Power Rangers: tanti drammi adolescenziali e poca azione

Power Rangers

I Power Rangers tornano ancora al cinema, questa volta però con un epico capitolo distribuito dalla Leone Film Group e 01 Distribution e diretto da Dean Israelite. La storia si basa sulla storica saga dei primi anni ’90 di Haim Saban, ma a distanza di ventiquattro anni, come saranno cambiati i rangers?

Era il 1993 quando i Power Rangers, cinque ragazzi dall’incredibile forza e con l’unica missione quella di salvare il mondo dai piani malvagi di Rita Repulsa, comparvero per la prima volta sullo schermo.

Sottospecie di reboot americano di un format giapponese degli anni ’80, Kyoryu Sentai Zyuranger, i Power Rangers come li conosciamo noi sono stati creati da Haim Saban e attualmente vantano 19 serie, 26 stagioni all’attivo e 900 episodi.

Nonostante gli effetti speciali posticci, la messa in scena ridotta all’osso, così come gli attori all’interno della storia, le scene d’azione tagliate e cucite dalla serie originale giapponese e le trame surreali, i Power Rangers hanno rappresentato un vero e proprio culto.

Simbolo dell’intrattenimento per bambini e ragazzi anni ’90, era impossibile resistere all’impulso di gridare “Go Go Power Rangers” nel momento più alto della battaglia.

Dopo bene ventiquattro anni, dove presumibilmente i bambini dell’epoca si aggirano tra la fine dei venti e gli inizi dei trenta, arriva al cinema la prima grande – o quasi – produzione dei Power Rangers, un film che spera con tutto sé stesso di replicare una parte del (inspiegabile) successo della prima serie, creando una vera e propria serie di film.

 

Power Rangers

 

Power Rangers degli anni duemila si presentano non troppo diversi da quelli degli anni novanta.

Diretto da Dean Israelite, i Power Rangers degli anni duemila si presentano non troppo diversi da quelli degli anni novanta. Sicuramente la regia di Israelite, e la sceneggiatura di John Gatis, hanno puntato sul mantenere quanto più possibile fedeltà allo storico format, cercando di aggiornarlo ai giorni nostri.

E infatti, i protagonisti della storia sono cinque ragazzi, gli storici Jason (Dacre Montgomery), Kimberly (Naomi Scott), Billy (RJ Cyler), Trini (Becky G.) e Zack (Ludi Lin). Cinque ragazzi molto diversi tra loro, apparentemente nemmeno amici, destinati a far incrociare le proprie vite per scelta del fato.

Rispetto ai Power Rangers classici, i nostri protagonisti sono molto più che scuola, allenamenti e combattimenti. Il film si apre, con grande sorpresa, con delle scene d’azione molto adrenaliniche e che hanno come protagonista Jason intento in una bravata che cambierà per sempre il corso della sua vita.

 

Fin da questa prima sequenza si può immediatamente capire l’uso di una tecnologia molto più avanzata e che fa affidamento anche su mezzi più freschi.

 

Il racconto visivo è volutamente fresco e molto giovanile. I Power Rangers si aprono mostrando subito il suo target d’interesse: le nuove generazioni più infantili. Certo, l’occhio di tanto in tanto viene strizzato a favore della nostalgia, ma più va avanti il film più ci rendiamo conto di essere di fronte a un prodotto ben poco accattivante per un pubblico più maturo, a prescindere dalla nostalgia.

 

 

Power Rangers

 

 

Da Jason passando per Kimberly e proseguendo con gli altri, questi Power Rangers rappresentano la parte più disillusa delle generazioni di oggi.

I milioni di impulsi imposti dalla società, dalla propria famiglia, la voglia di ribellione, di evadere e sfuggire da questi schemi.

I nostri Power Rangers si ritrovano riuniti in una sorta di Breakfast Club

I nostri Power Rangers si ritrovano riuniti in una sorta di Breakfast Club dove, più che diventare degli eroi, sembra che il loro compito primario sia trovare fiducia in sè stessi e nel prossimo.

Dopo i primi momenti di introduzione, scoperta del mondo fantastico che li attende, scetticismo iniziale e i primi passi per diventare un gruppo, il film è una sequela di immagini anche piuttosto noiose, prive di adrenalina, e che ristagnano sempre sui protagonisti che si comportano esattamente come degli adolescenti.

Lo spettatore più maturo si ritrova a concordare con Zordon, interpretato da Bryan Cranston, nel dire che questi Power Rangers sono troppo immaturi. Più che un film sui Power Rangers, la pellicola di Israelite si trasforma in un percorso di formazione giovanile, o se vogliamo in un percorso nel diventare Power Rangers.

