Una riflessione su ciò che traspare, quanto meno nel nostro paese (ma non solo) guardando all’attuale situazione del mercato dei videogiochi e a come gli stessi giocatori vi si rapportano.

Lunedì 3 aprile 2017. Esattamente un mese fa usciva in tutto il mondo Nintendo Switch, la nuova console made in Kyoto che sfida a viso aperto i classici canoni di classificazione a cui ormai siamo abituati, proponendo un hardware ibrido, sia fisso che portatile.

Ovviamente questo comporta un cambiamento non da poco nell’assetto del tradizionale campo di battaglia, e i commentatori di tutto il mondo, così come l’utenza ancor di più, si sono avvicendati già da inizio anno su speculazioni riguardanti il target della console e le reali potenzialità: Switch vuole concorrere con PlayStation e Xbox? O forse contro il 3DS e l’ormai inarrivabile mercato casual di smartphone e tablet?

Mentre tutti ne discutevano, adducendo motivazioni più o meno valide a favore o contro la nuova console Nintendo, questa è arrivata sul mercato e ha riscosso un notevole successo di vendite, infrangendo quasi tutti i record precedentemente stabiliti da altre console della grande N ma, soprattutto, portando nelle case di molti giocatori quello che è stato ritenuto praticamente all’unanimità uno dei migliori videogiochi degli ultimi decenni, di certo finora il migliore che questa generazione abbia visto, cioè The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Di Breath of the Wild abbiamo già parlato sia nella recensione che in un episodio di GameCast che trovate di seguito

 

 

Non ci soffermeremo, dunque, ancora sull’analisi del gioco o su perché chi vi scrive e tutta la stampa di settore l’abbiano acclamato come un capolavoro. Ci basti prendere da questa esperienza un dato oggettivo, ovvero che questo titolo che sfiora la perfezione in quasi ogni aspetto che rende un videogioco tale è uscito su Nintendo Switch e su Wii U.

Due console che, a sentire il videogiocatore medio, hanno più difetti che pregi. Anzi hanno il difetto principe di questi tempi, sono manchevoli di potenza computazionale. Ho passato in rassegna forum, siti specializzati stranieri e nostrani, gruppi sui social network e serate tra amici appassionati nell’ultimo mese raccogliendo pareri su questa situazione, e quanto sto per dirvi è dunque frutto di una sorta di studio empirico del fenomeno, se vogliamo.

Tralasciando le risibili critiche a Switch per quanto concerne la mancanza dell’app di Netflix o la scarna line-up di lancio, la stragrande maggioranza di critiche arriva proprio quando si parla di specifiche tecniche e “potenza bruta” della console.

Tralasciando le risibili critiche a Switch per quanto concerne la mancanza dell’app di Netflix o la scarna line-up di lancio, la stragrande maggioranza di critiche arriva proprio quando si parla di specifiche tecniche e “potenza bruta” della console. La maggior parte dei giocatori che muove questa critica avrebbe rinunciato volentieri all’originale concept della console Nintendo in virtù di una copia di PlayStation 4 a cui poter giocare in tranquillità anche Mario Kart e Zelda, tra una partita a FIFA e una a Call of Duty. Ma questo discorso è già stato fatto più volte e in un mercato che vede già un altro attore di nome Xbox che negli ultimi tempi arranca contro il predominio di Sony, giocare una mossa simile sarebbe stato davvero un azzardo da stupidi per Nintendo e, fidatevi, non avrebbe premiato a vendite. Questa partita la stanno già giocando in due, e non c’era spazio sul campo per un’altra squadra. Per di più la strategia che si richiedeva per Switch la sta portando avanti Microsoft con il suo Project Scorpio, che però in assenza di bei giochi in esclusiva se ne farà ben poco dei suoi 6Tflops di potenza computazionale.

 

Xbox Scorpio

 

Ma allora torniamo al punto di partenza: cos’è più importante, la console o i giochi?

