Due enormi camion regia di Red Bull TV campeggiano in una piazzola antistante una fabbrica abbandonata nella periferia di Budapest. Sono appena arrivato con un pulmino privato che mi ha portato qui per assistere alle finali di Red Bull Mind Gamers, i campionati mondiali di escape room.

Dopo un anno di selezioni in tutto il mondo attraverso decine di eventi siamo arrivati al dunque: 22 team nazionali e 2 team wildcard sono qui in Ungheria per affrontarsi nella escape room definitiva e selezionare i due team che potranno cercare di portarsi a casa il titolo di campione del mondo nella finale.

Ma cos’è una escape room? Mi lascio aiutare da Wikipedia:

Un’escape room, o gioco di fuga dal vivo, è un gioco di logica nel quale i concorrenti, una volta rinchiusi in una stanza allestita a tema, devono cercare una via d’uscita utilizzando ogni elemento della struttura e risolvendo codici, enigmi, rompicapo e indovinelli.

via wikipedia

Vi avevo già parlato della mia prima esperienza lo scorso anno in questo articolo, le escape room sono sempre più popolari anche in Italia, ma è proprio da Budapest che hanno cominciato a diffondersi in tutto il mondo nel format che conosciamo oggi.

 

Qui in città ci sono oltre 200 sale da escape, gestite da più di 80 società diverse: si può dire tranquillamente che Budapest è la capitale mondiale delle escape room ed ecco spiegato perché Red Bull ha scelto questa città per le finali a cui sto per assistere.

 

Il Dr. Scott Nicholson

 

Tutto è nato un paio di anni fa da un’idea di Scott Nicholson, professore presso il Brantford Games Network Lab (BGNLab) della Wilfrid Laurier University a Brantford (Canada) durante una game jam tenutasi all’intero del MIT Game Lab di Boston.

 

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Scott è un capo nerd della vecchia scuola.

Scott è un capo nerd della vecchia scuola. Autore di racconti horror e thriller ispirati al mondo di Lovecraft e ai miti di Chtulhu. Tra i primi a parlare di boardgames in un format dedicato su YouTube (“Board Games with Scott“), grande giocatore di ruolo e appassionato di game design.

Quando gli spiego cos’è Lega Nerd dice alla responsabile stampa di darmi priorità e invece di continuare l’intervista nella stanzetta in cui siamo mi dice di uscire per visitare quello che hanno da poco finito di costruire qui a Budapest.

Mi porta a visitare le stanze che compongono le semifinali del Red Bull Mind Gamers, la escape room che deve selezionare due soli team tra i 24 presenti qui a Budapest.

Mi racconta che l’idea è arrivata anni fa, mentre insieme ai suoi studenti di game design al BGNLab studiava il modo di creare una competizione mondiale per geni dell’escape room. Una disciplina dove è necessario unire gioco di squadra, logica e velocità per riuscire a risolvere enigmi, trabocchetti e indovinelli nel più breve tempo possibile.

 

 

L’organizzazione di un evento mondiale del genere ha portato comunque via anni di lavoro.

Quando Red Bull ha deciso sposare il progetto e di sponsorizzare le idee di Scott tutto è diventato più semplice, almeno economicamente, ma l’organizzazione di un evento mondiale del genere ha portato comunque via anni di lavoro.

 

Il primo problema da risolvere: come fare a trasportare in giro per il mondo una escape room che fosse uguale per tutti e fungesse da selezione per riuscire a creare team nazionali?

La creazione di container trasportabili da camion è stata la prima soluzione proposta, ma lo spazio a disposizione si è presto rivelato comunque non sufficiente a creare una escape sufficientemente complessa. La soluzione è arrivata da uno degli studenti di Scott che ha proposto di abbandonare, almeno per le selezioni, il concetto di escape “fisica” per abbracciare invece una soluzione totalmente digitale.

 

 

Quattro partecipanti alle selezioni di Berlino nel novembre 2016.

 

 

Sono stati quindi creati quattro grandi schermi touchscreen con enigmi logici, facilmente trasportabili nei diversi eventi locali organizzati in tutto il mondo e aperti a tutti. In Italia ne abbiamo avuti tre, a Bologna, Milano e Torino, abbiamo pubblicato il resoconto della tappa di Torino in questo articolo.

 

È proprio la tappa di Torino che ha visto partecipare il team di quattro studenti di ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino che ha poi vinto le selezioni italiane ed è diventato ufficialmente il team italiano presente qui a Budapest.

 

Un enorme tunnel attraverso il quale i giocatori dovevano passare mentre osservavano i diversi simboli che si muovevano ruotando durante il loro passaggio

 

Scott continua a raccontarmi quanto fosse importante per prima cosa creare una storia che potesse fungere da trait-d’union durante la creazione delle diverse sfide e il punto di partenza è stato un film di produzione austriaca presentato al Grimm Fest del 2015, Mind Gamers. Il film non è ancora uscito ufficialmente nelle sale, la global premiere arriverà domani (28 marzo) e probabilmente vedremo qualcosa di più sul sito ufficiale.

Fatto sta che Mind Gamers parla di fisica quantistica, computer quantistici e della possibilità di interagire con un computer entrando virtualmente dentro ad esso e manipolando le sue diverse caratteristiche come se ci si trovasse un un ambiente fisico… una specie di Tron per intenderci.

