Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue

Kingdom Hearts HD 2.8, l’antologia che funge da prologo al terzo ed ultimo capitolo della saga di Xehanort, approda finalmente in Europa, portando su Playstation 4 tutta la magia dell’universo disneyano creato da Tetsuya Nomura.

 

Kingdom Hearts HD 2.8 si pone come ultimo tassello di un corposo ciclo di raccolte dedicate alla serie, comprendente Kingdom Hearts 1.5 e 2.5 ReMix, in arrivo il prossimo 31 marzo anche su Playstation 4. In attesa di conoscere l’epilogo della guerra dei Keyblade, Square Enix confeziona un’esperienza che si rivela essere un perfetto assaggio delle meraviglie visive e di gameplay che ritroveremo in Kingdom Hearts III.

La collection, infatti, oltre a proporre la versione rimasterizzata di Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance, uscito nel 2012 per Nintendo 3DS, comprende anche un filmato in computer grafica dedicato alla storia dei Veggenti e un contenuto totalmente inedito: Kingdom Hearts 0.2 Birth by Sleep, un vero e proprio “frammento”  di gioco che vede protagonista Aqua intenta fuggire dal regno dell’Oscurità in cui è rimasta imprigionata.

 

 

Kingdom Hearts: quando il videogioco diventa transmediale

 

A distanza di oltre 15 anni dal suo debutto su Playstation 2, la serie Kingdom Hearts conserva ancora intatto il suo fascino.

A distanza di oltre 15 anni dal suo debutto su Playstation 2, la serie Kingdom Hearts continua con forza ad affascinare e a far battere il cuore di intere generazioni.
L’ambiziosa produzione targata Squaresoft (l’odierna Square Enix) e Disney Interactive Studios pose le basi per la nascita di un nuovo modo di concepire i JRPG (per il dinamismo d’intreccio e di gameplay), riuscendo ad ammaliare per i suoi toni fantasy e cartooneschi, ma soprattutto per ciò che aveva da offrire in termini artistici e narrativi.

Quando, nei primi mesi del 2000, Tetsuya Nomura ed il suo team iniziarono a produrre Kingdom Hearts non avevano idea che ben presto quel progetto cosi tanto insolito e rischioso sarebbe diventato un vero e proprio fenomeno di culto. D’altronde creare un videogioco che potesse unire linguaggi di natura nipponica e occidentale, nonché mondi concettualmente tanto diversi era di gran lunga più facile a dirsi che a farsi.

 

 

 

 

Eppure, Kingdom Hearts riuscì a conseguire un successo strepitoso da parte della critica e del pubblico, guadagnandosi nel 2002 una posizione privilegiata nel panorama videoludico. Gran parte del fascino di quell’universo narrativo risiedeva non tanto nei suoi toni fiabeschi, divertenti e coloratissimi, quanto nella sua essenza più profonda e cosi familiare.

Molti dei personaggi Disney presenti nel corso dell’avventura fanno parte di noi, della nostra infanzia e vivono nei nostri ricordi.

Impossibile non sorridere o provare entusiasmo dopo averli incontrati, impossibile non sentirsi un po’ a casa. Accanto al fattore nostalgia e all’impronta artistica decisamente originale, però, ciò che rende tutt’oggi straordinaria ed emozionante l’esperienza di gioco sono i personaggi dal carattere unico e quella componente narrativa, dall’animo profondo e fortemente astratto. I numerosi spinf-off, prequel e sequel spalmati su diverse console nel corso degli anni, furono poi la prova di quanto intricata e strutturalmente complessa la storia fosse, soprattutto dal punto di vista della time-line su cui poggiava.

 

Al riguardo, infatti, esistono numerose teorie e speculazioni che da anni sono state oggetto di discussione e studio da parte dei fan più affezionati. Proprio per questa spiccata natura confusionaria e frammentaria della serie, Square Enix cercò di fornire nel tempo uno sguardo sulle vicende più approfondito e “lineare” con il rilascio di Kingdom Hearts Re: Coded e Kingdom Hearts: 358/2 Day, rispettivamente riassunto in forma video e filmato di 50 minuti degli omonimi titoli usciti su Nintendo 3DS. Mentre nel 2003, iniziò a fare la sua comparsa anche un manga ideato da Shiro Amano e ispirato alle avventure del celebre videogame.