 

Power Rangers
Nel tentativo di dare concretezza maggiore e una trama più sensata rispetto al soggetto di riferimento, la pellicola diventa ancora più paradossale e priva di coinvolgimento.

 

Passiamo da una prima parte molto divertente, fresca dove è normale lasciare più spazio alla narrazione, spiegazione degli eventi e conoscimento dei personaggi, a una seconda parte dove, invece di vederli finalmente in azione, i protagonisti non fanno altro che girare su se stessi come se fossero delle trottole. Totalmente allo sbaraglio, senza capire dove realmente si voglia andare a puntare.

Su due ore di film è eccessivamente riduttivo ridurre l’azione a soli venti minuti finali.

Su due ore di film è eccessivamente riduttivo ridurre l’azione a soli venti minuti finali. Dall’appassionato di ieri al bambino di oggi, si entra in sala tutti con la speranza di vedere i cinque rangers trasformati, vedere gli Zord in azione sulle note della storica Go Go Power Rangers.

Tutto questo avviene, per pochi secondi cronometrati, dopo oltre 100 minuti di film. Pochi secondi di Zord nella storica immagine in cui li vediamo dirigersi verso il nemico, tutti allineati a il theme principale della serie.

 

 

Power Rangers

 

 

Dopodiché si lascia spazio a una battaglia, piuttosto soft, ma del resto non ci si aspettava certo degli scontri epici all’ultimo sangue, considerando il tipo di format, anche se più convinzione in quelle che dovrebbero essere le sequenze più importanti per una pellicola di intrattenimento come questo, sarebbero dovute essere quelle più curate e mirate a rapire l’attenzione dello spettatore.

Non bastano certo dei colori brillanti, degli effetti digitali speciali di nuova generazione e delle frasi d’effetto per fare un film d’azione.

A questo punto, bastava semplicemente trasporre al cinema la serie di Saban, che almeno sarebbe stata molto più divertente e appassionante dall’inizio alla fine.

 

Questi Power Rangers sono un’operazione ibrida, riuscita a metà.

Questi Power Rangers sono un’operazione ibrida, riuscita a metà, ma che va a cadere sulle basi di qualsiasi pellicola con protagonisti supereroi, poteri speciali e robot a forma di dinosauri.

Lo scopo di un film di intrattenimento è quello di intrattenere. Quello che avviene con i Power Rangers è l’esatto opposto. Dopo le prime sequenze che promettono un film leggero, scanzonato, sicuramente adolescenziale ma divertente, si rimane totalmente intrappolati all’interno di un young adult dove nemmeno gli stereotipi più banali potrebbero accendere un minimo di interessa nella narrazione.

 

 

Power Rangers
La più grave mancanza resta l’azione, rendendo i Power Rangers di Dean Israelite perfino meno credibili dei Power Rangers degli anni ’90, inevitabilmente posticci a causa di un budget risicato.

 

Il brividino sugli Zord rimane, sebbene non si possa fare a meno di notare il cambiamento di design (e anche di dinosauro) di alcuni di loro, così come la rappresentazione del Megazord e la sua uscita trionfale.

Dai combattimenti senza Zord a quelli con gli Zord non manca anche qui una patina posticcia, che in questo caso si traduce in uno smisurato uso della CGI.

A uscire davvero vittoriosa da questo film è Elizabeth Banks che, in questi ultimi anni, ha mostrato una grande professionalità, sapendosi molto divertire, in questi ruoli eccentrici e particolari. L’attrice ci crede tantissimo e la sua è un’ottima perfomance di Rita Repulsa, all’inizio facendo perfino un po’ di paura.

 

Power Rangers

 

Di Bryan Cranston se ne gode molto meno, considerando che il tutto viene ridotto a un ologramma su un mega schermo. Non si può fare a meno di sorridere, però, pensando alla scelta di Cranston come parte portante del cast, considerando i diversi omaggi nella seria all’attore.

 

Il giovane cast di attori risente della propria inesperienza, esattamente come i loro personaggi, procedendo quasi a tentoni lungo la strada. Elemento che da una parte armonizza meglio attore – personaggio, dall’altra rende il tutto ancora più infantile.

 

I Power Rangers del 2017, con sommo rammarico, rappresentano ancora la facciata di politicamente corretto, privo di vera azione e adrenalina. Il tutto va in sordina e sembra quasi essere peggio dell’azione vista nelle serie del ’93.

Un’occasione sprecata. Le carte in regola c’erano, anche se non proprio tutte. Qualche risata, un po’ di nostalgia, ma tutto ciò che rimane sono troppi sbadigli.

 

Power Rangers sarà nelle sale italiane dal 6 Aprile.

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