Da li il team del professor Nicholson ha creato la storia di Enoch, il computer impazzito dal quale i team del Red Bull Mind Gamers devono cercare di uscire dopo aver sistemato le cose.

 

Una serie di laser colorati da bloccare o riflettere per comporre la giusta combinazione e sbloccare l’accesso alla stanza successiva.

 

La prima stanza delle semifinali simulava proprio l’ingresso all’interno del computer.

La prima stanza delle semifinali simulava proprio l’ingresso all’interno del computer: i quattro membri del team si sono seduti in una stanza totalmente bianca e hanno indossato dei caschetti da VR (dei Samsung Gear VR) affrontando il primo enigma basato su associazioni cromatiche.

Mentre si muovevano all’interno del mondo virtuale del puzzle in realtà si muovevano anche nella realtà: il pavimento su cui poggiavano le loro sedie era motorizzato e li ha portati all’interno di un’altra stanza, questa volta totalmente nera, la prima vera stanza della escape room creata per le semifinali.

Questo passaggio da virtuale a reale ha così simulato l’esatto contrario e cioè il passaggio da reale a virtuale: i giocatori si trovavano ora all’interno di Enoch e interpretavano in prima persona i loro avatar con il compito di uscire nel più breve tempo possibile risolvendo i diversi enigmi e trabocchetti che il team di Nicholson aveva preparato per loro.

 

Le semifinali cominciavano con una stanza virtuale, ricreata con l’utilizzo di visori Samsung Gear VR

 

Se una normale escape room è solitamente attorno ai 30mq, quella creata per le semifinali e poi le finali era di oltre 500mq.

Se una normale escape room è solitamente attorno ai 30 metri quadrati, quella creata per le semifinali e poi le finali era strutturata in otto diverse stanze per un totale di oltre 500 metri quadrati.

Pareti semoventi e su cui arrampicarsi, tunnel rotanti di oltre sei metri, camere termiche, cavi, led, monitor ovunque: se per le selezioni erano bastati quattro touch screen e un piccolo container da trasportare intorno al mondo, per queste semifinali e finali non si è certo badato a spese e si è creato la escape room definitiva, tanto complicata e difficile da risolvere che persino durante la finale tra Slovenia e Ucraina i due team non sono riusciti a superare tutte le prove.

 

Nell’ultima parte delle semifinali i team dovevano riassemblare il cubo che vedete partendo dalle diverse parti sparse per la stanza.

 

Il tutto come spiegavo all’inizio è stato creato all’intero di una enorme fabbrica abbandonata e la segretezza ha giocato un ruolo fondamentale: ho avuto modo di visitare solo una parte delle stanze create per le semifinali (cinque su otto) e tutte le stanze delle finali erano coperte da teloni neri e guardate a vista da uomini della sicurezza.

Il tutto è stato creato da Foxinthebox, una delle aziende leader del settore che realizza escape room in tutto il mondo ed è stata in grado di realizzare in pratica le idee di Nicholson e dei suoi studenti, un’impresa tutt’altro che facile.

 

Scott Nicholson di fianco al premio andato al team vincitore, un grande cubo scomponibile in quattro parti, una per ogni membro del team.

 

L’organizzazione di questi incredibili campionati è stata titanica.

L’organizzazione di questi incredibili campionati è stata titanica: Red Bull è riuscita in un anno a selezionare i migliori team in tutto il mondo e poi a portarli qui a Budapest per farli affrontare all’interno di una incredibile escape room, seguiti da cameraman e ripresi in ogni passaggio da decine di camere fisse, con una regia televisiva che ha permesso di trasmettere in diretta la finale e di spettacolarizzare una pratica che solitamente è limitata a piccoli gruppi di amici, portando il mondo delle escape room sugli schermi di tutto il mondo.

 

Una fase delle finali in cui era necessario risolvere enigmi sulle diverse postazioni colorate e poi collegarle tra loro nella giusta sequenza per poter aprire la porta verso la stanza successiva

 

Uno sport nel quale è la mente la protagonista e non i muscoli.

Mentre abbandono a malincuore la mia stanza del Grand Budapest Hotel (si, proprio lo stesso da cui si è ispirato Wes Anderson per il suo film!) penso che ho avuto la grande fortuna di poter assistere in prima persona al dietro le quinte e alla finale di un evento più unico che raro che spero si ripeta ancora negli anni a venire.

Uno “sport” nel quale è la mente la protagonista e non i muscoli (non a caso c’era la campionessa di scacchi Tania Sachdev a commentare le finali insieme a Scott Nicholson) non può che interessarmi e, spero, interessarvi.

 

La campionessa di scacchi Tania Sachadev, il Dr. Scott Nicholson e Alex Zane hanno commentato in diretta su Redbull.tv le finali del Red Bull Mind Gamers

 

Non mi resta che augurarvi di partecipare alle selezioni italiane il prossimo anno e di augurarvi di poter partecipare alla fase finale di questo incredibile campionato, perché è davvero una sfida incredibile che ogni nerd vorrebbe poter affrontare.

 

 

 

Il team sloveno festeggia la vittoria del primo Red Bull Mind Gamers

 

Tenete d’occhio il sito ufficiale dei Red Bull Mind Gamers e visitate il nostro hub in cui abbiamo raccolto gli articoli dedicati a questo spettacolare evento.

/RedBullMindGamers