E qui ci addentriamo in un altro sottobosco di esperti da Bar Sport. Se la categoria sopra era quella composta per lo più da utenti PlayStation, che si sentono forti della loro posizione dominante nel mercato grazie alla quale possono giocare a tutte le produzioni third party e ad un catalogo notevole di first party quali Uncharted 4, Bloodborne, Horizon: Zero Dawn, e ora anche Persona 5 e molti altri ancora, a far la voce grossa contro Switch sono spesso non tanto gli utenti Xbox, che poveretti stanno consumando Gears 4 e Forza Horizon 3 nella vana attesa di nuovi titoli in esclusiva, quanto i giocatori PC.

I giocatori PC (non tutti, badate) che proprio non ce la fanno a non demonizzare ciò che non ritengono alla loro altezza.

I giocatori PC (non tutti, badate) che proprio non ce la fanno a non demonizzare ciò che non ritengono alla loro altezza. Quelli che, a conti fatti, sono riusciti a suon di battiti infuocati sulle loro tastiere fluorescenti, a spostare l’attenzione del mercato videoludico non già sui giochi, quanto sui freddi dati di risoluzione, framerate e tutti gli altri inutili tecnicismi. Sono arrivato a pensare che questa categoria di giocatori sia affetta da una vera e propria malattia in certi momenti,

una smania compulsiva di compiacersi nel visualizzare il contatore di risoluzione e framerate di giochi a cui poi nemmeno giocano.

Spendono migliaia di euro ormai annualmente per aggiornare la loro macchina all’ultima versione di scheda video e si fregiano di elenchi zeppi di giochi che nella migliore delle ipotesi hanno avviato una volta per controllare che girassero a 12K e 800fps, comprati in sconto su Steam o in molti casi su portali di dubbia legalità in cui vengono rivendute anche chiavi ottenute illegalmente.

 

Tipica categoria di porno amata dai sedicenti PC Master Race

 

Spendono migliaia di euro in hardware, di conseguenza tutto ciò che non arriva a tali prestazioni per loro fa schifo. E in virtù dei soldi spesi in hardware sono sempre alla ricerca del prezzo più basso per il software: in effetti non ci giocano per cui ha senso cercare di pagarlo il meno possibile.

L’aspetto più curioso è che se a un utente console passi il lato collezionistico dell’avere tutte le scatolette colorate in libreria, per un mercato come quello PC basato ormai unicamente sul digital delivery fatichi a spiegarti il senso di questa tendenza.

Ma tutto questo potrebbe anche andar bene, in fondo il mondo è bello perché è vario no? Il problema si pone quando questi criticano a prescindere qualcosa che non conoscono solo per partito preso, o peggio ancora quando si affrettano a cercare emulatori con cui giocare illegalmente The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

A cui poi magari nemmeno giocano sia chiaro, giocare è un optional per il PC gamer. Solo perché stanno rosicando e devono dimostrare a loro stessi che “su PC gira meglio”. Ma al di là del tono che spero abbiate colto come scherzoso e volutamente provocatorio nei confronti di questa utenza, è a mio avviso deprecabile con tutti i mezzi di cui disponiamo oggi non valorizzare il lavoro di chi i videogiochi li crea.

Questo significa non essere appassionati, e come da titolo:

La verità è che non vi piacciono i videogiochi.

Vi piace sguazzare nell’ambiente fingendovi grandi appassionati, ma non apprezzate quelli che sono i veri punti di forza di quella che oltre ad essere una forma d’intrattenimento a tutto tondo, è diventata nel tempo anche una splendida forma d’arte.

Come redimervi? Per quest’anno invece di upgradare la vostra scheda video per fare 2fps in più a The Witcher III, spendete quei i soldi per comprare un Nintendo Switch e godetevi The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Sono sicuro che, dopo, vi piaceranno un po’ di più i videogiochi.