Questo tipo di approccio di natura transmediale è divenuto un po’ un must per la casa nipponica. Oltre a Kingdom Hearts, basti pensare anche e soprattutto alla saga di Final Fantasy, di cui esistono svariati adattamenti cinematografici, animati, letterari e persino radiofonici. Final Fantasy XV è sicuramente l’esempio più calzante che dimostra perfettamente come una forma narrativa, muovendosi attraverso diversi tipi di media, possa contribuire a perfezionare e integrare l’esperienza di gioco dell’utente.

Non tutte le storie, però, sono adatte ad essere raccontate sfruttando questo tipo di narrazione. L’universo sconfinato, le sottotrame e l’aura di mistero che ruota intorno alle vicende di Kingdom Hearts le rendono più che adatte a sfruttare questo tipo di struttura, che, veicolando nuove informazioni, rende possibile lo sviluppo e la a comprensione del mondo narrato.

Ultimo arrivato nel catalogo delle produzioni animate legate alle serie è proprio Kingdom Hearts X: Back Cover, un lungo filmato di circa un’ora realizzato con l’Unreal Ungine 4. Il contenuto è tratto dagli eventi narrati in Kingdom Hearts: Unchained X, JRPG Browser Game per dispositivi mobile, ed è interamente dedicato alle storie dei Veggenti.

 

 

 

 

Back Cover delinea finalmente un contesto più definito delle vicende che ruotano attorno alla nascita della Guerra dei Keyblade, accompagnando le corpose informazioni ad una buona caratterizzazione dei peronaggi. Nonostante la narrazione risulti un po’ lenta nelle battute iniziali, complice senza dubbio anche la presenza di molti dialoghi scarni e poco articolati, la visione del film si mostra certamente interessante e piacevole anche grazie al lavoro svolto sul comparto tecnico.

 

 

Sogno o son desto?

 

 

 

 

Square Enix rispolvera in grande stile l’ultimo titolo della serie approdato su console portatile, donandogli una rinnovata veste grafica e ridefinendo le meccaniche di gioco.

Square Enix rispolvera in grande stile l’ultimo dei titoli della serie approdati su console portatile, donandogli una rinnovata veste grafica e ridefinendo le meccaniche di gioco per sfruttare a pieno le potenziaità di Playstation 4. L’eccezionale operazione di porting, infatti, rende l’esperienza di gioco molto pù equilibrata e mette da parte quelle componenti del sistema di controllo che su Nintendo 3DS potevano risultare macchinose e difficili da gestire.

Graficamente Kingdom Hearts: Dream Drop Distance appare pulito nei suoi colori brillanti e accesi, ridefinito con massima cura nella costruzione dei modelli poligonali e negli effetti visivi. Nonostante qualche incertezza di troppo del sistema di gestione della telecamera e qualche piccolo calo di frame rate (non sempre si toccano i 60 fps fissi), l’esperienza di gioco risulta essere nel complesso fluida e dinamica.

 

 

Dream Drop Distance si colloca narrativamente dopo gli eventi raccontati in Kingdom Hearts II e Kingdom Hearts Re: Coded.

Chiamati ad affrontare l’esame per ottenere il Simbolo della Maestria, Sora e Riku si ritrovano catapultati nel passato con il solo ed unico scopo di trovare e aprire le sette serrature dei “Mondi Dormienti”, quei mondi che non sono ancora del tutto stati liberati dall’oscurità. Riportare indietro le persone che si trovano imprigionate al loro interno si rivelerà l’unica possibilità per sperare di sconfiggere definitivamente Xehanort, il cui imminente ritorno è ormai annunciato.

Dopo essere stati spediti sull’Isola del Destino, Sora e Riku però si troveranno a dover agire separatamente. Una delle caratteristiche di punta del titolo, infatti, è proprio “la caduta“: un’abilità che permette al giocatore di alternarsi fra l’impersonare Sora e Riku entro un certo tempo limite, segnalato da una barra denominata opportunamente barra di caduta.

C’è da dire, però, che nonostante questa versione preveda un tempo limite più durevole rispetto a quella per 3DS, questo aspetto rimane comunque fortemente limitante ai fini di un’accurata gestione dei tempi di narrazione. Passare repentinamente da una situazione ad un’altra, non solo spezza bruscamente il ritmo di gioco, ma non fa altro che frammentare ulteriormente una componente narrativa che di per sè non è mai stata cosi lineare e semplice da seguire nella sua interezza e nelle sue sottotrame.

