La pellicola di Dan Trachtenberg, che si inserisce nel filone narrativo di Cloverfield di Matt Reeves del 2008, è un prodotto sorprendente per moltissime ragioni. Non da ultimo, un inaspettato parallelismo con la Graphic Novel Argentina di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López, L’Eternauta.
Fin dalla prima visione di Cloverfield, che considero un piccolo gioiello del genere Disaster movie, ho sperato nella produzione di un sequel che permettesse a noi spettatori dalla poca fantasia di fare luce su una storia che, in virtù della sua prospettiva unica, non forniva spiegazioni in merito alla vicenda che veniva data in pasto al pubblico.
La possibilità di sapere che cosa fosse successo a Robert e Beth e, soprattutto, se la creatura fosse stata finalmente abbattuta con il protocollo “tabula rasa” affascinava e intimoriva allo stesso tempo. Innanzitutto perché il film resta uno dei più angoscianti prodotti negli anni 2000, in secondo luogo perché un sequel dalla natura esplicativa avrebbe potuto rovinare l’atmosfera e il fascino che Matt Reeves aveva instillato nell’immaginario collettivo.
È proprio con curiosità e timore, dunque, che ci si avvicina a 10 Cloverfield Lane, una pellicola attorno alla quale il (non) marketing e la presenza di due attori del calibro di John Goodman e Mary Elizabeth Winstead avevano contribuito a generare una curiosità tangibile e, a tratti, quasi insopportabile.
Fin dalle prime scene del film (anzi, dalle poche immagini rilasciate con il misteriosissimo trailer) si comprende che la vicenda narrata non sarà direttamente legata a quella del suo capostipite e che la tecnica di ripresa, più tradizionale rispetto a quella in prima persona, permetterà al team creativo di narrarci una vicenda di più ampio respiro.
Vedere, in apertura, Michelle (Mary Elizabeth Winstead) allontanarsi in tutta fretta da casa dopo un litigio con il proprio fidanzato ci fa provare fin da subito un misto di delusione e sollievo. Delusione perché già dopo pochi minuti risulta ovvio che i misteri di Cloverfield sono destinati a rimanere tali, sollievo perché… già dopo pochi minuti risulta ovvio che i misteri di Cloverfield sono destinati a rimanere tali!
L’elemento più sorprendente di 10 Cloverfield Lane, che ha già colpito per il tema inedito e per la tecnica di ripresa pulita ed efficace, è tuttavia ben lungi dall’essere svelato, per lo spettatore inconsapevole, che è portato a credere che il colpo di scena risieda prima nell’incidente che la protagonista subisce mentre dalla radio della sua auto provengono a intermittenza notizie allarmanti, quindi nel fatto che Michelle si ritrovi incatenata in una stanza spoglia al suo risveglio.
Le angosce della protagonista, man mano che i minuti trascorrono, diventano le nostre, in un susseguirsi di accelerazioni e rallentamenti del ritmo che non avremmo potuto credere possibile in un film ambientato in due sole stanze.
Invece la conoscenza del burbero Howard, (un come sempre superlativo John Goodman) il fatto che ci sia anche una terza persona (John Gallagher Jr., praticamente l’unico altro attore che vedremo in tutto il film) e il costante farci credere che fuori dal bunker sia successo qualcosa di terribile per poi smentire questa convinzione con l’inquadratura successiva, creano un atmosfera thrilling perfetta, facendoci intuire già in questa prima parte del film di trovarci di fronte a un piccolo gioiello della cinematografia.
Ma anche quando ormai pensiamo di aver visto tutto, dopo essere stati portati a credere grazie all’HELP che Michelle scopre inciso su una finestra e dopo l’inaspettato omicidio di Emmett che il piano di Howard sia sempre stato quello di segregare e “tenere per sé” Michelle, il film esplode in tutta la sua potenza visiva grazie a un finale thrilling che solo la migliore Hollywood poteva produrre.
Tutto parte da una semplice ed efficace battuta di Michelle: una volta fuori dal bunker e ormai convintasi che Howard le ha mentito per tutto il tempo, la ragazza sale sul furgone del suo carceriere-aguzzino per cercare di guardarsi attorno e scorge un oggetto volante che assomiglia in tutto e per tutto a un elicottero. Quando questo gira verso di lei diventa palese che l’aeromobile è tutto fuorché un mezzo terrestre, tanto che la ragazza, presa dalla disperazione, sdrammatizza con un «Ma scherziamo?!» che diventa catartico persino per lo spettatore più distaccato.
