla lungimiranza di questo strano settore.

Basti pensare al semplice pagamento con carta di credito o bancomat sui taxi: regolamentato da anni, ma ancora latitante nella stragrande maggioranza dei casi. Perché i tassisti non vogliono farci pagare con carta? perché non voglio offrire un servizio migliore? lascio la risposta a voi o ai servizi delle Iene, sinceramente non mi interessa puntare il dito.

Pensare che l’arretratezza tecnologica del servizio taxi italiano sia legato ad una congenita evasione fiscale sinceramente mi disgusta e preferisco credere che non sia vero.

Preferisco pensare che invece i nostri tassisti siano ancora in tempo a cambiare. Ad organizzarsi, ad unirsi e a realizzare un servizio migliore e al passo con i tempi: d’altronde non serve inventare nulla, basta replicare pedissequamente quanto già fatto da Uber e dai suoi cloni in giro per il mondo… che sono tanti, per inciso, non pensiate che gli altri stiano li a guardare. Si è fatto in Spagna, in Francia, in Germania, in India, in Cina, non vedo perché non dovremmo farlo, magari meglio, anche noi Italiani.

Voglio pensare che aver bandito Uber in Italia, una società che come ho scritto non mi sta simpatica per niente, sia una grande opportunità per il digital italiano: vorrei vedere comparire sugli app store un’applicazione non tedesca, ma italiana, fatta da italiani e pensata per il mercato italiano, che offra tutto quello che posso sfruttare all’estero con Uber e i suoi cloni. E magari qualcosa di più.

 

E voi cosa ne pensate? Avete mai usato Uber o servizi simili? Credete che anche in Italia potremo mai avere qualcosa di simile e legalmente regolamentato?

 

In testa all’articolo e in cover: illustrazione by thewalrus.ca