Accanto ai mondi Disney già visitati negli scorsi capitoli, se ne aggiungono di nuovi tra cui quelli de Il Gobbo di Notre Dame, Fantasia, Pinocchio, I tre Moschettieri e Tron: Legacy il cui contesto, però, rimane fortemente abbozzato per fare spazio principalmente alle avventure dei protagonisti della serie Square-Enix. I fan di Final Fantasy probabilmente si troveranno un po’ disorientati nello scoprire l’assenza dei protagonisti di quest’ultima, sostuiti con molti dei protagonisti di The World Ends With You, action-RPG uscito nel 2007 per Nintendo DS, che compaiono nella prima parte del gioco.

La presenza di un gran numero di sfide, minigiochi e di un sistema di creazione e cura dei Divorasogni rendono Dream Drop Distance senza dubbio un’esperienza di gioco longeva, articolata e divertente. I Divorasogni introducono nella serie una componente tipicamente “Pokemon-Like“: essi altro non sono che piccoli animaletti colorati da curare e ammaestrare. Il loro compito è quello di guidare il giocatore nell’esplorazione dei mondi e di affiancarci nel combattimento. Nel corso dell’avventura si potranno trovare oppure comprare le ricette per produrne dei nuovi o crearli tramite la combinazione dei diversi frammenti di sogno.

 

 

Frammenti di Oscurità

 

 

 

 

L’intera esperienza si mostra meravigliosa dal punto di vista visivo.

La vera punta di diamante di tutta la collection, però, è innegabilmente Birth By Sleep 0.2 – A Fragmentary Passage, che a conti fatti si rivela essere una vera propria demo di Kingdom Hearts III della durata di circa tre ore (variabile in base alla difficoltà di gioco scelta). La vicenda è interamente dedicata alle avventure di Aqua che, rimasta imprigionata nel Regno dell’Oscurità, cerca un modo per far ritorno nel suo mondo e combattere le forze oscure che lentamente si stanno insinuando dentro di lei.

L’intera esperienza si mostra meravigliosa dal punto di vista visivo: i colori brillanti tipici della serie cedono il posto ad un’ambientazione cupa, ma allo stesso onirica e fiabesca per le tiepide luci che la adornano.

Il sistema di combattimento, scenografico e visivamente spettacolare, appare sostanzialmente come la perfetta fusione fra quello già visto in Kingdom Hearts II e Birth By Sleep con il ritorno del classico sistema di magie e attacchi senza limitazioni. Leggermente ridefinite rispetto al passato appaiono la modalità Focus, l’abilità che permette ad Aqua di puntare più nemici con il Keyblade e colpirli contemporaneamente con un’unica serie di attacchi, e lo Stile dei Comandi che adesso prevede un rilascio di combo più potenti e ad ampio raggio.

 

 

Veder danzare Aqua in maniera cosi fluida e leggera tra un turbinio di luci, colori e tra le mille scintille delle sue magie è un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Nonostante qualche sporadico calo di frame rate durante le fasi di scontro più concitate e un sistema di gestione della telecamera ancora un po’ troppo problematico, non si può di certo dire che il  Team di Nomura non abbia svolto un lavoro eccezionale dal punto di vista tecnico.

L’Unreal Ungine 4 permette di godere di un’ottima qualità dei particellari e delle texture cartoonesche dei personaggi e del mondo di gioco, rese ancor più definite e brillanti dalla risoluzione a 1080p.

Infine, una piacevole aggiunta riguarda la modalità Guardaroba che permette ad Aqua di equipaggiare alcuni oggetti che le consentono di modificare il suo look, sbloccabili solo dopo aver portato a termini alcuni obiettivi nel corso dell’avventura. Questa funzione, in realtà, prende spunto da quella già vista nella serie Tales Of, ma con la sola differenza che presenta ulteriori voci di personalizzazione riguardanti i motivi dei tessuti e le gradazioni di colore.

Con Kingdom Hearts HD 2.8 si chiude splendidamente il ciclo di raccolte dedicato alla serie Square Enix.

Se è pur vero che l’intera produzione da un lato possa risultare povera di contenuti (in fondo l’unico titolo completo da giocare è soltanto Dream Drop Distance), dall’altro non lo è di certo in termini qualitativi. Rivivere le avventure di Sora su una console di nuova generazione fa un certo effetto, emoziona e rende l’esperienza di gioco ancor più dinamica, frizzante e incantevole per la resa brillante dei molteplici effetti visivi.

Birth By Sleep 0.2 lascia addosso quella tremenda sensazione di volerne di più, ma anche una piacevole consapevolezza: quella di essere sempre più vicini ad un epilogo che da una parte possa accogliere quella familiarità che ci scalda il cuore , ma che sia, allo stesso tempo, pronto a far esplodere su schermo una luce e una magia tutta nuova.

 

 

 

 

81
ME GUSTA
FAIL
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