Esattamente il «Ma scherziamo?!» di Michelle ha per lo spettatore quell’effetto dirompente in grado di farci leggere l’intera pellicola in maniera completamente diversa rispetto a quanto fatto fino a quel momento, convincendoci che 10 Cloverfield Lane non sia solo un semplice thriller dai risolti fantascientifici ma una trasposizione cinematografica (con le dovute differenze) di una delle più straordinarie Graphic Novel prodotte nella storia dell’umanità: L’Eternauta.
Mentre Michelle scappa dall’UFO minaccioso che occupa una porzione sempre più ampia dell’inquadratura, chi ha letto l’opera di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López salta sulla poltrona ricollegando tutti i fili che fino a quel momento erano rimasti inerti nella sezione dormiente del proprio cervello.
Per quanto 10 Cloverfield Lane si concentri esclusivamente sull’angoscia per l’ignoto e giochi sul pericolo che possono costituire gli uni per gli altri tre persone chiuse in una stanza, gli elementi topici del fumetto argentino ci sono tutti e vengono esposti più o meno nello stesso ordine con il quale vengono presentati al lettore de L’Eternauta.
Una situazione quotidiana (il gioco della carte nella Graphic Novel, il litigio con il fidanzato nel film), è il punto di partenza di una storia inusuale. Frammentarie notizie alla radio (in casa nella Graphic Novel, in auto nel film) allarmano i protagonisti prima che un evento inaspettato (la nevicata nella Graphic Novel, l’incidente nel film) li costringa a rimanere chiusi tra quattro mura (la casa di Juan nella Graphic Novel, il bunker di Howard nel film) mentre il mondo fuori muore.
I tentativi di guardare all’esterno provocano solo orrore nei protagonisti (la morte di uno degli ospiti di Juan che si avventura all’esterno nella Graphic Novel, il contatto con la donna sfigurata e il ritrovamento della scritta HELP nel film) fino a quando non diventa ovvio che è necessario uscire dal porto sicuro per poter continuare a sopravvivere (per fare provviste nella Graphic Novel, per scappare da Howard nel film).
Prima di uscire all’esterno i nostri eroi si attrezzano con tute di fortuna grazie a rudimenti di sartoria (della moglie di Juan nella Graphic Novel, di Michelle nel film) e, una volta fuori e dopo alcune peripezie, scoprono che non è l’aria a essere tossica, ma il contatto con un’elemento estraneo (di nuovo la neve nella Graphic Novel, il gas nel film).
Ed eccoci tornati alla battuta «Ma scherziamo?!». Con quella sequenza sorprendente e inaspettata, diventa chiaro che ciò a cui si deve fare fronte è un’invasione aliena e che Michelle, disposta a lottare per la sua vita contro ogni pronostico, potrebbe essere l’ultima donna sulla terra.
Girando come una trottola nel giardino di casa di Howard, Michelle non solo viene inseguita (e quasi catturata) dalla inquietante nave che la sovrasta, ma viene attaccata anche da una creatura orribile che, per chi si è ormai convinto del parallelismo tra la pellicola e L’Eternauta, ha delle similitudini con i pachidermi di cui si servono gli invasori alieni della Graphic Novel per distruggere e uccidere tutto ciò che trovano sulla propria strada.
La (dis)avventura di Michelle sembra finire bene quando riesce a avviare un’auto e a fuggire dalla fattoria di Howard, facendo scoprire al pubblico che 10 Cloverfield Lane altro non è se non l’indirizzo nel quale è stata segregata per settimane.
La nostra protagonista fugge a tutta velocità verso un futuro incerto, almeno fino a quando, inaspettatamente e con un gran sospiro di sollievo, non sente per radio che ci sono dei sopravvissuti e che si stanno radunando in dei centri di raccolta (esattamente come accade, ancora una volta, al protagonista de L’Eternauta e alla propria famiglia ormai sul finire della propria storia!).
La frenata e lo sguardo determinato di Michelle, che svolta verso Huston per unirsi ai combattenti (esattamente come fa Juan nella Graphic Novel) è solo l’ultimo parallelismo in ordine di tempo.
Il film si conclude con i fari dell’auto di Michelle che si perdono nella notte. Ma non ci stupiremmo, in un eventuale sequel, di scoprire che anche lei, come Juan, sta per cadere in una trappola orchestrata dagli invasori per fiaccare le ultime difese umane…